OVVERO: neveDopo essere sopravvissuti ad uno stressante ordinario venerdì di lavoro (il cliente è veramente ostico e "pesante"), lo scenario che ci si presenta all'uscita dal tunnel è il preludio alla giornata seguente: oltre alla neve già depositata da giorni c'è una fitta nebbia che fa tuttuno con il bianco del terreno, mentre la strada si è trasformata in un misto di neve e fango che non rende comunque troppo difficile la discesa.
Decidiamo di lavorare anche il sabato e ci avviamo quindi sulla solita strada che da Ankara porta verso Elmadag: mentre ci avviciniamo, le dolci colline anatoliche sembrano pezzi di pandoro spolverati con zucchero a velo; ed infatti appena iniziamo a salire verso la nostra montagna capiamo subito che la neve sarà un problema; ci fermiamo a montare le catene ma, a causa della scarsa qualità delle stesse o della nostra scarsa familiarità con il montaggio, si sganciano continuamente costringendoci a continue soste (durante le quali ne approfitto per scattare e farmi scattare qualche foto, vedi sopra). Dopo la terza sosta decidiamo di desistere e ce ne torniamo indietro, proprio mentre inizia a nevicare abbondantemente, cosa che rende la nostra scelta ancora più saggia.
Per pranzare scegliamo un ristorante che ci è già noto lungo l'autostrada: è una classica lokanta turca dove contiamo di mangiare un buon Adana Kebab e dove, forse a causa del fatto che è sabato, non ci sono altri ospiti al di fuori di noi. Di conseguenza il menu non è vario: non c'è Adana Kebab e ci accontentiamo di un Doner Kebab che, a detta del locandiere, doveva essere di pollo, in quanto l'unico disponibile, ma che alla vista e al gusto sembra essere di agnello; tutt'altro che eccezionale e difficile da digerire (lo sento ancora adesso andare su e giù per lo stomaco). In compenso ci portano uno yogurt che è semplicemente de-li-zio-so; dovete sapere che yogurt è una invenzione e una parola di origine turca, un po' come la nostra pizza. In Turchia è un prodotto completamente naturale che si trova spesso a tavola, per guarnire piatti di carne o verdure o come antipasto, quasi in forma di formaggio spalmabile. Lo si trova anche da bere, allungato con acqua. Il locale è freddo e pieno di fumo (non di sigaretta ma dell'enorme barbeque e delle varie stufe a legna disseminate per i 2 piani), mentre fuori continua a nevicare; il pranzo ovviamente ci costa pochissimo. Ce ne torniamo in albergo per un po' di relax pomeridiano. La serata scivola via piacevolmente tra un giro di shopping, una cena italiota e una bella passeggiata in notturna nel centro di Ankara, dove ne approfitto per comprare un paio di guanti da un venditore ambulante spendendo l'irrisoria cifra di 3 lire turche.
Decidiamo di lavorare anche il sabato e ci avviamo quindi sulla solita strada che da Ankara porta verso Elmadag: mentre ci avviciniamo, le dolci colline anatoliche sembrano pezzi di pandoro spolverati con zucchero a velo; ed infatti appena iniziamo a salire verso la nostra montagna capiamo subito che la neve sarà un problema; ci fermiamo a montare le catene ma, a causa della scarsa qualità delle stesse o della nostra scarsa familiarità con il montaggio, si sganciano continuamente costringendoci a continue soste (durante le quali ne approfitto per scattare e farmi scattare qualche foto, vedi sopra). Dopo la terza sosta decidiamo di desistere e ce ne torniamo indietro, proprio mentre inizia a nevicare abbondantemente, cosa che rende la nostra scelta ancora più saggia.
Per pranzare scegliamo un ristorante che ci è già noto lungo l'autostrada: è una classica lokanta turca dove contiamo di mangiare un buon Adana Kebab e dove, forse a causa del fatto che è sabato, non ci sono altri ospiti al di fuori di noi. Di conseguenza il menu non è vario: non c'è Adana Kebab e ci accontentiamo di un Doner Kebab che, a detta del locandiere, doveva essere di pollo, in quanto l'unico disponibile, ma che alla vista e al gusto sembra essere di agnello; tutt'altro che eccezionale e difficile da digerire (lo sento ancora adesso andare su e giù per lo stomaco). In compenso ci portano uno yogurt che è semplicemente de-li-zio-so; dovete sapere che yogurt è una invenzione e una parola di origine turca, un po' come la nostra pizza. In Turchia è un prodotto completamente naturale che si trova spesso a tavola, per guarnire piatti di carne o verdure o come antipasto, quasi in forma di formaggio spalmabile. Lo si trova anche da bere, allungato con acqua. Il locale è freddo e pieno di fumo (non di sigaretta ma dell'enorme barbeque e delle varie stufe a legna disseminate per i 2 piani), mentre fuori continua a nevicare; il pranzo ovviamente ci costa pochissimo. Ce ne torniamo in albergo per un po' di relax pomeridiano. La serata scivola via piacevolmente tra un giro di shopping, una cena italiota e una bella passeggiata in notturna nel centro di Ankara, dove ne approfitto per comprare un paio di guanti da un venditore ambulante spendendo l'irrisoria cifra di 3 lire turche.
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