domenica, agosto 01, 2010
Cronache Pakistane - giorni 21 e 22
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sabato, luglio 31, 2010
Cronache Pakistane - giorni 11-19

I giorni seguenti il nostro arrivo nella città di Bahawalpur sono stati quelli in cui l'attività professionale è entrata nel pieno, e visti i giorni persi ad Islamabad ci dobbiamo adoperare non poco per ottenere i risultati sperati. Tanto per complicare ulteriormente le cose, siamo nei giorni in cui il termometro raggiunge la temperatura record di 54 gradi, che i pori della nostra pelle sentono in tutta la loro violenza, visto che la maggior parte delle attività si svolge in esterno. La tipica giornata di Bahawalpur è così articolata:
- sveglia alle 7 (eccezion fatta per il penultimo giorno in cui mi è suonata alle 5), frugale colazione a base di uova, pane burro e marmellata e tè, quindi raggiungimento del luogo di lavoro (rigorosamente scortati) e inizio delle attività;
- dopo 10-15 minuti l'effetto maglietta-bagnata inizia a farsi sentire e questa è la fase più noiosa; raggiunto il giusto livello di sudorazione il fastidio inizia a venire meno;
- dopo diversi litri di acqua e succo di mango si arriva all'ora di pranzo. Pranzo che è generalmente costituito da riso, pollo e dahl (una zuppa di lenticchie);
- si riprende a lavorare e si arriva generalmente alle 7 di sera; gli ultimi giorni in un paio di occasioni la mia attività si è prolungata fino alle 9 di sera;
- rientro in albergo (rigorosamente scortati) per una doccia ed un po' di relax prima della cena. Con l'andare avanti dei giorni mi accorgo che durante il giorno non avverto mai il bisogno di urinare, e realizzo che il motivo probabile è dovuto all'eccessiva sudorazione che irrompe nel normale processo diuretico degli innumerevoli liquidi ingeriti; la cosa mi lascia con un velo di preoccupazione;
- dopo una cena inevitabilmente a base di riso, pollo e dahl, ci si rilassa nel giardino del motel sorseggiando Mountain Dew o tè verde, fumando, e parlando del più e del meno, mentre delle guardie armate provvedono alla nostra sicurezza controllando l'ingresso e il perimetro del motel. Quindi si va a dormire. In ognuna delle nostre stanze hanno dimora due o tre gechi che si preoccupano di tenere pulita la stanza stessa da eventuali insetti; tutto sommato danno anche compagnia.
Dopo 5-6 giorni di questo tran-tran la stanchezza inizia ad affiorare ed alcuni di noi ne sembrano quasi sopraffatti; per fortuna la vicina fine ed il buon andamento delle attività ci tiene a galla e ci fa arrivare all'inutilmente faticoso penultimo giorno. Al rientro in albergo, nonostante lo scarso successo dei test della giornata, ci sentiamo quasi liberati da un peso. Il giorno dopo mi sveglio con calma e rilassato, faccio colazione e attendo pazientemente il momento della partenza. Una pioggia torrenziale intervallata a momenti di cocente sole ci saluta mentre ci mettiamo nuovamente in marcia per percorrere gli oltre 700 km che, passando per Lahore (fino a dove siamo rigorosamente scortati), ci porta fino ad Islamabad. La prima parte del viaggio è un incubo che si snoda lungo strade densamente trafficate che passano per caotici centri abitati, dove le nostre macchine sorpassano tipici e pittoreschi camion (che procedono generalmente ad una velocità variabile da 7 a 12 km/h), tuk tuk, motorini, biciclette, carri trainati da asini o buoi, capre, cani ed ogni altra sorta di veicolo o essere vivente, facendoci provare in più di qualche occasione brividi di paura.Oltre alla notizia del giorno prima su un aereo della Air Blue (compagnia privata pakistana) precipitato sulle colline a sud di Islamabad (150 i morti), a complicare la giornata arriva l'ulteriore notizia delle inondazioni a Islamabad e Peshawar che avrebbero causato centinaia di morti (500, secondo quanto riporta il giornale di oggi). La cosa inizialmente sembra costringerci ad una sosta forzata a Lahore; poi, ricevute notizie confortanti dalla capitale sulla possibilità di raggiungere il Marriott Hotel, arriviamo a destinazione a notte inoltrata, dopo più di 12 ore di viaggio. Posso finalmente fare una doccia calda e riposare su un comodo lettone a 7 guanciali, senza puntare la sveglia per il giorno seguente.
