
Da venerdì scorso, scioltosi il team, sono rimasto solo ad affrontare il mordace cliente turco. Ormai rassegnato a un tranquillo weekend da solo, passo il sabato in giro per Ankara; Tunalı Caddesi (da notare la i senza puntino) è incredibilmente affolata di persone e di traffico, così come tutte le strade circostanti la moschea. In diversi punti mi imbatto in gruppi folkloristici che ballano al ritmo di musiche un po' troppo elettroniche per essere etichettate folkloristiche. Torno in albergo (risalendo la faticosa Ataturk Bulvari) che sono le 17.30 e, con i numerosi km percorsi che si fanno sentire, cado addormentato sul letto. Mi risveglia il suono del telefono della camera; rispondo mezzo intontito e confuso dalla voce italiana che c'è dall'altra parte del doppino. E' un collega (vecchia conoscenza, faceva parte dell'Armata Brancaleone che ha messo a ferro e fuoco Santo Domingo la scorsa estate) di passaggio ad Ankara (con un altro collega che scopro essermi concittadino) giusto per 2 giorni; il weekend si è trasformato così in un affare a tre, e la loro compagnia si è rivelata una salvezza. Dopo il weekend rimangono 2 giorni di lavoro soft e 2 giorni di lavoro intenso, come sarà probabilmente intensa la giornata di domani, prima del mio rientro, sabato, a casa. Güle Güle.
