domenica, febbraio 13, 2011

148 giorni

Sono i giorni di distanza dall'ultimo post. Quasi cinque mesi di silenzio che ai pochi followers avranno fatto pensare a un definitivo abbandono del mio blog-diario. E invece no: sollecitato da Jessy (secondo la quale "quando scrivo mi lascio andare di più rispetto a quando parlo), riprendo la "penna" in mano e riprendo a scrivere. Non che avessi deciso spontaneamente di abbandonare le pagine del blog, ma si sa che nel normale procedere della vita alcune cose che prima erano in secondo o terzo piano acquistano importanza ed alcune che prima erano in testa passano nel dimenticatoio; succede con i passatempi, con i programmi in tv e con i sentimenti. Ma le cose importanti alla fine ritornano sempre.
E dire che, nel tempo trascorso, di avvenimenti che avrebbero potuto ispirarmi nella scrittura ce ne sono stati - nella mia vita e non. E già ce ne erano quel lontano 18 settembre in cui scrissi l'ultimo post, che forse avevo tenuto da parte per un post successivo; post che arriva soltanto ora, 148 giorni dopo. Proviamo a fare un po' di ordine, prima di tutto nella mia vita:
  • la prima cosa che noto è che adesso scrivo completamente senza guardare la tastiera (eccezion fatta per le lettere accentate, ma solo perchè sto scrivendo su una tastiera con layout anglo-sassone), cosa che fino a poco tempo fa non mi riusciva di fare completamente;
  • per delimitare la situazione, oltre che nel tempo, anche nello spazio, diciamo subito che sto scrivendo da una piccola ma graziosa camera di un centralissimo hotel di (greetings from...) Bruges, nella quale mi trovo a causa dell'ennesima trasferta di lavoro in Belgio, sebbene nelle precedenti occasioni non avevo mai lavorato nel nord del paese. Sono arrivato lunedì scorso e, dopo 3 giorni e mezzo passati a Mons (meta classica delle mie trasferte belghe), mi sono trasferito - a bordo della fiammante Peugeot 107 assegnatami all'aeroporto di Bruxelles (che riesce a malapena a contenere me e le due valigie al mio seguito) - qui a Bruges dove passerò anche i prossimi 5 giorni prima del rientro in Italia.
  • il weekend che sta volgendo al termine, senza farmi intimorire dalla situazione di solitudine nella quale mi trovo, l'ho trascorso passando un intenso sabato ad Amsterdam (tre ore di auto per raggiungerla ma ne é valsa la pena), ed approfondendo l'esplorazione di Bruges (che già avevo visitato con Jessy nel settembre del 2008) e delle zone circostanti. Tante le foto scattate alle quali dedicherò un paio di slideshow nei successivi post.
  • avevo scritto il post precedente di ritorno da due settimane trascorse, tra il lavoro e la dolce compagnia di Jessy, nella rilassante atmosfera delle campagne costiere dell'alto lazio. E già scrivevo di una nuova preventivata trasferta in Pakistan, trasferta che c'è ovviamente stata e che ha rappresentato la degna conclusione (almeno per quel che riguardava i nostri obiettivi) degli sforzi profusi nel luglio precedente. Anche a questa esperienza vorrei dare un po' di spazio con un altro flashback nei prossimi post, insieme a un lungo slideshow di foto della straordinaria esperienza - foto che devo ancora riordinare ed organizzare (a proposito di cose che passano in secondo piano...);
  • e poi ci sono gli avvenimenti più importanti, quelli che si apprestano a cambiare la mia vita profondamente e quelli che hanno già avviato il processo di cambiamento. Ma andiamo per ordine, nel giro di pochi giorni renderò giustizia ai mesi tralasciati e metterò "nero su bianco" (anzi, vista la scelta cromatica del blog, "bianco su nero") tutto.
Per ora, e per evitare il post chilometrico, chiudo qui.

sabato, settembre 18, 2010

Interludio



Dopo un agosto tranquillo e casalingo, settembre ha portato nuovi impegni lavorativi in trasferta.

Ecco così che le ultime 2 settimane le ho trascorse nell'alto lazio, in quel tratto costiero compreso tra Santa Marinella e Tarquinia che, nonostante la vicinanza, non avevo mai avuto modo di perlustrare. L'occasione è stata quindi propizia per unire il diletto all' impegno professionale. La foto in alto, tramonto a Santa Marinella, è un'estratto degli ultimi approfondimenti fatti nel campo della fotografia digitale ed applicati proprio in questi giorni.

