sabato, luglio 31, 2010

Cronache Pakistane - giorno 9

OVVERO: gita nel cuore del Pakistan

La sera del 20 luglio scorso, sulla misera brandina del mio misero bungalow nel misero hotel della misera città in cui eravamo approdati poche ore prima, scrivevo quanto di seguito:

Il previsto giorno di viaggio ha inizio ma con quasi due ore di ritardo sul previsto perchè tardano a venirci a prendere, confermando ulteriormente quanto già si era capito nei giorni precedenti, cioè che gli appuntamenti alla pakistana sono molto simili agli appuntamenti alla romana.

Partire alle 10 per percorrere i circa 360 km che ci separano dall'aeroporto di Lahore e prendere il volo della Pakistan International Airlines (PIA) delle ore 15 sembra impresa impossibile, soprattutto considerando la scarsa qualità della rete stradale pakistana. In realtà gran parte dei km che ci separano dalla meta scivolano via senza troppe complicazioni, lungo una autostrada poco affollata e di discreta fattura, eccezion fatta per un tratto di 4-5 km che scende nervosamente e pericolosamente (e i camion usciti fuori di strada che incontriamo lo dimostrano) tra le montagne fino a portarci lungo una sconfinata pianura dove si succedono senza sosta coltivazioni di riso e fabbriche di mattoni. Siamo entrati nel cuore del vero Pakistan, lontani dalla sottile decenza di Islamabad, e la cosa risulta ancora più chiara quando usciamo dall'autostrada e raggiungiamo Lahore. Le strade sono sovraccariche di un caotico ammasso di carretti, pedoni, auto, camion, bus, tuk-tuk, biciclette, asini, buoi, cavalli e altri animali, mentre costeggiamo un fiume inquinato e limaccioso in cui la gente si fa il bagno, si lava gli indumenti, fa il bagno alle proprie bestie e svolge altre attività.

Attraversiamo Lahore e raggiungiamo il moderno aeroporto della città alle ore 14.50. In qualsiasi altra nazione del mondo avremmo perso l'aereo ma non qui: il capitano in persona ci fa check in e imbarco e alle 15.25 saliamo a bordo dell'ATR42 che ci porta in poco più di un'ora all'approssimativo e decadente aeroporto di Multan. Dopo poco più di un'ora un piccolo bus ci viene a prendere per percorrere i circa 100 km che mancano per raggiungere Bahawalpur.
Lungo queste strade lo scenario diventa ancora più delirante e apocalittico di Lahore: ogni tentativo di descrivere quello che i miei occhi vedono sarebbe superflua e non riuscirebbe assolutamente a rendere l'idea. Il nostro alloggio per i prossimi 10 gg sarà in un hotel gestito dall'ente del turismo pakistano (Pakistan Tourism Development Corporation, PTDC). Siamo lontani anni luce dalla situazione del Marriott: in gruppi di due o tre ci dividiamo dei frugali bungalow con dei miseri letti e dei sudici bagni; unica fortuna, vista l'aria calda e soffocante di Bahawalpur, la presenza dell'aria condizionata.

Dopo una tipica cena pakistana a base di riso, pollo arrosto e "tikka chicken", servitaci dal cortese e disponibilissimo personale dell'albergo, non resta che coordinare le attività del giorno dopo ed avviarci nelle nostre fresche stanze per riposare, non prima di battezzare cinicamente il posto in cui ci troviamo come "il buco del culo del mondo".

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