mercoledì, dicembre 31, 2008

Natale a Istanbul

Non è il titolo del nuovo film di Carlo Vanzina ma il post che racconta, con tanto di slideshow fotografico, l'ultima vacanza trascorsa insieme a Jessy e terminata lo scorso lunedì. E iniziata il martedì precedenti, quando ci siamo incontrati, non senza difficoltà, all'aeroporto di Istanbul, lei proveniente da Roma e io da Ankara. Raggiungiamo l'albergo prescelto, a Sultanhamet, ci concediamo il tempo di una rinfrescata e usciamo alla ricerca di un buon ristorante per la cena. I vari buttadentro iniziano a fare il loro lavoro ma non ci lasciamo convincere perchè vogliamo prima fare un giro per familiarizzare con la città, e abbiamo così il nostro primo contatto con la Moschea Blu: una visione di sublime bellezza. L'immagine degli alti minareti della moschea sullo sfondo della notte turca con i bianchi gabbiani che, alti, ci volavano intorno sarà qualcosa che ricorderò per molto.

Una agitata notte (gli inquilini della camera adiacente tornano alle 4 di notte e fanno confusione fino alle 6, passando il testimone al canto dei muezzin che richiamano i fedeli alla preghiera) lascia il posto al giorno seguente, che inizia con la dovuta calma e una buona colazione; è una giornata scura e piovosa, come molte altre che seguiranno. Per nulla sconfortati dal tempo, ci muoviamo alla scoperta di Istanbul e la prima meta, inevitabilmente, è proprio la Moschea Blu. Tolte le scarpe, entriamo e, senza neanche rendercene conto, scopriamo di aver intrinsecamente assoldato una guida, un anziano e simpatico signore che abbozza qualche parola di italiano e ci illustra nei minimi particolari caratteristiche e storia della moschea e particolarità del culto islamico; il simpaticone mi accompagna anche in zone della moschea generalmente interdette ai turisti, dove riesco a strappare scatti suggestivi, e ci permette anche di assistere alla messa di mezzogiorno: affascinante e suggestiva, soprattutto pensando al fatto che è la vigilia di Natale.
Terminata la visita della Moschea Blu, è il turno della vicina Aya Sofia, costruzione dell'epoca romana (fu voluta dall'imperatore Giustiniano) che è stata prima chiesa, poi moschea ed è ora museo. Anche essa dall'aspetto maestoso (sebbene si notino tutti gli anni in più rispetto alla Moschea Blu), anche essa ci porta via molto tempo.
La prima intensa giornata termina con la visita della Cisterna Basilica, suggestiva e affascinante (un'altra delle cose di Istanbul che ricorderò per molto tempo), un po' di riposo all'hotel e la cena di Natale (per noi) in un buon ristorante dove mangiamo ottimamente.

Il giorno dopo ci accoglie una giornata sì fredda, ma almeno luminosa: è il giorno scelto per la visita all'immenso Palazzo Topkapi, la cui visita (harem compreso) ci impegna infatti per gran parte della giornata. Quando usciamo è già pomeriggio inoltrato: ci incamminiamo per una passeggiata dentro l'attiguo Gulhane Park e sorseggiamo un tè caldo con vista sul Corno d'Oro.

Per il giorno seguente decidiamo di buttarci nei colori e nella vivacità del Bazaar delle Spezie per poi pranzare nel modo più tipico con un panino al pesce (balik) nelle vicinanze del ponte di Galata, per poi percorrere il ponte stesso, attraversando il Corno d'Oro e raggiungere la torre omonima, nella quale però non entriamo visto l'esoso prezzo d'ingresso (troppo per una semplice vista panoramica sulla città). Per la serata ci spostiamo, a mezzo tram e funicolare, tra Piazza Taksim e Tunel, lì dove batte la movida di Istanbul, e passiamo la serata in mezzo alla gioventù e alla confusione.

Altro giorno, altro bazaar: stavolta è il turno del Grand Bazaar, dove procediamo all'acquisto di quelli che saranno i nostri regali di Natale per i parenti più cari. Cerchiamo di muoverci seguendo un ordine preciso ma alla seconda svolta perdiamo completamente l'orientamento e allora optiamo per la tecnica "ndo cojo cojo", procedendo a caso ma analizzando con cura i vari input che i nostri sensi ricevono.

E' già domenica, ovvero il penultimo giorno, e decidiamo di dedicarci alla visita dell'oltremodo sfarzoso Palazzo Dolmabahçe, sulle rive del Bosforo, ultima residenza dei sultani prima dell'avvento della repubblica, nonche residenza del primo presidente turco, quell'Ataturk rappresentato sulle banconote di ogni taglio. Il tempo metereologico peggiora decisamente nel pomeriggio e ci fa desistere dal nostro tentativo di raggiungere il Museo Kariyei nei quartieri occidentali, che la nostra guida reputava come interessantissimo: meglio il tepore della nostra tranquilla camera d'albergo.

Ed ecco il lunedì: abbiamo solo la mattina a disposizione e decidiamo di rilassarci in un bagno turco: optiamo per i vicini Cemberlitas Hamami, bellissimi e dalla storia gloriosa. Il trattamento completo ci costa 90 lire ed è una goduria per il corpo e lo spirito. Usciamo, beviamo una spremuta di melograno e scattiamo le ultime foto all'ippodromo, approfittando della giornata solare (ma comunque sempre molto fredda). E' ora di lasciare la città e tornare in Italia: torniamo con il nostro invidiabile carico di souvenir e tanti bei ricordi di una città che è semplicemente fantastica.

venerdì, dicembre 26, 2008

Merry Christmas from Istanbul

Per ora solo una foto e un augurio (anche se con più di un giorno di ritardo, il tempo che ci ho messo a mettere online la foto con la approssimativa wireless dell'albergo)....

lunedì, dicembre 22, 2008

Cronache dall'Anatolia - giorno 8

OVVERO: neve, vento e nebbia...

Il Mausoleo di Ataturk

Come mi aveva accennato Gianluca ieri sera, a Snake Pit ha nevicato... ma talmente tanta neve da rendere impossibile il transito alle normali autovetture: l'alternativa è lasciare l'auto all'ultimo avanposto raggiungibile e proseguire con i loro mezzi. Purtroppo il fatto di essere ospite non mi permette di scattare foto allo splendido e selvaggio panorama, la foto che vedete è stata infatti scattata ieri nel tardo pomeriggio. La nota positiva in tutto ciò è che finalmente sembra che le cose girino nel verso giusto: a valle c'è freddo ma si raggiunge la prima destinazione senza problemi; in vetta neve vento e nebbia. La settimana scorsa era quasi il contrario.

L'altra grande nota positiva scaturisce proprio da questa situazione: non potendomi garantire il ritorno all'auto per le 13 (domani si riparte e il mio aereo è alle 17), mi sono visto costretto ad anticipare le vacanze di un giorno.

Quindi domani ci si sveglia presto, si fa un abbondante colazione, poi ci si rilassa, magari un giro per un po' di shopping, poi si pranza e ci si dirige verso l'aeroporto. Lascio Ankara ma mi fermo ad Istanbul, dove se tutto va bene mi unirò a Jessy per passare questo natale alternativo nella fantastica città turca. Stay tuned.

domenica, dicembre 21, 2008

Cronache dall'Anatolia - giorni 6 e 7

OVVERO: il primo weekend turco

la moschea Kocatepe

Per Vito è ora di tornare a casa, per me ancora no: andiamo insieme all'aeroporto e affitto la mia auto. Mi dicono di darmi una Renault Clio ma all'uscita dall'aeroporto non la trovo, poi capisco perchè: ha una forma diversa, 3 volumi invece di 2 e si chiama Symbol. Ne approfitto per una breve digressione automobilistica su Ankara: le auto più diffuse sono proprio le Renault: in particolare si incontrano di frequente Renault 9, 11, e 12. Ci sono anche molte Fiat, molte delle quali dai nomi singolari: ecco quindi la Fiat Tofas (la cara vecchia Regata), e la Fiat Albea (sembra una Marea, ma più piccola).

Torno in albergo, lascio la macchina e, approfittando della giornata di sole, mi incammino verso il centro, passando per il vicino giardino botanico. Sarà una lunga passeggiata che mi porterà verso la movimentata via chiamata Tunali Hilmi Caddesi, e quindi verso la moschea Kocatepe, la principale e più grande della città; quindi mi getto nell'impressionante flusso di gente che popola le strade intorno Atakurk Bulvari, una delle arterie principali della città: è una massa impressionante di gente che passeggia ed entra ed esce da negozi e ristoranti, e di auto che percorrono le larghe strade usando spesso e volentieri il clacson. Il traffico di Ankara è parecchio caotico e, per quanto ho potuto osservare, per nulla rispettoso del pedone. Attraversare fuori dalle strisce pedonali comporta rischi altissimi, ed anche sulle strisce e con il semaforo pedonale verde non ci si deve sentire sicuri. Per cena mi unisco a Gianluca, avvicendatosi a Vito, e ci dirigiamo verso il Mezzaluna per la cena.