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Cronache Pakistane - giorno 9

Il previsto giorno di viaggio ha inizio ma con quasi due ore di ritardo sul previsto perchè tardano a venirci a prendere, confermando ulteriormente quanto già si era capito nei giorni precedenti, cioè che gli appuntamenti alla pakistana sono molto simili agli appuntamenti alla romana.Partire alle 10 per percorrere i circa 360 km che ci separano dall'aeroporto di Lahore e prendere il volo della Pakistan International Airlines (PIA) delle ore 15 sembra impresa impossibile, soprattutto considerando la scarsa qualità della rete stradale pakistana. In realtà gran parte dei km che ci separano dalla meta scivolano via senza troppe complicazioni, lungo una autostrada poco affollata e di discreta fattura, eccezion fatta per un tratto di 4-5 km che scende nervosamente e pericolosamente (e i camion usciti fuori di strada che incontriamo lo dimostrano) tra le montagne fino a portarci lungo una sconfinata pianura dove si succedono senza sosta coltivazioni di riso e fabbriche di mattoni. Siamo entrati nel cuore del vero Pakistan, lontani dalla sottile decenza di Islamabad, e la cosa risulta ancora più chiara quando usciamo dall'autostrada e raggiungiamo Lahore. Le strade sono sovraccariche di un caotico ammasso di carretti, pedoni, auto, camion, bus, tuk-tuk, biciclette, asini, buoi, cavalli e altri animali, mentre costeggiamo un fiume inquinato e limaccioso in cui la gente si fa il bagno, si lava gli indumenti, fa il bagno alle proprie bestie e svolge altre attività.Attraversiamo Lahore e raggiungiamo il moderno aeroporto della città alle ore 14.50. In qualsiasi altra nazione del mondo avremmo perso l'aereo ma non qui: il capitano in persona ci fa check in e imbarco e alle 15.25 saliamo a bordo dell'ATR42 che ci porta in poco più di un'ora all'approssimativo e decadente aeroporto di Multan. Dopo poco più di un'ora un piccolo bus ci viene a prendere per percorrere i circa 100 km che mancano per raggiungere Bahawalpur.Lungo queste strade lo scenario diventa ancora più delirante e apocalittico di Lahore: ogni tentativo di descrivere quello che i miei occhi vedono sarebbe superflua e non riuscirebbe assolutamente a rendere l'idea. Il nostro alloggio per i prossimi 10 gg sarà in un hotel gestito dall'ente del turismo pakistano (Pakistan Tourism Development Corporation, PTDC). Siamo lontani anni luce dalla situazione del Marriott: in gruppi di due o tre ci dividiamo dei frugali bungalow con dei miseri letti e dei sudici bagni; unica fortuna, vista l'aria calda e soffocante di Bahawalpur, la presenza dell'aria condizionata.Dopo una tipica cena pakistana a base di riso, pollo arrosto e "tikka chicken", servitaci dal cortese e disponibilissimo personale dell'albergo, non resta che coordinare le attività del giorno dopo ed avviarci nelle nostre fresche stanze per riposare, non prima di battezzare cinicamente il posto in cui ci troviamo come "il buco del culo del mondo".
