venerdì, luglio 16, 2010

Cronache Pakistane - giorni 4 e 5

OVVERO: acclimatamento

Dopo i primi giorni di permanenza in terra pakistana iniziano a vedersi i primi effetti sul team.
E così mentre Vic sogna del mio arresto per molestie ad un capriccioso ragazzino locale, Vic stesso è il primo a subire KO tecnico alla terza ripresa (dove "ripresa" sta per "cena in tipico ristorante pakistano", e "KO tecnico" sta per ... beh provate ad immaginare...). Io invece dopo quattro riprese continuo ancora a reggere anche se inizio a sentire i primi segni di cedimento.
E mentre l'attività stenta ancora a partire per problemi non dipendenti da noi, l'originale team di 4 persone che era arrivato "a testa di ariete" per sondare il campo si è allargato a fino ad arrivare ad 11 persone.Tutte più o meno in ferie nella prigione dorata del Marriott Hotel.

Nel frattempo si acquisiscono conoscenze ed esperienze sulla cultura pakistana, che vado ne seguito brevemente a citare:
  • oltre ad un innato odio per la cultura americana, è tipica nel pakistano una sorta di antipatia, anche qui per ovvi motivi, verso l'India e il Bangladesh; è quindi opportuno per non creare momenti di imbarazzo mostrare indifferenza verso questi due paesi e parlarne poco: l'India è così diventato nei discorsi "intra-nos" il "paese innominabile". Pochi giorni fa nel corso di una normale conversazione uno dei nostri interlocutori ha anche affermato che "gli inglesi sono stati la rovina del mondo"; per un paese che ha subito il dominio inglese che ne ha disintegrato l'identità è il minimo che ci si potesse aspettare;
  • per lo stesso motivo di qui sopra è meglio non mostrare apprezzamenti per filosofie tipo induismo, buddismo e simili. Un seguace di una di queste filosofie, per un musulmano, è un uomo senza fede e vizioso. Allo stesso modo è visto un ateo. Molto meglio, allora, fingere di essere cattolico (alla faccia di tutti gli scandali che stanno colpendo la nostra sacra romana chiesa!!!);
  • nell'ordinaria conversazione un motivo di imbarazzo è sempre in agguato: ad esempio, il giorno del mio arrivo indossavo una t-shirt con questa stampa sul davanti; se non che uno dei nostri interlocutori me ne ha chiesto il significato; per fortuna non mi sono gettato nella descrizione della teoria dell'evoluzione ma ho commentato con un opportuno e fantasioso "we're all slave to the enterprises, thanks to the Americans"; per fortuna perchè, come notato a posteriori, la teoria dell'evoluzione è considerata blasfema nella cultura musulmana;
  • Islamabad è una città strana: nata negli anni 60 e fin da subito pensata come nuova capitale pakistana, sorge all'interno di una zona naturale protetta a ridosso del limite sud occidentale dell'Himalaya. La città è divisa in settori creati dalla topologia ortogonale delle strade (un po' come le "streets" e le "avenues" a Manhattan), ma capita spesso di percorrere strade curvilinee circondate da una rigogliosa vegetazione. La temperatura in questo periodo è piuttosto alta (oggi si sono probabilmente toccati i 40 gradi), ma l'umidità è a livelli accettabili e spesso arriva un vento dal nord che porta un po' di sollievo;
  • con l'encomiabile e a volte imbarazzante ospitalità dei nostri interlocutori, ogni sera finiamo per banchettare intorno ad uno dei tipici ristoranti di Islamabad, dove si può assaporare una gustosa ma speziatissima cucina pakistana e, raramente, qualche piatto di cucina internazionale. Particolarmente grazioso un ristorante in cui siamo già stati due volte (vedi post precedente), il Des Pardes, all'interno di un tipico villaggio, dove si mangia e si fuma shisha all'aperto in comodi e tipici divanetti in un ambiente raffinato (eccezion fatta per i bagni) e rilassante e nelle immediate vicinanze di un piccolo e bellissimo tempio induista;
  • la zona di confine tra Pakistan e Afghanistan è famosa per le proprie piantagioni di marijuana e oppio; sebbene ora sia illegale, la marijuana è stata per secoli utilizzata per essere fumata con le shisha.
Oggi, alla quinta cena, riusciamo a non essere trascinati nell'ennesimo ristorante pakistano e ceniamo nell'ottimo ristorante cinese del Marriott mentre domani, dopo ennesimi rinvii, si dovrebbe entrare nel vivo delle attività lavorative.

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