La domenica si rivela un giorno grigio e piovoso. Ne approfitto per riposare e, verso mezzogiorno, prendo l'auto e mi muovo in direzione del Mausoleo di Ataturk, il padre della moderna Turchia, un tempio sulla sommità di una collina nella nuova Ankara. Dopo di che, continuando le avverse condi-meteo, mi dirigo verso il centro commerciale Armada, in periferia e mi dedico a un po' di shopping. Trovo finalmente il cavetto che cercavo da giorni (vedi il post iniziale): è ora di tornare in albergo e mettersi a scrivere.

venerdì, dicembre 19, 2008

Cronache dall'Anatolia - giorno 5

OVVERO: fuori dal gelo

the road to Snake pit

Oggi improvvisamente al risveglio ci accoglie una giornata luminosa: non c'è nebbia e non c'è ghiaccio e il viaggio verso Snake Pit è più agevole. Non c'è modo migliore di iniziare il giorno che conclude la prima settimana di corso. Il corso stesso è ormai decollato, la diffidenza dei turchi è cessata e si lavora con profitto e piacevolmente.
Mentre nei giorni precedenti si andava via a pomeriggio inoltrato, con il buio, oggi ce ne andiamo abbastanza presto e torniamo in albergo con la luce crepuscolare. Un po' di relax e, insieme a Vito, ci muoviamo a piedi verso il centro città per un po' di shopping. Parto con l'intenzione di comprare qualcosa del Galatasaray all'official store, ma di fronte ai colori giallo-rossi e ai prezzi tutt'altro che economici ripiego sul negozio a fianco, official store del Beşiktaş (il bianco-nero è molto meglio), e compro una felpa che in serata accrescerà la simpatia verso di me del cameriere del Kaptanin Yeri.

giovedì, dicembre 18, 2008

Cronache dall'Anatolia - giorni 2, 3 e 4

OVVERO: pranzi e cene

along the way to Snake Pit

Continuano i giorni di lavoro e i viaggi nella nebbia e nel gelo: ogni tanto qualche sbandata causata dalla perdita di aderenza dell'auto ci fa sobbalzare, ma la Sorento con il 4x4 e la trazione integrale danno una certa sicurezza.
Dopo 2 mezze partenze nei primi 2 giorni (mancanza di un interprete inglese-turco), il corso si è indirizzato sui giusti binari e procede, nonostante la palpabile diffidenza dei discenti e altre difficoltà varie. Giunti alle 12.30 ci invitano a pranzo: in questi 4 giorni il convento ha passato zuppe nelle quali è meglio non sapere cosa galleggi, paste tremendamente asciutte e speziate, insalate realizzate con abbondante cipolla, carne di pollo o polpette a loro modo gradevoli; mercoledì provo un piatto di zucca e rimango disgustato dalla sua dolcezza al primo boccone: sembra guarnita con miele. Da bere, quando non si è fortunati, al posto dell'acqua servono una sorta di yogurth bianco liquido: non male tutto sommato, ma non riesco proprio ad associarlo al pasto di mezza giornata.

Per le cene ci riscattiamo: martedì deliziosa cena in hotel, mercoledì cena a base di pesce alla Fish House, giovedì cena rotante sulla vetta della Atakule Tower. Domani finisce la prima settimana di lavoro, è tempo di bilanci.

lunedì, dicembre 15, 2008

Cronache dall'Anatolia - giorno 1

OVVERO: Snake Pit

along the way to Snake Pit

Quello che Vito mi diceva ieri è proprio vero: raggiungere Snake Pit non è assolutamente impresa da poco, ancor di più in questo periodo dell'anno. Questo, in breve, quello che dobbiamo fare per raggiungere il posto di lavoro:

verso le 7.45 e con una temperatura di circa zero gradi (tenete presente che Ankara è situata a circa 800 mt di altitudine) lasciamo l'albergo e ci dirigiamo per una diecina di km fuori da Ankara; dopo i primi 3-4 km entriamo in una fitta cortina di nebbia e gelo che ci accompagna per tutto il resto del percorso, mentre la temperatura scende di 2-3 gradi; proseguiamo per altri 30 km circa su autostrade e superstrade prima di immetterci su una stradina che ci conduce verso la montagna di Elmadag, altopiano anatolico, 1900 metri di altezza. Dopo aver sorpassato l'ultimo paesello, ci arrampichiamo verso la nostra destinazione, a circa 1800 metri di altezza, lungo una stradina resa pericolosa dalla scarsa visibilità e dal ghiaccio, mentre la temperatura scende anche a -5 gradi; improvvisamente, quando mancano un paio di km all'arrivo, avviene il miracolo: si inizia ad intravvedere un pallido sole che si fa man mano sempre più nitido, mentre usciamo dalla fitta nebbia ed entriamo nella luminosità del cielo limpido che sta al di sopra; posso così notare che ci troviamo nel mezzo del nulla sull'altopiano anatolico; anche la temperatura sale di 3-4 gradi. Arrivati finalmente al parcheggio, manca l'ultimo km da percorrere per arrivare a destinazione: un tunnel che porta nel cuore della montagna e che, se non si è fortunati, si deve percorrere a piedi (altrimenti c'è un vagone trainato da una navetta elettrica).


Si arriva a destinazione che sono le 9.30 e la stanchezza già regna; l'angusto ambiente di lavoro, l'aria viziata perchè condizionata e l'assenza della luce del giorno fanno il resto. Il viaggio di ritorno (con l'oscurità già scesa) da il knock-out finale. Il frugale pasto del giorno ci rende impossibile rinunciare alla cena. Oggi si opta per un menu di carne al Kaptanin Yeri, dove entro in sintonia con il simpatico cameriere.

domenica, dicembre 14, 2008

Greetings from Ankara

Sono arrivato domenica scorsa ma riesco a scrivere solo oggi, domenica 21 Dicembre (non fate caso alla data del post, modificata opportunamente), perchè volevo pubblicare per ogni post qualche foto scattata con la fotocamera o il cellulare, ma ho dimenticato a casa il cavetto necessario per trasferirle sul pc. Oggi finalmente sono riuscito a trovare il cavetto a un prezzo ragionevole (poco più di 4 YTL o nuove lire turche, corrispondenti a poco più di 2 euri), e quindi eccomi qui a registrare le mie avventure in terra turca.

Sono arrivato all'aeroporto di Ankara alle 17 di pomeriggio (ora locale, c'è il fuso di un'ora rispetto all'Italia), dopo un viaggio che da Roma prevede lo scalo ad Istanbul (non ci sono voli diretti). Dopo qualche problemino per recuperare il bagaglio da stiva, mi incontro con Vito, collega già in-loco, che mi preleva con la sua Kya Sorento, che mi dice sia necessaria per raggiungere il sito di lavoro, che già sapevo essere in una zona piuttosto disagiata. Un clima rigidissimo mi accoglie all'uscita dall'aeroporto.

Raggiungiamo la città e l'albergo, nel distretto di Çankaya, dominato dall'imponente Atakule Tower, 125 metri di altezza e sulla sua sommità una terrazza panoramica e un ristorante rotante (un giro completo ogni ora). Un breve riposo e si va a cena: Vito mi porta al Ristorante Mezzaluna, di evidente gestione italiana (molti ristoranti ad Ankara di domenica sono chiusi, quindi la scelta era limitata), dove mangio un piatto di pasta e una pizza e gusto una birra Efes. Si torna in albergo per andare a dormire: domani è tempo di raggiungere Snake Pit e di iniziare con il mio lavoro.

lunedì, dicembre 08, 2008

Gira la palla...