Il tempo di rientrare a casa per il weekend ed è già tempo di ripartire, per una nuova avventura che mi porterà prima a Genova e poi di nuovo in Pakistan per una nuova stagione della serie "cronache pakistane".

Location : Via Lucania, 6-28, 04100 Latina LT,
Posted via Blogaway

domenica, agosto 01, 2010

Cronache Pakistane - giorni 21 e 22

OVVERO: aspettando il rientro

Si consumano gli ultimi giorni ad Islamabad per il team italo-rumeno (ormai ridotto a 5 unità, i 4/5 dei quali prenderanno il volo tra stanotte e domattina) che ha impazzato in lungo e in largo per il territorio pakistano negli ultimi 20 giorni, tra una sessione in palestra, una nuotata in piscina, una partita a biliardo ed i vani tentativi di insegnare al povero cuoco del Marriott come si faccia uno spaghetto alla carbonara con la C maiuscola.

Ieri ci è scappata anche una mezza giornata di lavoro durante la quale, per una attività di "site survey" abbiamo visto un po' dei dintorni di Islamabad ritrovando, anche se più leggeri, i tratti tipici della civiltà pakistana già incontrati a Multan e Bahawalpur. Oggi invece la giornata è stata fondamentalmente dedicata allo shopping, con l'acquisto di articoli di artigianato locale in un tipico handicraft shop di Rawalpindi, i cui gestori saranno stati sicuramente contenti di fare affari con 4 stranieri.

E così tra qualche ora la navetta del Marriott Hotel mi porterà all'aeroporto internazionale di Islamabad e il volo Islamabad-Dubai-Roma della Fly Emirates mi riporterà finalmente a casa. Le cronache pakistane, per ora, si concludono qui.

sabato, luglio 31, 2010

Cronache Pakistane - giorni 11-19

OVVERO: le fatiche di Bahawalpur

Seduto alla scrivania della mia stanza del Marriott Hotel, leggo alcuni appunti di viaggio dei giorni scorsi e, supportato dai ricordi ancora ben presenti, mi metto a scrivere il resoconto di quelle calde giornate:

I giorni seguenti il nostro arrivo nella città di Bahawalpur sono stati quelli in cui l'attività professionale è entrata nel pieno, e visti i giorni persi ad Islamabad ci dobbiamo adoperare non poco per ottenere i risultati sperati. Tanto per complicare ulteriormente le cose, siamo nei giorni in cui il termometro raggiunge la temperatura record di 54 gradi, che i pori della nostra pelle sentono in tutta la loro violenza, visto che la maggior parte delle attività si svolge in esterno. La tipica giornata di Bahawalpur è così articolata:
  • sveglia alle 7 (eccezion fatta per il penultimo giorno in cui mi è suonata alle 5), frugale colazione a base di uova, pane burro e marmellata e tè, quindi raggiungimento del luogo di lavoro (rigorosamente scortati) e inizio delle attività;
  • dopo 10-15 minuti l'effetto maglietta-bagnata inizia a farsi sentire e questa è la fase più noiosa; raggiunto il giusto livello di sudorazione il fastidio inizia a venire meno;
  • dopo diversi litri di acqua e succo di mango si arriva all'ora di pranzo. Pranzo che è generalmente costituito da riso, pollo e dahl (una zuppa di lenticchie);
  • si riprende a lavorare e si arriva generalmente alle 7 di sera; gli ultimi giorni in un paio di occasioni la mia attività si è prolungata fino alle 9 di sera;
  • rientro in albergo (rigorosamente scortati) per una doccia ed un po' di relax prima della cena. Con l'andare avanti dei giorni mi accorgo che durante il giorno non avverto mai il bisogno di urinare, e realizzo che il motivo probabile è dovuto all'eccessiva sudorazione che irrompe nel normale processo diuretico degli innumerevoli liquidi ingeriti; la cosa mi lascia con un velo di preoccupazione;
  • dopo una cena inevitabilmente a base di riso, pollo e dahl, ci si rilassa nel giardino del motel sorseggiando Mountain Dew o tè verde, fumando, e parlando del più e del meno, mentre delle guardie armate provvedono alla nostra sicurezza controllando l'ingresso e il perimetro del motel. Quindi si va a dormire. In ognuna delle nostre stanze hanno dimora due o tre gechi che si preoccupano di tenere pulita la stanza stessa da eventuali insetti; tutto sommato danno anche compagnia.
Dopo 5-6 giorni di questo tran-tran la stanchezza inizia ad affiorare ed alcuni di noi ne sembrano quasi sopraffatti; per fortuna la vicina fine ed il buon andamento delle attività ci tiene a galla e ci fa arrivare all'inutilmente faticoso penultimo giorno. Al rientro in albergo, nonostante lo scarso successo dei test della giornata, ci sentiamo quasi liberati da un peso. Il giorno dopo mi sveglio con calma e rilassato, faccio colazione e attendo pazientemente il momento della partenza. Una pioggia torrenziale intervallata a momenti di cocente sole ci saluta mentre ci mettiamo nuovamente in marcia per percorrere gli oltre 700 km che, passando per Lahore (fino a dove siamo rigorosamente scortati), ci porta fino ad Islamabad. La prima parte del viaggio è un incubo che si snoda lungo strade densamente trafficate che passano per caotici centri abitati, dove le nostre macchine sorpassano tipici e pittoreschi camion (che procedono generalmente ad una velocità variabile da 7 a 12 km/h), tuk tuk, motorini, biciclette, carri trainati da asini o buoi, capre, cani ed ogni altra sorta di veicolo o essere vivente, facendoci provare in più di qualche occasione brividi di paura.
Oltre alla notizia del giorno prima su un aereo della Air Blue (compagnia privata pakistana) precipitato sulle colline a sud di Islamabad (150 i morti), a complicare la giornata arriva l'ulteriore notizia delle inondazioni a Islamabad e Peshawar che avrebbero causato centinaia di morti (500, secondo quanto riporta il giornale di oggi). La cosa inizialmente sembra costringerci ad una sosta forzata a Lahore; poi, ricevute notizie confortanti dalla capitale sulla possibilità di raggiungere il Marriott Hotel, arriviamo a destinazione a notte inoltrata, dopo più di 12 ore di viaggio. Posso finalmente fare una doccia calda e riposare su un comodo lettone a 7 guanciali, senza puntare la sveglia per il giorno seguente.

