giovedì, maggio 21, 2009

Colpo di coda turco

La mia avventura in Turchia si sta ormai dirigendo verso la sua conclusione, e stavolta probabilmente non ci saranno ritorni. Anche ad Ankara è ormai scoppiata la bella stagione , nonostante questi ultimi 2 giorni di cielo coperto; la curiosità è che ho notato la cosa non solo dalle diverse esigenze di abbigliamento mie e delle graziose cittadine (anche se per me li giubottino dentro il tunnel è sempre d'obbligo) ma anche dalla transumanza di poveri contadini e pastori turchi che vanno a coltivare campi e portano a spasso ridotte mandrie di mucche e pecore ,che mi capita di incontrare (ed evitare) a Yeşildere, l'ultimo vilaggio che si attraversa prima di salire a Snakepit; appena 50 km da Ankara ma lontana anni luce.

Da venerdì scorso, scioltosi il team, sono rimasto solo ad affrontare il mordace cliente turco. Ormai rassegnato a un tranquillo weekend da solo, passo il sabato in giro per Ankara; Tunalı Caddesi (da notare la i senza puntino) è incredibilmente affolata di persone e di traffico, così come tutte le strade circostanti la moschea. In diversi punti mi imbatto in gruppi folkloristici che ballano al ritmo di musiche un po' troppo elettroniche per essere etichettate folkloristiche. Torno in albergo (risalendo la faticosa Ataturk Bulvari) che sono le 17.30 e, con i numerosi km percorsi che si fanno sentire, cado addormentato sul letto. Mi risveglia il suono del telefono della camera; rispondo mezzo intontito e confuso dalla voce italiana che c'è dall'altra parte del doppino. E' un collega (vecchia conoscenza, faceva parte dell'Armata Brancaleone che ha messo a ferro e fuoco Santo Domingo la scorsa estate) di passaggio ad Ankara (con un altro collega che scopro essermi concittadino) giusto per 2 giorni; il weekend si è trasformato così in un affare a tre, e la loro compagnia si è rivelata una salvezza. Dopo il weekend rimangono 2 giorni di lavoro soft e 2 giorni di lavoro intenso, come sarà probabilmente intensa la giornata di domani, prima del mio rientro, sabato, a casa. Güle Güle.

mercoledì, maggio 13, 2009

Dagli Alpini all'Anatolia



La parafrasi del famoso racconto contenuto nel libro Cuore ben riassume gli avvenimenti degli ultimi giorni.

Tornato a casa sabato mattina, dopo essermi alzato alle 3.30 di notte per prendere l'aereo, ho cercato di sfruttare al meglio la breve permanenza tra le mura domestiche. Latina era, in quei giorni, invasa da una moltitudine di pacifici e festanti Alpini, riunitisi in città per la loro 82a Adunata Nazionale; e la cosa ha rappresentato un piacevole diversivo alle altrimenti monotone giornate e serate cittadine. La sera ci siamo immersi per le strade del centro affollate di cappelli pennuti, a suon di birre e panini con salsicce, mentre domenica abbiamo assistito all'infinita parata di uomini, mezzi e animali che ha animato il corso principale della città. Sono stati inoltre giorni di riposo (poco, in realtà), di intimità di coppia (wow), di giri in moto (finalmente), anche di lavoro (putrtoppo). E c'è stata persino la prima puntata che vede Jessy di fronte alla "giustizia" italiana: una falsa partenza, ma vi rimando a uno dei post che seguirà nei prossimi giorni per approfondimenti.

E' mercoledì mattina, e sono seduto in prossimità del gate C20 dell'aeroporto di Fiumicino, in attesa della partenza del volo per Istanbul. Come già accaduto, mi rimangono questi momenti di attesa ai gate per fermarmi a riflettere su questa vita che scorre veloce. Dagli auricolari collegati al mio N95 scorrono le note di "Everything Will Be Alright" dei Killers. Di fronte a me una giovane mamma dall'aria stanca vigila sulle sue 2 graziose bimbe (probabilmente gemelle) che giocano a rincorrere un piccione evidentemente turbato dall'ambiente in cui si trova. Brandon Flowers continua a ripetere la frase "everything will be alright" e la mia mente va a tutto ciò che nella mia e nella nostra vita non è per niente "alright". Nel frattempo la giovane mamma si addormenta e le sue 2 bimbe, trovatesi sole, decidono di imitare la mamma, assumendo una posizione a dir poco curiosa e simpatica.

E' una scena la cui incredibile semplicità e bellezza fa quasi venire le lacrime agli occhi. E' ora di imbarcarsi ma, prima di turbare il fenomenale quadretto svegliando la mamma, più di qualche persona seduta nelle vicinanze (me compreso) non resiste allo scattare una foto al sopito trio (vedi sotto il mio scatto, anche se l'angolazione non è delle migliori).

Mi dirigo verso il velivolo parlando al telefono con Jessy, alle prese con l'ennesimo grattacapo informatico, e penso che in fondo è proprio vero: la bellezza salverà il mondo!

venerdì, maggio 01, 2009

Man with his suitcase (finally)

Dopo aver finalmente archiviato, nella mattina di giovedì, la pratica bagaglio (con un giorno di ritardo perchè ho deciso di andare di persona all'aeroporto, onde evitare ulteriori inconvenienti), la stessa giornata si è rivelata la più massacrante dall'inizio di questa mia ennesima permanenza in Turchia: turchi (graduati e non) e italiani non mi hanno dato tregua fino alle 9.30 di sera, quando finalmente ritorno alla luce dal cuore della montagna; per fortuna, per onorare la festa dei lavoratori (ripristinata proprio da quest'anno anche in Turchia,) oggi abbiamo deciso di riposarci (il primo giorno da quando sono qui), scelta che si è rivelata quantomeno saggia ed essenziale per smaltire un po' dello stress accumulato. Ci avevano consigliato di non frequentare le zone del centro perchè sembra che sia consuetudine, qui in Turchia, darsele di santa ragione tra polizia e lavoratori. In realtà i disordini ci sono stati ma a Istanbul, e i contrasti sono dovuti alla presenza di un provvedimento di ordine pubblico che vieta da alcuni anni ai manifestanti di raggiungere Piazza Taksim, centro nevralgico della città dove, nel 1977, decine di lavoratori che manifestavano furono uccisi da gruppi di estrema destra; luogo che invece i manifestanti vogliono raggiungere proprio per rendere onore alle vittime.

Noi invece, ad Ankara, abbiamo tranquillamente passeggiato per le vie del centro senza alcun tipo di problema. Dopo il rilassamento di oggi, ià domani si ritorna ai ritmi di sempre, sperando di approfittare del weekend e dell'assenza di interferenze "esterne" per fare un definitivo passo avanti nel lavoro. Così, alle 9 passeremo a prendere Ümit, la persona che, dando la sua disponibilità, ci permetterà di lavorare, e ci dirigeremo per l'ennesima volta verso Snakepit (in foto lo sconfinato territorio in prossimità delle montagne che ci ospitano). Ümit di cognome fa Alkul, e questo, unito al fatto che la pronuncia della vocale Ü è "Gliu" ci suscita sempre una grande ilarità. Ma a parte questo e al fatto che non parla una parola di inglese, è una gran brava persona.