OVVERO: back in Ankara.
Con le riflessioni del post precedente ancora vivide in me, è iniziata un'altra settimana di lavoro in trasferta, che mi vede ritornare in Turchia nei luoghi già conosciuti e calcati nello scorso dicembre e gennaio. Per una volta mi posso concedere il lusso di non viaggiare di domenica ma piuttosto di lunedì, motivo per il quale la mala sorte si mobilita contro di me creando una delle peggiori giornate di viaggio che abbia mai avuto. Una giornata di ritardi in partenza, cambiamenti di volo, salto di coincidenza nell'aeroporto di scambio ... per culminare con lo smarrimento del bagaglio imbarcato. E così, per la prima volta da quando sono viaggiatore assiduo, mi è toccato rivolgermi al mitologico ufficio "Losts & Founds" dell'aeroporto, dove hanno fatto l'identikit del bagaglio e mi hanno lasciato una ricevuta. Non poteva esserci, allora, titolo migliore per il post, (ricordando quest'altro post).
Bagaglio che è, fortunatamente, rispuntato a più di 24 ore di distanza. Mentre scrivo un taxi me lo sta riportando in albergo, spero in condizioni integre sia interiormente sia esteriormente. Intanto con oggi sono tornato a lavorare a Snake Pit, nel solito ambiente malsano e alienante in cui avevo già lavorato. La cosa produce un effetto stressante notevole, tanto da non riuscire a tenere gli occhi aperti al ritorno durante l'ora di cammino che ci separa dalla capitale. Una manna dal cielo per la mia alopecia. E siamo solo al primo giorno.
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