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Cronache Pakistane - giorno 20

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lunedì, luglio 19, 2010
Cronache Pakistane - giorni 6, 7, 8
- "Suicide attack shatters Swat peace; six dead", The Nation del 16 Luglio;
- "Over 20 killed in Iran mosque explosion", The Nation del 16 Luglio;
- "Foreign Fighter among 17 killed in Orakzai", The Nation del 16 Luglio;
- "US Missiles kill 10 in N Warizistan", The Nation del 16 Luglio;
- "10 killed in Tirah blast", The News del 17 Luglio;
- "Militants kill 18 Shias in Kurram convoy attack", Daily Times del 18 Luglio;
- "18 militants killed in Orakzay", The Nation del 19 Luglio;
- "One killed in Sargodha blast", The Nation del 19 Luglio.
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venerdì, luglio 16, 2010
Cronache Pakistane - giorni 4 e 5

- oltre ad un innato odio per la cultura americana, è tipica nel pakistano una sorta di antipatia, anche qui per ovvi motivi, verso l'India e il Bangladesh; è quindi opportuno per non creare momenti di imbarazzo mostrare indifferenza verso questi due paesi e parlarne poco: l'India è così diventato nei discorsi "intra-nos" il "paese innominabile". Pochi giorni fa nel corso di una normale conversazione uno dei nostri interlocutori ha anche affermato che "gli inglesi sono stati la rovina del mondo"; per un paese che ha subito il dominio inglese che ne ha disintegrato l'identità è il minimo che ci si potesse aspettare;
- per lo stesso motivo di qui sopra è meglio non mostrare apprezzamenti per filosofie tipo induismo, buddismo e simili. Un seguace di una di queste filosofie, per un musulmano, è un uomo senza fede e vizioso. Allo stesso modo è visto un ateo. Molto meglio, allora, fingere di essere cattolico (alla faccia di tutti gli scandali che stanno colpendo la nostra sacra romana chiesa!!!);
- nell'ordinaria conversazione un motivo di imbarazzo è sempre in agguato: ad esempio, il giorno del mio arrivo indossavo una t-shirt con questa stampa sul davanti; se non che uno dei nostri interlocutori me ne ha chiesto il significato; per fortuna non mi sono gettato nella descrizione della teoria dell'evoluzione ma ho commentato con un opportuno e fantasioso "we're all slave to the enterprises, thanks to the Americans"; per fortuna perchè, come notato a posteriori, la teoria dell'evoluzione è considerata blasfema nella cultura musulmana;
- Islamabad è una città strana: nata negli anni 60 e fin da subito pensata come nuova capitale pakistana, sorge all'interno di una zona naturale protetta a ridosso del limite sud occidentale dell'Himalaya. La città è divisa in settori creati dalla topologia ortogonale delle strade (un po' come le "streets" e le "avenues" a Manhattan), ma capita spesso di percorrere strade curvilinee circondate da una rigogliosa vegetazione. La temperatura in questo periodo è piuttosto alta (oggi si sono probabilmente toccati i 40 gradi), ma l'umidità è a livelli accettabili e spesso arriva un vento dal nord che porta un po' di sollievo;
- con l'encomiabile e a volte imbarazzante ospitalità dei nostri interlocutori, ogni sera finiamo per banchettare intorno ad uno dei tipici ristoranti di Islamabad, dove si può assaporare una gustosa ma speziatissima cucina pakistana e, raramente, qualche piatto di cucina internazionale. Particolarmente grazioso un ristorante in cui siamo già stati due volte (vedi post precedente), il Des Pardes, all'interno di un tipico villaggio, dove si mangia e si fuma shisha all'aperto in comodi e tipici divanetti in un ambiente raffinato (eccezion fatta per i bagni) e rilassante e nelle immediate vicinanze di un piccolo e bellissimo tempio induista;
- la zona di confine tra Pakistan e Afghanistan è famosa per le proprie piantagioni di marijuana e oppio; sebbene ora sia illegale, la marijuana è stata per secoli utilizzata per essere fumata con le shisha.
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mercoledì, luglio 14, 2010
Greetings from Islamabad
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sabato, giugno 26, 2010
Atto finale: OCC & Woodbury Outlet
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venerdì, giugno 18, 2010
Niagara Falls
Il giorno dedicato alla visita delle cascate non può che passare per le sue attrazioni principali:
- Niagara's Fury: the creation of the falls; una sorta di esperienza 4d che per mezzo di immagini, suoni e altri input sensoriali mostra la nascita delle cascate dallo scongelamento dei ghiacci dell'ultima era glaciale.
