giovedì, novembre 03, 2005

Fuga da Roma

Non è il titolo di un remake italiano di "1997 Fuga da New York", ma quello che avviene praticamente ogni venerdi nella capitale: migliaia di auto che, già dalle due del pomeriggio, si affollano e si accalcano per cercare di uscire dalla città il prima possibile, in direzione delle loro case più o meno lontane; una follia che è ancora più accentuata quando si prospetta un week-end lungo, tipo quello creato dal ponte di quest'ultimo 31 ottobre.

Io e Jessy facciamo parte di quel consistente popolo di pendolari che ogni giorno arrivano nella capitale per affrontano la loro usuale giornata lavorativa e quindi rifuggire di nuovo verso casa; io ho la fortuna di restare sempre al di fuori dell'anello tracciato dal GRA e quindi di vivere marginalmente i noti problemi di traffico di questa città; ditelo invece a Jessy, che ogni giorno affronta i deliri di traffico della Pontina o, alternativamente, quelli del tratto di raccordo tra Casilina e Appia.

Ed ecco che, come successo quest'ultimo fine settimana, si fa finalmente venerdi, io riesco ad uscire dal lavoro alle 14, in anticipo, per andare a prendere Jessy e quindi tornarcene serenamente verso casa evitando le "ore calde"; è una bellissima giornata, penetrare all'interno della città non è problematico, anzi è quasi invitante; ma poi, raccolta Jessy, arriva il momento in cui occorre invertire la direzione, e ci uniamo a quel folto esercito di formichine a motore che si accalca verso tutte le possibili arterie in uscita, ed iniziamo a oscillare tra Cristoforo Colombo, Laurentina e Ardeatina e di nuovo Laurentina e via di nuovo sulla Colombo, ancora più basculanti di quanto già non siamo a causa della nostra posizione di pendolari, inventandoci percorsi alternativi e magari sconosciuti ai più. Ma senza successo, il solo risultato è quello di ritrovarsi incolonnati ad un semaforo piuttosto che ad un altro; e allora ci rassegnamo, qualcuno vicino a noi ha ancora la forza di fare l'ennesima inversione di marcia e provare l'ennesima alternativa; io invece, esausto, attendo e avanzo lentamente in fila, fino a quando, allontanandosi dalla città-trappola, gradualmente le formichine a motore si distribuiscono e si diradano...
Siamo nella tana delle tigri ma, quando si fa venerdi, chiamatemi Jena.

Nel frattempo già sto pensando, ingegneristicamente, a qualche soluzione (vedasi foto seguente).

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