Effetti collaterali psico-morfologici da lunga permanenza in terra partenopea ....

sabato, dicembre 06, 2008

Napoli that's amore

In occasione della fine della terza settimana partenopea, invece del solito rientro a casa con carico obbligatorio di sfogliatelle, mostaccioli, roccocò e mozzarelle di bufala, si attua un cambio di programma che prevede la discesa a Napoli di Jessy per un fine settimana da turisti. Il venerdì pomeriggio, ventoso e a tratti piovoso, lo spendiamo per il più classico dei giri turistici nel centro del capoluogo campano: Piazza del Plebiscito (vedi foto sopra), via di Chiaia e via Toledo, i vicoli di Spaccanapoli con l'immancabile via San Gregorio Armeno (nota come la via dei presepi). Obbligatoria, in quanto non avevo ancora avuto la possibilità di farlo, la visita alla Cappella di San Severo, per ammirare quella statua del Cristo Velato di cui tanto avevo sentito parlare: e si tratta proprio di "rapita ammirazione", che si prolunga per svariati minuti; una visita che consiglio a tutti nonostante l'esoso prezzo di ingresso (6 euri).
Per la serata c'è in programma la trasferta in quel di Avellino per una sana mangiata dai Fratelli Speciale, nel ricordo dei numerosi spuccellamenti avuti durante la mia ultima trasferta di lavoro in terra irpina: e Carmine non delude le attese, propinandoci una cena semplicemente squi-si-ta. Il ritorno a Napoli, a causa del litro di vino bevuto e del maltempo incontrato per strada, è affare veramente difficile ma riesco a portare la cosa in porto.
Il sabato prevede la visita alla reggia di Capodimonte, altro tassello mancante nelle mie precedenti visite turistiche a Napoli. Raggiungere la reggia passando per il centro non è stata scelta azzeccata, e spendiamo più di mezzora praticamente fermi nel traffico a Piazza Dante. Finita la visita pensiamo di ridirigerci verso casa, ma non prima di aver pranzato e di aver fatto sosta presso la pasticceria SanDomingo di Bagnoli dove, invece del solito carico di sfogliatelle, acquistiamo una torta. Domani, infatti, si festeggia il mitico compleanno della mia cara Jessy.

giovedì, dicembre 04, 2008

In the land of "o purpetiello"



Dopo la concitata settimana raccontata nel post precedente, le avventure partenopee sono proseguite e continueranno fino alla settimana prossima. I ritmi dell'attività lavorativa non sono serrati ma ho a che fare con tanta gente e alla fine la cosa risulta comunque stressante. Per la parte rimanente della giornata generalmente mi concedo una piacevole passeggiata per il centro di Napoli, condi-meteo permettendo, oppure mi dedico all'esplorazione dei centri commerciali circostanti; quindi una veloce cena (odio mangiare solo) e si rientra in albergo a preparare il giorno di lavoro successivo.

Infine, il venerdì giornata corta, veloce sosta in pasticceria per fare il pieno di sfogliatelle (rigorosamente 50% riccie e 50% frolle), mostaccioli e roccocò e si rientra a casa per il weekend. Che è sempre troppo corto per poter lasciare il segno. Ma questa settimana si cambia, c'è il lunedì di festa!

Posted by ShoZu

mercoledì, novembre 19, 2008

Latina-Napoli-Genova in one day

Le follie lavorative degli ultimi mesi dell'anno mi hanno regalato questo viaggio contorto: lunedì mattina, by car, ho raggiunto la città partenopea per una intensa ma piacevole giornata lavorativa; il tempo di finire (anche un po' in anticipo) e mi sono ritrovato in movimento verso l'aereoporto di Capodichino (comunque non prima di aver scalato un paio di tornanti su verso la vicina Posillipo per qualche scatto fotografico, vedi sopra), dove in serata un canadair mi ha trasportato nel capoluogo ligure. Giusto un paio di giorni, perchè già mercoledì sera lo stesso tipo di aereo mi riporterà a Napoli, dove concluderò la corrente settimana lavorativa. La prima di una serie di settimane partenopee, che saranno comunque intervallate da weekend casalinghi. Iamm' iamm'....

giovedì, novembre 13, 2008

A' famigghia

Pecchè un uomo che non passa abbastanza tempo con la famigghia non sarà mai un vero uomo!

venerdì, ottobre 31, 2008

Back to Mons

La scimmietta della Grand Place di Mons

Scrivo che è già venerdì e sono 5 giorni che sono arrivato; anzi tornato; tornato in quel Belgio e quella placida cittadina che è Mons dopo le avventure di inizio settembre. Beh, placida non molto poi, visto che mercoledì mattina ho trovato un vetro dell'auto noleggiata in frantumi con tentativo di furto infruttuoso (all'interno l'auto non conteneva niente). E quindi, così come la volta precedente (sebbene per un motivo diverso ma sempre legato all'auto), mi sono dovuto ridirigere a Bruxelles per cambiare autovettura, visto che non è consigliabile girare in auto senza vetro ad una temperatura che varia dai +7,5 ai -3 gradi centigradi.

Per il resto, la settimana è stata piuttosto impegnativa dal punto di vista lavorativo, allietata solamente da laute cene in compagnia degli altri colleghi che si trovavano quì con me e che sono ripartiti oggi per l'Italia. E al loro ritorno seguirà il mio di domani, come a sorpresa mi è stato comunicato oggi alle 4 di pomeriggio. Un ritorno che sospende l'attività che stavo svolgendo e che quindi presupporrà un mio prossimo ritorno in terra belga. Stay tuned.

domenica, ottobre 19, 2008

Amerhol

Non è il nome di un aperitivo ma il risultato dell'applicazione su una mia foto in primo piano del Warholizer 2, raggiungibile a questo indirizzo, che tenta di trattare la foto nello stesso modo che avrebbe usato Andy Warhol per le sue creazioni di pop-art. Sul sito è possibile anche raggiungere la prima versione (il Warholizer 1), ma non ottengo alcun risultato all'upload della foto. Peccato.

venerdì, ottobre 17, 2008

Una distruttiva settimana in Irpinia

Il santuario di Montevergine

Con oggi si è conclusa l'ennesima trasferta di lavoro, che questa volta mi ha visto raggiungere l'Irpinia e Avellino. Ed è stata una delle trasferte più piacevoli e coinvolgenti degli ultimi tempi, grazie alla cortesia e all'ospitalità delle persone del luogo (primo tra tutti il grande Roberto), alla bontà dei cibi e del vino locali (con il mitico Carmine e il suo ristorantino a Mercogliano che ci ha rimpinzato la panza nei vari pranzi e cene), alla vicinanza di Napoli (meta di una trasferta di piacere nella serata di Mercoledì).

Torno con chili in più, tassi alcolici nel sangue irrimediabilmente compromessi e senza voce, persa da qualche parte sulla strada tra Napoli e Avellino a causa della mia sbadataggine. Ora, dopo i godimenti dell'intera settimana, è ora ristabilire un po' di equilibrio nel corpo e nello spirito.

Il centauro che è in me

Riprendo in mano il blog dopo una settimana per tornare indietro proprio di una settimana e documentare il mio sabato in giro per le strade laziali, in compagnia di Jessy e a cavallo della mia Hornet...
Partiamo da Latina con l'obiettivo di raggiungere Rieti, lungo un itinerario non meglio pianificato ma che prevede inizialmente di muoversi in direzione di Valmontone; passiamo così, su strade più o meno coinvolgenti dal punto di vista motociclistico, per Cori, Giulianello, Artena ... e così via lungo l'itinerario che ho pazientemente tracciato su Google Earth e che vedete nello snapshot di chiusura. Raggiunta Valmontone ci muoviamo in direzione di Tivoli, dove ci fermiamo nei pressi di Villa d'Este per sgranchire un po' le membra, e quindi della statale Salaria, lungo un percorso vorticoso che passa per Palombara Sabina, che vedete immortalata nella foto di apertura. Quando raggiungiamo la Salaria siamo a metà strada tra Roma e Rieti, e vista l'ora e il nostro livello di stanchezza decidiamo di girare verso la capitale e avviarci sulla via del ritorno; passiamo dalla Salaria alla Nomentana e raggiungiamo il GRA, dove in un baleno raggiungiamo l'Anagnina e usciamo in direzione Grottaferrata. Siamo ormai vicini a casa, ma prima è d'obbligo una sosta per un ricco panino con la porchetta sulle pendici del Lago di Albano.

Quando arriviamo a casa i km segnati dal tachimetro sono più di 230, e incorniciano una giornata su due ruote soleggiata, piacevole e stancante.

sabato, ottobre 11, 2008

Ame's Yearbook 1950 - 2000

L'applicazione la trovate su questo sito e un esempio dei suoi risultati esilaranti lo vedete nello slideshow qui sotto, che riassume come sarei potuto essere se fossi stato un giovane dal l'anno 1950 all'anno 2000, di 2 anni in 2 anni. Stavolta vi risparmio il sondaggio, ma a mio parere tra le trasformazioni più riuscite ci sono quelle.....
  • del 1966 (versione Kevin Costner in Gli Intoccabili);
  • del 1968 (versione Ringo Starr);
  • del 1982 (versione Michael Jackson bianco quando lui era nero);
  • del 1984 (versione Robert Plant moro);
  • del 1986 (versione Russel Crowe);
  • del 1990 (versione MacGyver);
C'è da dire comunque che, in conclusione, qualunque sia il look e l'acconciatura, ci troviamo definitivamente davanti ad un uooooomo che è una libidine....

martedì, ottobre 07, 2008

Greetings from Anzio (so close to home...)

