Ho finalmente avuto modo di ascoltare l'ultimo omonimo album dei
Cure, uscito ormai più di un anno fa e che avevo intenzione di acquistare come già fatto con tutti i precedenti album del gruppo.
Fortunatamente non l'ho fatto!!!
Posso definire i Cure come il mio gruppo preferito, ho consumato i loro album migliori (
Seventeen Seconds, e
Disintegration su tutti) e accettato le loro
singolari escursioni musicali (come
Wild Mood Swings). Ma questa volta il cd non mi va giù, le canzoni scimmiottano sonorità che non sono mai appartenute al gruppo e la voce di
Robert Smith fa altrettanto; l'ho addirittura sentito urlare rabbioso in una delle canzoni, alla
Eddie Vedder. Ma i Cure non sono i
Pearl Jam e la differenza si nota. Ciò che più mi ha deluso è che mai avrei pensato che una personalità eclettica come quella di Robert Smith accettasse di pubblicare una tale accozzaglia di canzoni, evidente tentativo di avvicinare il gruppo a sonorità considerate più moderne. La speranza è che, come già fatto in passato, quella stessa personalità eclettica torni a sorprenderci. Nel frattempo mi sollazzo continuando ad ascoltare
Primary,
The Figurehead,
Lullaby (
qui un sito con i testi di tutte le canzoni fino a Wish) e gli altri indubbi capolavori che i Cure ci hanno regalato in più di 25 anni di musica.
Continuerò comunque ad ascoltare il cd per un po', come sempre faccio, ma stavolta dubito che cambierò il mio apprezzamento. Cosa che sta ad esempio succedendo con
Hail To The Thief dei Radiohead (il link rimanda al post in cui ne avevo già parlato), che sto apprezzando veramente molto, come previsto.
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