Cronache Pakistane - giorno 9

OVVERO: gita nel cuore del Pakistan

La sera del 20 luglio scorso, sulla misera brandina del mio misero bungalow nel misero hotel della misera città in cui eravamo approdati poche ore prima, scrivevo quanto di seguito:

Il previsto giorno di viaggio ha inizio ma con quasi due ore di ritardo sul previsto perchè tardano a venirci a prendere, confermando ulteriormente quanto già si era capito nei giorni precedenti, cioè che gli appuntamenti alla pakistana sono molto simili agli appuntamenti alla romana.

Partire alle 10 per percorrere i circa 360 km che ci separano dall'aeroporto di Lahore e prendere il volo della Pakistan International Airlines (PIA) delle ore 15 sembra impresa impossibile, soprattutto considerando la scarsa qualità della rete stradale pakistana. In realtà gran parte dei km che ci separano dalla meta scivolano via senza troppe complicazioni, lungo una autostrada poco affollata e di discreta fattura, eccezion fatta per un tratto di 4-5 km che scende nervosamente e pericolosamente (e i camion usciti fuori di strada che incontriamo lo dimostrano) tra le montagne fino a portarci lungo una sconfinata pianura dove si succedono senza sosta coltivazioni di riso e fabbriche di mattoni. Siamo entrati nel cuore del vero Pakistan, lontani dalla sottile decenza di Islamabad, e la cosa risulta ancora più chiara quando usciamo dall'autostrada e raggiungiamo Lahore. Le strade sono sovraccariche di un caotico ammasso di carretti, pedoni, auto, camion, bus, tuk-tuk, biciclette, asini, buoi, cavalli e altri animali, mentre costeggiamo un fiume inquinato e limaccioso in cui la gente si fa il bagno, si lava gli indumenti, fa il bagno alle proprie bestie e svolge altre attività.

Attraversiamo Lahore e raggiungiamo il moderno aeroporto della città alle ore 14.50. In qualsiasi altra nazione del mondo avremmo perso l'aereo ma non qui: il capitano in persona ci fa check in e imbarco e alle 15.25 saliamo a bordo dell'ATR42 che ci porta in poco più di un'ora all'approssimativo e decadente aeroporto di Multan. Dopo poco più di un'ora un piccolo bus ci viene a prendere per percorrere i circa 100 km che mancano per raggiungere Bahawalpur.
Lungo queste strade lo scenario diventa ancora più delirante e apocalittico di Lahore: ogni tentativo di descrivere quello che i miei occhi vedono sarebbe superflua e non riuscirebbe assolutamente a rendere l'idea. Il nostro alloggio per i prossimi 10 gg sarà in un hotel gestito dall'ente del turismo pakistano (Pakistan Tourism Development Corporation, PTDC). Siamo lontani anni luce dalla situazione del Marriott: in gruppi di due o tre ci dividiamo dei frugali bungalow con dei miseri letti e dei sudici bagni; unica fortuna, vista l'aria calda e soffocante di Bahawalpur, la presenza dell'aria condizionata.