- Journey behind the falls: un percorso scavato nella roccia che porta il visitatore dietro le cascate e al suo fianco
- Maid of the mist: il battello che, dopo aver costeggiato le american falls, si spinge incredibilmente vicino alle horseshoe falls per ammirare la potenza delle acque da una prospettiva unica.
La vacanza si avvicina alla sua conclusione ma c'è ancora una missione da compiere... e un altro post da attendere.
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venerdì, giugno 11, 2010
I 6 giorni di New York
- 13 maggio: immancabile l'itinerario, partendo dal nostro albergo tra la 42nd street e la 3rd avenue, lungo la stessa 42nd fino ad arrivare all' incontro con la 5th avenue e Broadway, lì dove sorge quell'ineguagliabile calderone di input soprattutto visivi che è Times Square. Così come inevitabile è il richiamo dell'Empire State Building, alla cui visita dedichiamo le ore centrali del giorno. Per concludere la giornata ci godiamo il tramonto e la discesa del buio su Manhattan a bordo di un traghetto intorno l'isola stessa.
- 14 maggio: è la volta di arrivare a Lower Manhattan. Stazione metro di arrivo: Wall Street, all'uscita della quale ci troviamo di fronte la graziosa Trinity church. Poi giù lungo Wall Street stessa fino a raggiungere South street. Qui visitiamo la curiosa mostra Bodies, per poi proseguire verso l'immancabile ponte di Brooklyn. Attraversatolo interamente, riprendiamo la metro per riportarci in zona Ground Zero a Lower Manhattan e dare uno sguardo all'immenso cantiere e al museo-tributo dedicato all'11 Settembre. Per la serata ci immergiamo nella follia di Times Square e dintorni. D'obbligo la sosta all'Hard Rock Cafè, in particolare al suo negozio.
- 15 maggio: è il giorno dedicato a Central Park. Decidiamo di girare per l'immenso polmone verde di New York in bicicletta, circumnavigandolo interamente e facendo varie soste. Lungo il tragitto, sosta pressoché obbligatoria al Museo di Storia Naturale. Riconsegnati i mezzi di trasporto, raggiungiamo il vicino zoo per una rapida visita. Per la serata, dopo un po' di shopping sulla Quinta strada (d'obbligo la sosta all'Apple Store), ci lasciamo affascinare dai miliardi di luci della città osservandone il panorama dal Top of the Rocks (la torre più alta del Rockefeller Center).
- 16 maggio: il primo appuntamento mattutino è l'Intrepid Sea Air & Space Museum; in breve, un vero sottomarino e una portaerei ancorati al Manhattan Cruise Terminal e completamente visitabili: alternativo e interessante. il secondo appuntamento è la visita di Chinatown e Little Italy, con tanto di pranzo cinese e acquisto di souvenir. Per la serata l'appuntamento è chic: cena al The View restaurant, il ristorante rotante al 47 piano del Marriott Hotel direttamente su Times Square.
- 17 maggio: è la giornata dedicata allo shopping: Macy's e Century 21 le mete principali. Nel primo pomeriggio ci troviamo in zona Madison Square Park, dove Broadway incontra la Quinta strada. Qui, risalendo lungo la Broadway, arriviamo di nuovo a Times Square dove, curiosi, entriamo in quell'universo di giocattoli che è Toys R Us. La cena è in un ristorante coreano dove ci incontriamo con Francesco, un mio vecchio compagno di Liceo ora newyork-ese che non vedevo appunto dai tempi del liceo. Piacevole averlo rincontrato e interessante il farsi raccontare la sua esperienza di vita nella metropoli americana.