Ebbene si, perchè anche se praticamente parto da casa la mattina e ci ritorno nel pomeriggio non troppo inoltrato, tecnicamente si tratta pur sempre di una trasferta di lavoro. E quindi è d'obbligo lasciarne traccia nella Tana. Niente altro da aggiungere se non che oggi è stata una bella giornata di sole (come risulta chiaro dalla foto quì sopra) e spero che tali condizioni persistano fino al weekend (compreso) per aver modo di sfogare i miei istinti centauri (ultimamente un po' repressi).

domenica, ottobre 05, 2008

Fuck Fiat

Lo sappiamo che la più importante casa automobilistica italiana è sempre stata oggetto di considerazioni controverse: chi non vi rinuncerebbe mai, chi non la comprerebbe neanche sotto tortura. E quanti slogan a rimarcare le fantastiche produzioni della casa torinese ("La Fiat di cazzate ne ha fatte più D'UNA" - lo sbrinatore sul lunotto posteriore di una Fiat serve a non aver freddo alle mani quando si spinge...); non ci si mettono solo gli italiani, anche gli stranieri hanno la loro scorta di battute (FIAT, Feeble Italian Attempt at Transportation...).

Ma quando a colpire non è la fantasia comica degli italiani, nè quella sagace degli stranieri, bensì la tragicomica realtà, non ci sono punti di arpiglio. A quanto ho capito si tratta di una concessionaria brasiliana la cui responsabile è una povera donna di nome JULIANA FUCK. Ahahaha...

Via Photoshop Disasters

giovedì, ottobre 02, 2008

Genova, once again

L'ultima settimana genovese risaliva ai primi di Luglio, ma nonostante ciò ho ormai l'attitudine a considerare la città ligure la mia seconda casa, ed è per questo che stavo tralasciando il fatto di menzionare la trasferta sul blog. Ma una delle principali missioni della tana è quella di tenere traccia dei miei spostamenti, e quindi eccomi a scriverne, anche se ormai la settimana volge al termine e domani è il giorno del rientro. Una settimana di tempo nuvoloso e piogge sparse, e na settimana di intenso lavoro, come sempre mi accade quando si tratta di Genova; ma il weekend si avvicina...

mercoledì, ottobre 01, 2008

Ame the Hitman

Più spietato di Clint Eastwood, più sexy di Claudio Bisio....

martedì, settembre 30, 2008

Ame Simpsonized

Dopo essermi divertito più volte a stravolgere la mia persona tramite le trovate di Gizmoz (chi non ricorda il tostissimo "Ame Pitt"???), e dopo essere passato per il Face Transformer della Università di Saint Andrews, negli ultimi tempi mi ero anche divertito a "simpsonizzarmi" ed a "hitmanizzarmi", ma avevo poi dimenticato di pubblicare le mie creazioni sul blog. Approfitto di questo post e del successivo per recuperare, pubblicando le due creazioni. E intanto ho già trovato un'altro curioso sito che si preoccupa di variare l'immagine di voi stessi in modi curiosi,esilaranti e originali; presto ne vedrete il risultato su di me.

Intanto, se volete simpsonizzarvi anche voi questo è il sito giusto, mentre cliccate qui per hitmanizzarvi. A proposito di quest'ultimo, date un occhiata anche al film, non lo reputo male per essere un prodotto ispirato da un videogioco.

giovedì, settembre 25, 2008

Greetings from Madrid

A pochi giorni dal nostro ritorno dal Belgio, io e Jessy ci ritroviamo di nuovo in partenza, stavolta in direzione della capitale spagnola, per un fine-settimana extended (dal giovedì al lunedì successivo) da tempo prenotato insieme ad un folto gruppo di amici; in totale siamo 8, ovvero 4 coppie: io e Jessy, il sor Leandro e Moira, SGN e Simona, Mandrake e Francesca. La combriccola si riunisce (non senza alcuni problemi di traffico che rischiano di mandare all'aria l'intera vacanza...) all'aeroporto di Roma Ciampino il giovedì mattina, e già verso le 14 abbiamo raggiunto l'albergo (un hostal in zona centralissima), dove prendiamo possesso delle nostre anguste stanze per poi recarci a pranzare in un vicino ristorante. Il resto della giornata e l'intero giorno seguente ci vede a girare su e giù per Madrid: Plaza de S.ta Ana, Puerta del Sol, Plaza Mayor, la Cattedrale e il Palazzo Reale, Plaza de Oriente, Calle del Arenal, Plaza de Espana, Paseo del Prado, Parco del Buen Retiro...; degna di nota l'entusiasmante visita al mitico Santiago Bernabeu. I ritmi ma soprattutto gli orari della "movida" madrilena ci coivolgono fin dal secondo giorno, con gli orari dei pasti stravolti (colazione alle 11, pranzo alle 16, cena alle 23...) e il chiasso infernale sotto i nostri alloggi fino alle 4 di mattina.

Per il sabato decidiamo di dedicarci alla visita della vecchissima e bellissima Toledo, a 60 km e mezzora di treno di distanza (treno che riusciamo a prendere grazie a un magheggio tutto italiano alla biglietteria). Ritorniamo a Madrid che sono gia passate le 20. Dopo un paio di ore di riposo decidiamo di riprovarci con le Tapas (il giovedì sera ci era andata piuttosto male), ma stavolta raggiungiamo in metro il quartiere di Malasana, lontano dalla confusione della Huertas e di Puerta del Sol: e il tentativo ci premia!. Per metà della comitiva (io, il sor Leandro e relative compagne), prima di andare a dormire è tempo di dare una occhiata alla Gran Via (l'arteria principale di Madrid) in versione "sabato sera": ed è quì che ci ritroviamo compleamente coinvolti dalla movida madrilena, tanto da muoverci per il resto della vacanza al grido di "LA MOVIDA ME MATA!!!".

La domenica inizia all'insegna del maltempo, ed è sotto una fastidiosa pioggerellina che ci muoviamo presso il Tempio di Debod, un autentico tempio egiziano nel cuore di Madrid (se vi domandate che cosa ci faccia cercate su Google la risposta!). La giornata si apre e allora decidiamo di tuffarci nella confusione e nei colori di El Rastro, il mercatino delle pulci di Madrid, che si svolge ogni domenica nelle vicinanze del quartiere La Latina. Con l'obiettivo di visitare il relativo museo (entrata gratis la domenica dalle 17 alle 20), raggiungiamo quindi Paseo del Prado dove pranziamo con dei panini (da raccomandare a tale proposito i "Museo del Jamon" - ce ne sono diversi in tutta Madrid, prezzi economici e panini gustosi). L'arrivo della tappa finale della Vuelta de Espana ci da qualche problema (paseo del Prado è completamente transennato e sembra impossibile raggiungere la sponda del Museo), ma alla fine riusciamo a metterci in fila per entrare. E, tra le immense sale del famoso museo, mano a mano la comitiva si disperde; all'uscita ci ritroviamo io e Jessy, e prima di rientrare in albergo decidiamo di raggiungere, passando lungo il giardino botanico, la vecchia stazione di Atocha. In seconda serata è d'obbligo il passaggio presso il locale Hard Rock Cafè per accattarsi la t-shirt di turno.
E' lunedi, abbiamo la mattina a disposizione e la dedichiamo allo shopping più estremo, ma almeno io e il sor Leandro anche a due veloci visite a Plaza de Espana, con il monumento a Don Chisciotte e Sancho Panza, e alla Puerta de Alcalà. Il tempo peggiora rapidamente e la pioggia segna la fine della nostra esperienza madrilena, allorchè ci ritroviamo tutti presso l'albergo e ci iniziamo a muovere verso l'aeroporto. Al solito, chiudo il post con il consueto slideshow.

martedì, settembre 16, 2008

Au revoir, Belgio!

E anche le due settimane in Belgio sono passate; e ce ne siamo andati sapendo già che almeno io (anzi, sicuramente solo io) ritornerò a fine ottobre. Non resta che concludere con gli "IN" e gli "OUT" di questo Belgio e con l'usuale slideshow riassuntivo finale, ma stavolta talmente lungo che spero non risulti logorroico!
  • è sicuramente IN Anversa, bella, godibile, interessante e vivace;
  • nonostante il punto precedente il parcheggio ad Anversa è decisamente OUT;
  • Bruxelles è tendente all'OUT, anche se lo spettacolo di luci e musica sul Beffroi della Grand Place è stato decisamente IN ;
  • Bruges è inevitabilmente e decisamente IN ;
  • Gand è sorprendentemente IN ;
  • le altre città minori del Belgio sono sicuramente IN: Mons, Tournai, Dinant;
  • il coprifuoco sociale (negozi chiusi alle 18, e da quell'ora in poi, soprattutto durante la settimana, strade deserte; musei e attrazioni turistiche chiusi dalle 17...) non può che essere OUT;
  • le autostrade del Belgio non possono che essere IN;
  • la scimmietta di Mons è fortemente IN;
  • le birre d'abbazzia (la Leffe e la Maretsous in primis) sono gustosamente IN;
  • il costo dei ristoranti, in generale", è tendente all'OUT;
  • a parere di Jessy, anche la qualità della cucina Belga è tendente all'OUT;
  • le condizioni atmosferiche, sempre come constatazione generale, sono palesemente OUT;
  • le ragazze belghe, soprattutto quelle più "fiamminghe", sono rischiosamente IN;
  • infine, il cioccolato belga è, senza ombra di dubbio, caloricamente IN.

lunedì, settembre 15, 2008

Cronache dal Belgio - giorni 13 e 14

OVVERO: Greetings from AntwerpenAnversa, la Grote Markt e la statua dedicata a Bribo


Un "Cronache da..." con sottotitolo "Greetings from..." ... ormai il succedersi di post di questo tipo sta assumendo tonalità tendenti al grottesco! Ma nessun altro sottotitolo sarebbe stato più azzeccato di questo, perchè per l'ultimo fine settimana belga prima del rientro abbiamo deciso di trasferirci ad Anversa (circa 200 km da Mons), pernottamento compreso, per dedicarci alla visita della seconda città per importanza del Belgio.