Dopo una tipica cena pakistana a base di riso, pollo arrosto e "tikka chicken", servitaci dal cortese e disponibilissimo personale dell'albergo, non resta che coordinare le attività del giorno dopo ed avviarci nelle nostre fresche stanze per riposare, non prima di battezzare cinicamente il posto in cui ci troviamo come "il buco del culo del mondo".

Cronache Pakistane - giorno 20

OVVERO: Ritorno ad Islamabad

Ci eravamo lasciati all'alba della mia partenza per Bahawalpur, nel cuore del Pakistan, a poca distanza dal confine con l'India. Riprendo il mio diario di viaggio 12 giorni dopo, comodamente sdraiato sul lettone a 7 cuscini della mia stanza al terzo piano del Marriott Hotel di Islamabad, dove sono rientrato nella notte tra il 29 ed il 30 agosto dopo un allucinante (almeno per la prima metà) viaggio in auto di circa 750 km. Sono stati giorni intensi, faticosi ed appiccicaticci quelli di Bahawalpur, durante i quali non avendo avuto a disposizione una connessione internet, non ho potuto tenere aggiornato il mio diario; in realtà non ho neanche avuto la forza di mantenere un diario offline da pubblicare successivamente, eccezione fatta per il giorno del nostro arrivo. Con i ricordi ancora vividi di quei giorni farò comunque un riassunto in uno dei prossimi post.

Intanto, dopo le fatiche di Bahawalpur, il team si gode il meritato riposo nella prigione dorata del Marriott e pian piano inizia a smembrarsi; con le partenze di questa notte siamo rimasti in 5, tutti lasceremo Islamabad il 2 Agosto per tornare a casa. Le cronache pakistane volgono al termine con già la consapevole certezza di un nostro ritorno a settembre.

lunedì, luglio 19, 2010

Cronache Pakistane - giorni 6, 7, 8

OVVERO: comunque vada sarò su un cesso

Come previsto l'attività lavorativa è entrata nel vivo. Con soli 2 giorni e mezzo a disposizione, ci sono volute tante ore di straordinario e tanto sudore per stare nei tempi, ma alla fine il risultato può ritenersi soddisfacente! Oggi pomeriggio un po' di riposo, mentre domani, con il team già ridotto di un paio di entità, sarà giorno di viaggio: partenza alle 8 da Islamabad per raggiungere, in auto, la città di Lahore dalla quale, in aereo, raggiungeremo la città di Multan e da questa, ancora in auto, la destinazione finale: Bahawalpur, nella parte meridionale del paese, dove si svolgerà la seconda e più importante parte delle attività previste.

E mentre l'odierna visita di Hilary Clinton ha suscitato in me un sentimento di vaga preoccupazione per un eventuale rischio di attentati, stasera, sfogliando la pila di quotidiani che giaceva sulla scrivania della mia camera, ho notato come con maligna precisione ogni giorno vengano riportati in prima pagina notizie di morti, esplosioni e attacchi suicidi. Esempio esaustivo dalle sole prime pagine:
  • "Suicide attack shatters Swat peace; six dead", The Nation del 16 Luglio;
  • "Over 20 killed in Iran mosque explosion", The Nation del 16 Luglio;
  • "Foreign Fighter among 17 killed in Orakzai", The Nation del 16 Luglio;
  • "US Missiles kill 10 in N Warizistan", The Nation del 16 Luglio;
  • "10 killed in Tirah blast", The News del 17 Luglio;
  • "Militants kill 18 Shias in Kurram convoy attack", Daily Times del 18 Luglio;
  • "18 militants killed in Orakzay", The Nation del 19 Luglio;
  • "One killed in Sargodha blast", The Nation del 19 Luglio.
Intanto, però, l'unico attentato alla mia incolumità l'ha perpetrato la sbarra per veicoli del Marriott Hotel, contro cui mi sono sfranto violentemente oggi (mentre camminavo distrattamente) colpendola in pieno con lo zigomo destro, rimediando un bel taglio sotto l'occhio e un ematoma (neanche tanto vistoso se correlato alla "tranva" che ho dato) modello "pugno in un occhio".