- 18 maggio: da tempo prenotata tramite internet, la visita alla Statua della Libertà è riservata proprio per questo giorno. Meterologicamente il giorno peggiore da quando siamo arrivati: cielo coperto e pioggia continua. Dopo il laborioso check in saliamo a bordo del traghetto che ci porta a Liberty Island: dopo aver raggiunto il basamento dove poggia la Signora, con in nostri Crown Ticket ci arrampichiamo per una lunga scala a chiocciola che ci porta appunto fino alla corona, sulla testa della signora stessa. Giunti a destinazione, complice anche il cattivo tempo, c'è poco altro da fare se non prendere la scala a chiocciola di discesa e tornare al basamento. Provati dalla fatica e stressati dal tempo, torniamo a Midtown dove, dopo un intervallo-shopping dedicato alle calzature, torniamo in albergo per un po' di riposo. Nel tardo pomeriggio decidiamo di andare al Museo delle cere di Madame Tussauds: una visita che si rivelerà divertente.
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giovedì, maggio 13, 2010
Cronache dalla Grande Mela
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giovedì, aprile 29, 2010
Dalla Sardegna alle Puglie
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venerdì, aprile 02, 2010
Breve cronaca dalle Puglie
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martedì, dicembre 01, 2009
The long walk in København

Un weekend che, come sempre faccio quando mi ritrovo turista solitario, ho speso principalmente macinando chilometri in lungo e largo per le strade della città, alla ricerca degli scorci più nascosti ma comunque suggestivi e dei luoghi meno battuti da turisti. Per la settimana prossima c'è infatti in programma il vero weekend a Copenhagen, in compagnia della mia dolce metà che mi raggiungerà a spese di parte delle miglia accumulate finora con questo mio pazzo lavoro. E allora ci sarà tempo per Sirenette, castelli di Amleto, momenti romantici e quant'altro! Anche se poi, tutto sommato, la città è tutta lì, a portata di cammino, e quindi inevitabilmente ho finito per passare anche per gli angoli più noti. Ma mi sono anche regalato una bella escursione fuori dal centro, nel significativo quartiere di Christiania, lì dove giacciono i resti del sogno hippie di 40 anni fa.
Nel mio peregrinare, quello che la città mi ha trasmesso è la tranquillità dei suoi ritmi, l'organizzazione dei servizi, il rispetto delle persone per ciò che è pubblico, l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto cittadino con ogni tipo di tempo e ad ogni ora del giorno e della notte... Tutte cose fantastiche e che posso solo sognare di vedere un giorno applicate in Italia. E già la città mi ha regalato inquadrature suggestive per le mie foto, che ho scattato in tutta tranquillità visto che avrò a disposizione un ulteriore weekend, dedicandomi, intensamente e indisturbato, alla mia passione per le foto panoramiche.
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giovedì, novembre 26, 2009
Fredericia

Fredericia è una tranquilla e ventosa città portuale che ha poco da offrire (almeno in questo periodo dell'anno, dal lunedì al venerdì e dalle 19.30 in poi) al viaggiatore occasionale; un centro storico pedonale semi deserto, qualche ristorante (degno di nota quello mongolo dove già un paio di volte mi sono rimpinzato di noodles), un McDonalds e niente più. Per fortuna l'ospitalità non è male e la lingua inglese è decisamente diffusa soprattutto tra i più giovani ; per fortuna ho passato la settimana in compagnia; e per fortuna ho pianificato di passarle il weekend nella ben più "viva" e interessante Copenhagen (anche se sarò da solo), per poi rientrare nella serata di domenica, in compagnia di un nuovo collega, per la seconda e ultima settimana danese.
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sabato, ottobre 24, 2009
Ame d'Arabia reloaded

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domenica, ottobre 04, 2009
Beypazarı
La strada che ci porta a Beypazarı, dopo aver attraversato i paesini dell'hinterland di Ankara, si immerge nel mezzo delle ocri e brulle colline anatoliche, trasformandosi velocemente da una superstrada a 2 corsie ad una strada accidentata, con frequenti tratti ciottolosi o con asfalto sconnesso; pian piano il paesaggio cambia lievemente, le colline si colorano appena di verde ed iniziano ad apparire campi coltivati nei quali squadre di poveri contadini si dedicano alla raccolta di quelli che sembrano essere pomodori. Superato l'ultimo paesino di 5000 anime, comprese probabilmente le pecore e le galline (sì perchè qui in Turchia, il cartello che segna l'inizio di un centro abitato riporta anche la popolazione della comunità risalente all'ultimo censimento), un ultimo pezzo di strada fortemente dissestata ci porta finalmente a destinazione.