E sabato mattina così si saluta Mons, senza neanche avere la possibilità, causa avverse condi-meteo, di dare un'ultima desiderata strofinatina alla capoccia della scimmietta della Grand Place (mi sono accorto, revisionando le foto, di non aver scattato alcuna foto alla scimmietta; accidenti! - provvederò a novembre quando tornerò da queste parti). Le scorrevoli (e soprattutto, gratuite) autostrade belghe ci portano verso Bruxelles, per girare intorno alla città e condurci in direzione nord-est, verso il Mare del Nord e verso l'Olanda. E' qui che giace Anversa (o Anverse in francese, o Antwerp in inglese, o Antwerpen in fiammingo - la lingua locale), in posizione privilegiata sulle rive del fiume Scheldt che la collegano al Mare del Nord.

La prima impressione che ci regala la città non è delle migliori: raggiungere l'albergo sarà tutt'altro che facile (a causa della sua posizione centrale, di alcune deviazioni temporanee del traffico che mandano in tilt il mio Nokia Maps e dei segnali stradali scritti esclusivamente in fiammingo) e parcheggiare tutt'altro che economico: in tutte le strade della città il parcheggio è a pagamento 7 giorni su 7 dalle 9 alle 22 ed è consentito per massimo tre ore (ma se si tratta di non più di 10 minuti la sosta è gratuita), dove la prima ora costa 1,50 €, la seconda ora 2,50 € e la terza ora 3,50 € - per un totale di 7,50 € per 3 ore di sosta; meglio allora rivolgersi alle numerose aree di parcheggio, dove comunque la tariffa varia dagli 1,80 € ai 2,20 €.
Rassegnatici alla triste realtà, scegliamo uno dei parcheggi vicini e prendiamo possesso della stanza, per poi dedicarci immediatamente alla città. L'hotel è nelle immediate vicinanze della Stazione Centrale, un bell'edificio che però si sta rifacendo il lifting e quindi è poco adatto ad essere fotografato, nel quartiere del commercio dei diamanti: nei pressi ci sono lo zoo, l'inevitabile Museo dei Diamanti e Aquatopia, un avveneristico acquario, mentre nei dintorni della zona la popolazione è in prevalenza composta di ebrei (riconoscibilissimi per il loro originale aspetto e i sorprendenti copricapo).

Ci muoviamo a piedi in direzione del centro, lungo viali affollati di gente a piedi, in bicicletta, su monopattini e altri ecologici mezzi di locomozione, con profusione di negozi e ristoranti ai bordi delle strade e ricca mescolanza di razze e colori di pelle diversi. Raggiungiamo prima la Groenplaats, con la imponente Cattedrale di Notre Dame, e poi la Grote Markt (ovvero la Grand Place), con i bellissimi palazzi circostanti e la statua di Bribo, personaggio leggendario a cui si deve il nome della città. Continuiamo poi in direzione del fiume e di nuovo indietro per altri percorsi dove si susseguono scorci suggestivi e testimonianze di gloriosa storia. Degno di visita anche il quartiere di Zurenborg, prevalentemente residenziale ma dove tutte le costruzione risalgono al periodo della belle-époque, e l'intero quartiere ha quindi un look particolare ed estremamente affascinante. Per la cena scegliamo uno dei numerosi ristoranti del centro, in particolare specializzato in piatti di pasta perchè rimane l'unico caso in cui il menù ci risulta leggermente più comprensibile. Capirsi non è comunque un problema perchè praticamente tutte le persone parlano un comprensibile inglese.

Si fa domenica e rimane a disposizione l'ultima mezza giornata prima di doverci dirigere verso l'aeroporto internazionale di Bruxelles. La giornata è soleggiata ma ventosa, e la dedichiamo alla visita del Museo del Diamante e della Casa di Rubens (due "must", qualora decidiate di visitare la città), visite che risultano piacevoli e interessanti e che suggellano opportunamente la nostra visita all'interessantissima città belga. Le uniche note negative sono state il costo dei parcheggi (ma va...) e il poco tempo a disposizione. Vaarwel!

venerdì, settembre 12, 2008

Cronache dal Belgio - giorni 9..12

OVVERO: Bruxelles e Dinant

Mai prima quanto in questa trasferta in Belgio sono riuscito ad alternare le attività lavorative con quelle più piacevoli del turista alla scoperta del paese e con quelle altrettanto piacevoli strettamente legate alla presenza della "dolce metà"; un mix letale che infatti ha iniziato ad avere i suoi effetti in termini di stanchezza già da martedì: giorno in cui dopo la fine del lavoro e riunitomi con Jessy, decidiamo di raggiungere Bruxelles, che ancora non era stata toccata dai nostri itinerari. Il tempo a disposizione non è tantissimo e anche dal punto di vista metereologico ci crea qualche problema: ma riusciamo comunque a girarci il centro, tra la cattedrale di Saint Michel, la Grand Place e il Manneken Pis (la statuetta del bimbo che piscia, simbolo della città, che in realtà immaginavo fosse più grande di 50 cm...). Dopo aver cenato in una delle brasserie del centro, facciamo una breve visita all'Atomium, un altro dei simboli cittadini, e ci dirigiamo quindi sulla strada del ritorno verso Mons.Bruxelles, Atomium

Lo stress accumulato e l'invadenza delle ultime giornate lavorative, che mi costringono a fare le ore piccole per preparare il materiale necessario per il giorno seguente, ci consigliano dei ritmi più tranquilli per le giornate di Mercoledì e Giovedì, dove ci limitiamo a girare per Mons alla ricerca del ristorante di turno; ma venerdì è lavorativamente il giorno conclusivo di questa mia esperienza e dura mezza giornata, e ci lascia così la restante metà per sceglierci una nuova meta da raggiungere. E la scelta, indotta ancora una volta dal sito www.belgio.it, cade su Dinant, una piccola città nel sud del paese, sulle rive del fiume Mosa, dal ricco e affascinante passato. Incastonata tra il Mosa e una parete rocciosa di un centinaio di metri di altezza, che ospita sulla sua superficie la Cittadella, una fortificazione più volte distrutta e ricostruita e dove francesi, olandesi, belgi e tedeschi si sono avvicendati nei secoli, Dinant ha più di un buon motivo per essere visitata: la Collegiale (ovvero, neanche a dirlo, la Cattedrale di notre Dame), che si impone alla vista dalla base della parete rocciosa, con la sua guglia a cipolla e i suoi colori scuri; la Cittadella, raggiungibile con una teleferica o percorrendo una ripida e lunga scalinata, con la visita guidata alla fortezza e la "vista meravigliosa" sull'intera città; la "Merveilleuse", una grotta visitabile non lontana dal centro, la cui visita ci sfugge perchè, per visitare la cittadella, ci aggreghiamo a un gruppo di pensionati belgi che rendolo la visita più lenta del solito, e ci fanno arrivare all'ingresso della grotta alle 17.05, cioè 5 minuti dopo la chiusura. E poi l'abbazia di Leffe, famosa per aver creato il mito della più famosa birra d'abbazia del mondo, nonchè la mia birra preferita (di fronte all'abbazia c'è il museo storico della birra Leffe, ma anch'essa ci sfugge in quanto aperta solamente nei weekend in questo periodo); e non molto lontano l'abbazia di Maredsous anch'essa famosa per l'omonima birra (tutti ubriaconi sti frati valloni...). E ancora, Dinant è famosa per aver dato i natali a un certo Adolphe Sax, nientepopòdimenoche l'inventore del sassofono, che è infatti celebrato con diversi monumenti per le strade della città. In conclusione, mezza giornata non è abbastanza per visitare Dinant, ma comunque ci accontentiamo di quello che abbiamo potuto vedere e ce ne torniamo soddisfatti verso Mons.Dinant, vista dalla Cittadella

martedì, settembre 09, 2008

Cronache dal Belgio - giorni 7 e 8

OVVERO: Lussemburgo e Tournai


E' domenica e si parte per il Lussemburgo: il tempo non è dei più esaltanti ed in effetti lungo gli oltre 200 km che ci separano dalla destinazione incontriamo pioggia di elevata intensità. Ma fortunatamente a Luxembourg City la pioggia ci risparmia, e ci permette di girare tranquillamente per tutto il centro cittadino. La domenica non è certamente tra i giorni migliori per fare i turisti da queste parti: complice anche il tempo, il centro sembra essere disabitato; tutti i negozi sono chiusi eccezzion fatta per i ristoranti e i fast food. Poco male, almeno si mangia. La città non sembra male, ci sono molti spazi e alcuni scorci caratteristici ma comunque, a causa forse anche delle condizioni al contorno, non mi lascia particolarmente soddisfatto. Alle 4 del pomeriggio decidiamo di averne avuto abbastanza e ce ne torniamo per la strada già percorsa all'andata, verso il Belgio e Mons, passando per un paio di caratteristici paesi belgi (e per caratteristici intendo con la loro "Grand Place", il loro Beffroi e la loro chiesa di Notre Dame).Luxembourg city: parco nei pressi dell'Adolph Bridge.