Continua anche la personale lotta del mio intestino contro la flora batterica dei cibi e dei liquidi giornalmente ingurgitati; per dirla con un eufemismo potrei scrivere che "passo molto tempo seduto in riunione col ministro...". Una situazione che sarà sicuramente una costante anche nei prossimi giorni, da qui il sottotitolo del post :-)

A risentirci da Bahawalpur!

venerdì, luglio 16, 2010

Cronache Pakistane - giorni 4 e 5

OVVERO: acclimatamento

Dopo i primi giorni di permanenza in terra pakistana iniziano a vedersi i primi effetti sul team.
E così mentre Vic sogna del mio arresto per molestie ad un capriccioso ragazzino locale, Vic stesso è il primo a subire KO tecnico alla terza ripresa (dove "ripresa" sta per "cena in tipico ristorante pakistano", e "KO tecnico" sta per ... beh provate ad immaginare...). Io invece dopo quattro riprese continuo ancora a reggere anche se inizio a sentire i primi segni di cedimento.
E mentre l'attività stenta ancora a partire per problemi non dipendenti da noi, l'originale team di 4 persone che era arrivato "a testa di ariete" per sondare il campo si è allargato a fino ad arrivare ad 11 persone.Tutte più o meno in ferie nella prigione dorata del Marriott Hotel.

Nel frattempo si acquisiscono conoscenze ed esperienze sulla cultura pakistana, che vado ne seguito brevemente a citare:
  • oltre ad un innato odio per la cultura americana, è tipica nel pakistano una sorta di antipatia, anche qui per ovvi motivi, verso l'India e il Bangladesh; è quindi opportuno per non creare momenti di imbarazzo mostrare indifferenza verso questi due paesi e parlarne poco: l'India è così diventato nei discorsi "intra-nos" il "paese innominabile". Pochi giorni fa nel corso di una normale conversazione uno dei nostri interlocutori ha anche affermato che "gli inglesi sono stati la rovina del mondo"; per un paese che ha subito il dominio inglese che ne ha disintegrato l'identità è il minimo che ci si potesse aspettare;
  • per lo stesso motivo di qui sopra è meglio non mostrare apprezzamenti per filosofie tipo induismo, buddismo e simili. Un seguace di una di queste filosofie, per un musulmano, è un uomo senza fede e vizioso. Allo stesso modo è visto un ateo. Molto meglio, allora, fingere di essere cattolico (alla faccia di tutti gli scandali che stanno colpendo la nostra sacra romana chiesa!!!);
  • nell'ordinaria conversazione un motivo di imbarazzo è sempre in agguato: ad esempio, il giorno del mio arrivo indossavo una t-shirt con questa stampa sul davanti; se non che uno dei nostri interlocutori me ne ha chiesto il significato; per fortuna non mi sono gettato nella descrizione della teoria dell'evoluzione ma ho commentato con un opportuno e fantasioso "we're all slave to the enterprises, thanks to the Americans"; per fortuna perchè, come notato a posteriori, la teoria dell'evoluzione è considerata blasfema nella cultura musulmana;
  • Islamabad è una città strana: nata negli anni 60 e fin da subito pensata come nuova capitale pakistana, sorge all'interno di una zona naturale protetta a ridosso del limite sud occidentale dell'Himalaya. La città è divisa in settori creati dalla topologia ortogonale delle strade (un po' come le "streets" e le "avenues" a Manhattan), ma capita spesso di percorrere strade curvilinee circondate da una rigogliosa vegetazione. La temperatura in questo periodo è piuttosto alta (oggi si sono probabilmente toccati i 40 gradi), ma l'umidità è a livelli accettabili e spesso arriva un vento dal nord che porta un po' di sollievo;
  • con l'encomiabile e a volte imbarazzante ospitalità dei nostri interlocutori, ogni sera finiamo per banchettare intorno ad uno dei tipici ristoranti di Islamabad, dove si può assaporare una gustosa ma speziatissima cucina pakistana e, raramente, qualche piatto di cucina internazionale. Particolarmente grazioso un ristorante in cui siamo già stati due volte (vedi post precedente), il Des Pardes, all'interno di un tipico villaggio, dove si mangia e si fuma shisha all'aperto in comodi e tipici divanetti in un ambiente raffinato (eccezion fatta per i bagni) e rilassante e nelle immediate vicinanze di un piccolo e bellissimo tempio induista;
  • la zona di confine tra Pakistan e Afghanistan è famosa per le proprie piantagioni di marijuana e oppio; sebbene ora sia illegale, la marijuana è stata per secoli utilizzata per essere fumata con le shisha.
Oggi, alla quinta cena, riusciamo a non essere trascinati nell'ennesimo ristorante pakistano e ceniamo nell'ottimo ristorante cinese del Marriott mentre domani, dopo ennesimi rinvii, si dovrebbe entrare nel vivo delle attività lavorative.