Beypazarı è un paese dalla storia antichissima, essendo stato un punto di passaggio importante per i commerci dell'antico impero ottomano. La cultura ottomana si intravvede principalmente nell'architettura delle abitazioni, accuratamente recuperate da un lungo periodo di abbandono. E cosı Beypazarı è diventata una delle mete favorite dagli abitanti di Ankara per una gita fuori porta, ed infatti i turisti turchi per le strade del paese sono in quantità; molti meno, invece, i turisti stranieri, e lo notiamo anche dalla curiosità con cui ci guardano e cercano di interagire con noi i bambini che abitano la zona più alta e più remota dal centro della città, dove le case sono ancora fatiscenti e la povertà e semplicità degli abitanti traspare in tutti gli aspetti.
Dopo un tipico pranzo turco (cucina rigorosamente ottomana), raggiungiamo un punto panoramico dove trascorriamo altri momenti chiacchierando e scattando foto; ci rimuoviamo poi in direzione di Ankara, per immergeci nuovamente nella modernità di uno dei suoi centri commerciali, dove facciamo uno spuntino composto da una patata al forno ripiena all'impossibile di burro, wurstel (rigorosamente di pollo), formaggio, olive, peperoncino e tanto altro; una mazzata non indifferente per i nostri stomaci! Via allo slideshow finale...
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domenica, settembre 27, 2009
Kapadokia
Circa 280 i chilometri che separano Ankara da Nevşehir, la nostra porta di accesso a questo fantastico ed unico territorio; un percorso nel cuore della Turchia più vera, circondati da un territorio in verità piuttosto monotono ma che fa da preludio alle meraviglie che seguiranno. Raggiunta Nevşehir, la Kapadokia si rivela ai nostri occhi in tutto il suo fascino e la sua aliena bellezza. Il resto è tutto un girovagare tra le varie località della regione: Uçhisar e il suo castello, Göreme - patrimonio Unesco, Çavuşin, Zelde e i suoi paesaggi lunari (bellissimi i cosiddetti Camini delle Fate, a buon ragione scelti come simbolo della regione), Devrent e Avanos. Non visitiamo tutto quello che c'è da visitare ma quello che vediamo (lo slideshow finale ne è un piccolo sunto) è sufficiente a farci concludere che la Cappadocia è veramente una regione unica al mondo, che dà la possibilità di vivere un po' della vera Turchia e di ammirare panorami morfologicamente molto "extra" e poco "terrestri". Consigliatissimo!!!
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giovedì, agosto 27, 2009
I diari della motocicletta - conclusione
KM. 354.1: Firenze - Arezzo - Latina
Tale è il senso di libertà e il tocco di imprevedibilità che da una vacanza in moto che più la destinazione si avvicinava più cresceva in noi la voglia di non dare termine a questa nostra avventura e di proseguire ancora in questo adrenalinico viaggio itinerante; di non tornare all'opprimente tran-tran delle vicissitudini casalinghe, all'altalenante andamento degli impegni e dei rapporti lavorativi e a tutto il resto. Desiderio ovviamente irrealizzabile e così non mi resta che chiudere i capitoli dei "diari" con il solito slideshow, che riassume le varie tappe effettuate nei 2987,5 km percorsi e suscita ad ogni snapshot, nonostante lo pubblichi a un mese esatto di distanza, ricordi talmente redivivi da sembrare appena trascorsi.
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mercoledì, agosto 26, 2009
I diari della motocicletta - tredicesimo giorno
KM. 37.8: Firenze
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