Il lunedì inizia la mia seconda ed ultima settimana lavorativa in Belgio: Jessy è ancora con me e attende il mio ritorno alternando tranquille passeggiate alla scoperta di Mons a momenti di riposo in albergo. Alle cinque, riunitici, decidiamo di spostarci in uno dei paesi non troppo distanti da Mons, ed optiamo per Tournai, convinti dalla descrizione letta sul sito www.belgio.it. E Tournai è veramente carina: raccolta, animata, con testimonianze architettoniche che raccontano storie che si perdono nel passato. Certo, c'è la solita Grand Place, il solito Beffroi e la solita cattedrale di Notre Dame, ma il tutto ha un sapore particolare. Veramente caratteristica la Grand Place con la sua forma a mezzaluna e i suoi edifici antichi, anche se leggiamo sulle insegne turistiche che gran parte di queste costruzioni andarono completamente distrutte durante la seconda guerra mondiale e vennero ricostruite a loro immagine e somiglianza. Ceniamo mangiando un pentolone (a testa) di classiche moules (cozze) alla marinara, e torniamo verso Mons, chiudendo un lunedì pomeriggio/sera estremamente positivo.Tournai: la Grand Place con sullo sfondo la cattedrale di Notre Dame.

Cronache dal Belgio - giorni 5 e 6

OVVERO: Gand e Bruges


Come già anticipato, venerdì sera c'è stato l'arrivo di Uzza, direttamente da Pisa all'aeroporto di Charleroi: ad accoglierla e portarla a Mons c'ero ovviamente io. E sabato, anche questo anticipato nel post precedente, ci siamo mossi da Mons (Bergen in fiammingo) con l'intenzione principale di dedicarci alla visita di Bruges (Brugge in fiammingo).

Ma, consigliato da più di qualche voce, la prima direzione che prendiamo è quella per Gand (Gent in fiammingo), che si trovava più o meno sul tragitto. E la città si rivela una piacevole sorpresa, sebbene nello standard della classica cittadina belga: il senso di ciò che affermo è che sono molti gli angoli della città a rivelarsi estremamente$ suggestivi ed affascinanti, ma si tratta sempre di Beffroi (torri campanarie), cattedrali, castelli e ponti. Ce ne andiamo comunque da Gand, dopo aver pranzato, estremamente soddisfatti della visita.
Gand: centro storico con la chiesa di San Nicola sullo sfondo

E la nuova direzione verso la quale guido l'auto è, finalmente, Bruges. Il fatto di arrivare nel cuore della pittoresca cittadina belga alle 4 di pomeriggio non rappresenta assolutamente un fatto negativo: incontriamo eserciti di turisti ma la maggior parte di loro sono ormai in uscita dalla città, e questo ci permette di girare per più di 4 ore in assoluta tranquillità. E posso quindi confermare che tutte le persone che, parlandomi del Belgio, mi avevano parlato di Bruges come un must-see, avevano assolutamente ragione. Bruges merita una visita: qualunque sia il motivo del vostro viaggio e qualsiasi sia la vostra destinazione, se passate nelle vicinanze di Brugge fermatevi ad ammirare le sue costruzioni, le sue piazze e strade, i suoi canali con i numerosi ponti, la sua animosità.
Bruges: foto notturna, il Beffroi sullo sfondo.

E' con aria estremamente soddisfatta e la pancia piena che ce ne andiamo, sono ormai le 10 di sera, e ci dirigiamo nuovamente verso Mons, nostro campo base. I programmi per il giorno dopo sono cambiati: non più Bruxelles (che ci ripromettiamo di visitare in una o più turnate nei giorni infrasettimanali) ma ... Lussemburgo!

venerdì, settembre 05, 2008

Cronache dal Belgio - giorni 1..4

OVVERO: e d'improvviso un pallido sole...

L'avventura professionale belga si avvicina al giro di boa e sta andando meglio di quanto avessi mai potuto prevedere, anche se, come già accennato, i problemi si potrebbero presentare la settimana prossima: altra notizia (ed è il motivo per cui parlavo di "giro di boa") è che ho avuto ragione sulla durata della mia trasferta che quindi si concluderà venerdì prossimo. Il gruppo che collabora con me è composto da un italiano, un turco e un polacco (non male come assortimento) con i quali si è comunque instaurato un buon rapporto di collaborazione.
Intanto se il lunedì sera mi ha visto di ritorno all'aereoporto di Bruxelles per ritirare quell'auto che non avevo potuto prendere il giorno prima, l'afterwork degli altri giorni è rappresentato da lunghe camminate per i caratteristici vicoli e viali di Mons, che non hanno ormai più niente da nascondermi. E l'impressione che la città mi lascia rispecchia quella che era stata la prima impressione: una città carina e caratteristica e con un vecchio passato, in cui fare lunghe rilassanti passeggiate, ma con una tranquillità esasperante tanto che spesso sembra di camminare per una città abbandonata o di zombie.
Per cambiare registro ieri sono andato alla ricerca di centri commerciali e ne ho trovato uno appena fuori il ring stradale di Mons: ne sono uscito con un carrello pieno di cioccolata belga! E l'uscita dal centro commerciale mi ha riservato una sorpresa ancor più grande: il sole (era dalla domenica pomeriggio, in Italia, che non lo vedevo); si è affacciato pallido e basso all'orizzonte, e l'ho subito immortalato in uno scatto (vedi sopra) nonostante il non eccitante panorama circostante.

Intanto si prepara il fine settimana, che dovrebbe prevedere visite a Bruges e Bruxelles nonchè l'arrivo di Uzza che, così come per Santo Domingo, continua ad approfittare di questo mio stato di "trasfertista" senza lasciarmi possibilità di utilizzare il mio proverbiale fascino latino presso le genti belghe di sesso femminile.

martedì, settembre 02, 2008

Greetings from Mons

Le Beffroi, Mons

Mi sono quasi rotto anch'io del continuo susseguirsi di post dal titolo "Greetings from..." e "Cronache da...". Ma ancora una volta, e ovviamente in modo inaspettato (come per Santo Domingo), domenica scorsa mi sono ritrovato in viaggio, stavolta in direzione di Bruxelles, per poi da qui spostarmi in direzione di Mons, una sonnecchiante cittadina ad una 70ina di km dalla capitale. E la partenza non è certo stata delle migliori; tre ore di ritardo sul volo (certo che essendomi affidato all'Alitalia me la sono proprio andare a cercare!), al mio arrivo l'aereoporto di Bruxelles sembrava il deserto dei tartari: no treni, no autobus e agenzie di car rental chiuse (Hertz compresa, dove avevo una prenotazione); non rimane che prendere un taxi, e pagare l'esorbitante cifra di 200 euri per percorrere i 75 km che separano l'aereoporto da Mons; come se non bastasse la dea fortuna (più che bendata ... con le fette di prosciutto sugli occhi) ha deciso di farmi capitare l'unico tassista del Belgio dotato di tecnologia (TomTom) ma senza essere in grado di usarla e così la serata si conclude con mezzora di "su e giù" per le strade della pur minuscola Mons alla pazza ricerca dell'albergo, con tanto di tassista disperato che non faceva che esclamare "merd ... merd".

Intanto siamo già alla fine di Martedì, ieri sera sono tornato a Bruxelles in treno per appropriarmi dell'auto, l'attività professionale è iniziata e, almeno per il momento, procede regolarmente lasciando eventuali criticità alla settimana prossima, e la cittadina di Mons è stata ampiamente esplorata a piedi e in uno dei prossimi post ne esprimerò un commento più attendibile. Altra caratteristica di questa trasferta è che non c'è ancora la prenotazione del volo di ritorno: vorrebbero farmi rimanere un mese ma ho già detto che la cosa è incompatibile con la mia concezione di professionalità; quindi in un modo o nell'altro venerdì 12 finirà 'impegno di lavoro.

lunedì, agosto 25, 2008

Cronache dolomitiche - giorni 9 e 10

OVVERO: conclusione

Alla fine ho deciso di partire lunedì ... la vacanza si allunga allora di un giorno. C'è la domenica da godersi: e la domenica vede la reunion tra Ame e Jessy da un lato e Emicuggi e Michela dall'altro; viste infatti le migliorate condizioni della gamba di Jessy, decidiamo di andare insieme, di nuovo, al rifugio Col de Varda, sopra a Misurina, per pranzare con le deliziose portate che usano servire. Per meglio gustarle decidiamo di raggiungere il rifugio senza l'ausilio della seggiovia ma con il solo ausilio delle nostre gambe e, nel caso di Jessy, di Minimo e Massimo, i suoi due bastoni da trekking (chiamati così perchè, una volta acquistati, lei, poco pratica di trekking, ha esclamato: "con questi al Minimo cado, al Massimo mi ammazzo").

Arrivati in cima, mentre Micky e Jessy arrostiscono al sole (la miglior giornata dal nostro arrivo...), io e Emi esploriamo le rocciose vette vicine; quindi si pranza, ci si rilassa e si riscende al lago rigorosamente in funivia. Il tempo per un po' di shopping sportivo da Gianni e si rientra ad Auronzo. La sera tutti insieme si ritorna alla fantastica pizzeria dove già eravamo stati separatamente e in serate diverse; si mangia, si beve, si chiacchiera e si torna a casa non troppo tardi: l'indomani è giorno di viaggio e si deve essere freschi.

Non resta che terminare con il solito slideshow riassuntivo che, fino a quando non avrò preso le foto delle prime giornate che al momento risiedono nel notebook di Emi, è abbastanza ridotto (si fa per dire .... nel senso che una volta attinto dalle altre foto lo slideshow potrebbe raddoppiare).

domenica, agosto 24, 2008

Cronache dolomitiche - giorni 7 e 8

OVVERO: la diga del Vajont e Innsbruck.

Il venerdì è stato un giorno di transizione, senza particolari cose da raccontare fatta salva la sortita alla Diga del Vajont, dove partecipiamo alla visita guidata che dura circa un ora e che comunque aggiunge poco di più a quanto già sapevo grazie a mie ricerche personali e alla visione del film di Martinelli che consiglio sinceramente. Quello che ha giustamente segnalato la guida è che tutti coloro che si sono presi la briga di raccontare le vicende della tragedia si sono sempre fermati a quella tragica notte del 9 ottobre 1963; bisognerebbe invece mettere in risalto quello che è stato il dopo-Vajont per comprendere ancor di più l'immensità della tragedia legata all'avvenimento. A riguardo la guida stessa ha consigliato la lettura di un libro il cui titolo è "L'onda lunga del Vajont", consiglio che riporto ovviamente, per il momento, a scatola chiusa.

Per sabato scatta invece l'operazione "SPAPPARI AUSTRIACI", praticamente lo storico incontro con Ale e Manu a metà strada tra il nostro campo base e la loro Monaco: INNSBRUCK. Complici le avverse condi-meteo incontrate luogo il tragitto e la mia scarsa familiarità con la viabilità della cittadina austriaca, alla fine riusciamo ad incontrarci che è già scoccato mezzogiorno: il tempo per una passeggiata e 4 chiacchiere ed è ora di pranzo, per il quale i nostri ci portano in collina presso il Buzzihutte, un simpatico ristorantino dove mangiamo quanto di più "tipico" si possa mangiare. Il pomeriggio è un gradevole mix di passeggiate per il centro, shopping e pause ristoratrici (sotto la sapiente guida di Ale ma ancor più della Manu, che conosce Innsbruck "come il palmo della sua mano"), fino ad arrivare alle 19 e ai saluti. Ale, ci vediamo a breve al tuo prossimo breve rientro a Latina; Manu ci vediamo spero presto, alla nostra prossima sortita in terra bavarese; intanto grazie.
Il tempo per fare il "pieno" al conveniente prezzo austriaco e in poco più di 2 ore sono di nuovo ad Auronzo.

Domani è l'ultimo giorno e intanto sto decidendo se ripartire la notte di domani o direttamente il lunedì mattina: ma la seconda scelta sembra prevalere.

giovedì, agosto 21, 2008

Cronache dolomitiche - giorni 5 e 6

OVVERO: i Passi del Giro e la Marmolada

Ci eravamo lasciati alla vigilia di una difficile escursione di trekking: escursione che è sì iniziata ma per finire, almeno per me e Jessy, prematuramente.
Si trattava di raggiungere la vetta del Monte Tudaio superando più di 1000 metri di dislivello in altitudine attraverso un sentiero di circa 8 km e più di 30 tornanti. Ma al terzo di tali tornanti improvvisamente una delle gambe di Jessy decide di non voler proseguire con la sfacchinata: il gruppo a malincuore si divide ed io e Jessy ce ne torniamo, tramite autostop indotto, al campo base di Auronzo.
L'incidente sarà destinato a cambiare definitivamente i connotati della tipologia della nostra vacanza: così, se la giornata di ieri è scivolata via tra una passeggiata ad Auronzo ed una a Misurina, per oggi ci eravamo riproposti di raggiungere quel gigante che è il massiccio della Marmolada (detta la Regina delle Dolomiti), che raggiungiamo attraverso il Passo Tre Croci, Cortina (dove ci fermiamo per un caffè) e il Passo Giau, percorrendo strade divenute famose tramite le gesta dei miti del ciclismo. Giunti a Malga Ciapela, inizia la nostra ascensione, a mezzo funivia, dai circa 1400 metri della partenza verso i 2950 metri di Serauta e i 3309 metri di Punta Rocca (nell'autoscatto di apertura, il mio volto sofferente a causa dell'aria rarefatta sullo sfondo della vetta avvolta da nubi). Sono le 17 quando ritocchiamo quota 1400 e ci rimettiamo in auto alla volta di Canazei, piccolo e grazioso paesino di vallata, la cui visita ci impegna per poco più di mezzora. È tempo di ridirigerci di nuovo verso Auronzo, ancora su una serie infinita di storici tornanti che ci portano attraverso il Passo Pordoi (dove rischio il frontale con uno stambecco) e il Passo Falzarego, per terminare la giornata davanti una eccellente pizza a pochi chilometri dal campo base.

martedì, agosto 19, 2008

Cronache dolomitiche - giorno 4

OVVERO: San Candido, Lienz e SappadaDopo le sfacchinate dei 2 giorni precedenti, i nostri corpi per oggi hanno preteso una giornata rilassante: ecco che, quindi, ci siamo svegliati con calma e con l'intenzione di valicare il confine e raggiungere l'Austria! Ma non prima di una folle corsa in discesa sui Fun Bob di Auronzo, un rilassante caffè ai piedi del lago di Landro, ed una interessante passeggiata per il paesino di San Candido ed il suo borgo medievale (vedi foto), dove decidiamo anche di mangiare.
Quindi ripartiamo, valichiamo il confine e ci dirigiamo verso la cittadina di Lienz, dove giriamo per un centro popoloso e pieno di vita. Rientrati in Italia, la nuova destinazione è Sappada, e l'intenzione è quella di recarci presso la locale festa della birra per bere e rifocillarci.

Dopo tutto ciò ci aspetta il relax casalingo e il riposo: per la giornata di domani si ritorna al trekking, per quello che si pregia di essere uno dei percorsi più difficili in programma in questa folle vacanza dolomitica.

lunedì, agosto 18, 2008

Cronache dolomitiche - giorni 2 e 3

OVVERO: Sorapiss e Monte Piana

La domenica inizia presto e alle 9 siamo già in auto, in direzione del Passo 3 croci, da dove, lasciato il mezzo, inizia la nostra escursione sul massiccio del Sorapiss, verso l'incantevole omonimo laghetto e il Rifugio Vandelli. Una escursione che alla fine si rivelerà più lunga (più di 15 km tra andata e ritorno) ed ostica del previsto, ma che lascia come ricordo scenari di una bellezza unica, catturata dagli innumerevoli scatti della mia fotocamera.

La meta di stamattina, lunedì, è stata invece il Monte Piana, una sorta di museo a cielo aperto dove sono rimaste evidenti tracce delle battaglie che qui si sono svolte tra truppe italiane e truppe austriache durante la Prima Guerra Mondiale e della durissima vita di trincea. Mentre l'andata viene percorsa su "comode" jeep, per il ritorno i 3/4 della comitiva (assente la dolorante Jessy) decidono di scendere a piedi attraverso il ripido e precario sentiero disponibile dagli oltre 2300 metri della vetta ai 1700 metri della base. Una discesa che ha lasciato i suoi segni su muscoli e articolazioni delle gambe, complice anche la dura camminata del giorno prima, e che lascia prevedere per domani una giornata di recupero e relativo riposo.

sabato, agosto 16, 2008

Greetings from Dolomiti

Dopo il ritorno da Santo Domingo e dopo qualche giorno di riposo casalingo io e la Jessy siamo di nuovo ripartiti, in compagnia di Emicuggi e di Michela, alla volta di Auronzo di Cadore, per quella vacanza da tempo programmata e che sarà composta essenzialmente di lunghe passeggiate tra bellissimi paesaggi montani e approfondimenti gastronomici locali. Siamo arrivati stamattina dopo il trasferimento in auto notturno (7 ore e mezzo), ma la stanchezza non ci ha fermato e per pranzo abbiamo raggiunto (in funivia) il rifugio Col de Varda per poi ridiscendere a piedi verso Misurina, ma non prima di un soddisfacente pranzo.

A breve distanza di tempo dagli oltre 35 gradi di Santo Domingo ci ritroviamo così proiettati nei circa 12 gradi registrati oggi, con tanto di cime innevate tutto intorno. Come segno di continuità ho indossato oggi la t-shirt dell'Hard Rock Cafè di Santo Domingo, e presto ne vedrete le foto; trovandomi infatti a scrivere questo e i seguenti post in mobilità non posso pubblicare molti degli scatti realizzati, limitandomi ad alcuni di loro fatti direttamente dal mio N95. Spero che comunque rendano l'idea della ineguagliabile bellezza di questi luoghi.

mercoledì, agosto 13, 2008

Adios Santo Domingo

Il giorno 08-08-08 è quello prefissato per la partenza da Santo Domingo e il rientro in Italia; il volo è comunque alle 19.55, quindi gran parte della giornata è ancora di godimento e tintarella. Il volo scorre senza particolari problemi se non per un po' di ritardo nella partenza dell'aereo da Madrid e la solita interminabile attesa per i bagagli all'aereoporto di Fiumicino. Non rimane che concludere i post relativi a quest'ultima trasferta (quelli dal giorno 14 in poi li ho annotati quasi giornalmente sul mio taccuino ma li ho pubblicati in toto oggi, 13 agosto, da casa mia, in quanto il Playa Esmeralda non era dotato di connessione internet per i clienti) con uno slideshow riassuntivo di fotografie dall'isola di Hispaniola. Hasta luego.

venerdì, agosto 08, 2008

Cronache da Santo Domingo - giorno 19

OVVERO: effetti collaterali dominicani

Solo una foto, ma più eloquente di mille parole...

giovedì, agosto 07, 2008

Cronache da Santo Domingo - giorno 18

OVVERO: burocrazia italiana


Mercoledì è il giorno prescelto per concludere l'operazione "RIENTRO IN ITALIA"; ci rechiamo quindi presso l'ambasciata italiana e alla fine non siamo fuori prima delle 11, a testimoniare come tutti sappiamo che anche la nostra burocrazia non è da meno a quela dominicana. Ce ne andiamo comunque con i documenti necessari per il nostro rientro in Italia. Dopo una sosta da Kasbah (un negozio di oggettistica indiana consigliato alla mia donna dalla direttrice dell'hotel San Marco - non aveva nient'altro da fare... - e per la quale sosta Jessy pressava da giorni), da dove usciamo in compagnia di una fragile statua alta una sessantina di cm rappresentante una famiglia indigena, ritorniamo al Playa Esmeralda in tempo per pranzare. Durante il tragitto, in una impagabile scena dalla tragica comicità, dimostro la evidente fragilità della statuetta acquistata: per soppesare l'articolo, accuratamente impacchettato per il prossimo viaggio in valigia, lo sollevo prendendolo da quella che scopro essere la testa dell'uomo, la più alta dell'intero gruppo, la quale cede sotto il peso della gravità e la stretta della mia mano: scende una atmosfera da tempesta di coppia tra me e Jessy, che riesco a calmare promettendo un incollaggio perfetto al nostro rientro e profetizzando di aver solamente anticipato la probabile rottura della testa nel successivo viaggio aereo.

Per il resto della giornata mi ri-immergo nella tranquillità della spiaggetta e nella limpidezza del mare; quindi una nuotata in piscina e il rientro in camera per prepararsi per la cena.

mercoledì, agosto 06, 2008

Cronache da Santo Domingo - giorno 17

OVVERO: piccolo angolo di paradiso


La struttura alberghiera dove risiediamo è un piccolo villaggio a gestione italiana, meno di 50 camere in totale, immerso nel verde e nella tranquillità. Bello il villaggio, non male le camere, più che buono il mangiare ... ma il punto forte del tutto è, secondo me, la piccola spiaggia privata, popolata di palme, con sabbie bianche e acque cristalline, che diventa il mio luogo preferito per riposare, cuocermi al sole, fare lunghissimi bagni e dialogare con le persone del luogo (che nella maggior parte dei casi riescono a vendermi di tutto, dai sigari ai gingilli ornamentali artigianali).
Mia fedele compagna di siesta, anche durante le assenze di Jessy, presa tra massaggi e acconciature caraibiche, è Blanca, la simpatica cagnolina dell'albergo che si affezziona subito alle mie carezze. Tra un bagno in mare e uno in piscina rimango a mollo fino a quando c'è luce del giorno; a causa della fornitura dell'albergo, non c'è più la cerveza Presidente a farmi compagnia (quante ne ho bevute a Santo Domingo...) quindi mi accontento della (per me) inferiore cerveza Brahma e di ottimi succhi e cocktail alcolici.

martedì, agosto 05, 2008

Cronache da Santo Domingo - giorno 16

OVVERO: burocrazia dominicana

La costa a Santo Domingo nei pressi di Avenida Espana; nel frattempo alle mie spalle si compiva il furto che ha complicato la nostra permanenza sull'isola

Lunedì mattina scatta l'operazione "RIENTRO IN ITALIA", assistiti da Duilio; la prima fase è l'autenticazione delle denunce presso il palazzo della polizia, dove già ci scontriamo con una delle più ostinate e lente macchine burocratiche del mondo; mezzora passa aspettando che gli addetti capiscano quale sia l'ufficio preposto alla cosa; poi lo scopriamo da noi rivolgendoci di nuovo all'ufficio denunce. Tutto sommato alle 10.30 siamo comunque furi con i documenti necessari, essendo riusciti con pressanti richieste ad accorciare a mezzora un tempo di attesa che era inizialmente di un ora e mezza.
La seconda fase si svolge presso il consolato italiano, dove però scopriamo che abbiamo ancora bisogno di una cosiddetta "legalizzazione" delle denunce: si tratta in pratica di applicare dei bolli e di farli vidimare; tali bolli possono essere normali (3-4 giorni necessari per la loro vidimazione) o VIP (gestione immediata). Ovviamente scegliamo i secondi e, dopo averli acquistati in banca (un po' cari, 3000 pesos in totale) ci precipitiamo al Segretariato per la legalizzazione e, al grido di "semos VIP, semos VIP" passiamo direttamente davanti alla moltitudine di dominicani in fila e ci ritroviamo in pochi minuti con i documenti legalizzati.
Non c'è però più tempo per tornare al consolato e quindi si ritorna in albergo dove carichiamo tutti i nostri bagagli, paghiamo, salutiamo e ci spostiamo al Beach Resort Playa Esmeralda, sulla spiaggia tra Guayacanes e Juan Dolio, una cinquantina di km ad est di Santo Domingo.

lunedì, agosto 04, 2008

Cronache da Santo Domingo - giorno 15

OVVERO: una giornata dominicana

La spiaggia di Playa Palenque, con gruppo dominicano intento a costruire una torre umana in acqua.

La domenica inizia con calma, una buona colazione e un rilassante bagno nella piccola piscina del nostro piccolo albergo. Il relax ci traghetta fino alle 11.30 circa, quando partiamo alla volta di San Cristobal, dove ci attendono Rafael e la sua numerosa famiglia. Da San Cristobal ci muoviamo verso il litorale e incontriamo prima la spiaggia di Najayo e poi Playa Palenque, dove ci fermiamo in uno dei tipici bar-ristoranti sulla spiaggia.

La famiglia di Rafael è composta da ben 7 persone; la moglie, la suocera e 4 figli 3 dei quali piccolissimi e bellissimi (uno è il mitico Pedro). Durante la giornata, oltre a un pesce alla brace di oltre 3 chili, che smezzo con Jessy, mangio a mio rischio frutti di mare crudi e una sorta di marmellata color vomito a base di cocco e pina (ananas). Il prezzo da pagare per tale "sventatezza" sarà un po' di "squaqquera" nei giorni seguenti. Chiedo ed ottengo di pagare per tutti e me la cavo con poco più di 50 euri, quindi il gruppo si separa ed io e Jessy ci dirigiamo nuovamente verso Santo Domingo. Nel tardo pomeriggio è di nuovo zona coloniale, per una veloce sortita all'Hard Rock Cafè alla ricerca della t-shirt ricordo.

Con l'Armata Brancaleone ormai sciolta, la sera è la volta dell'"ultima cena"da Nello, con tanto di commoventi saluti finali (la foto che chiude il post è stata comunque scattata il venerdì prima).