La visione di alcuni film e altri avvenimenti di questi giorni hanno instaurato in me tutta una serie di considerazioni sul significato della vita e sul destino.
"O fai di tutto per vivere o fai di tutto per morire" ripete il protagonista del film "Le Ali della Libertà" (un bellissimo dramma carcerario tratto da un breve racconto di Stephen King), accusato ingiustamente di omicidio e condannato a 2 ergastoli, il quale impiega 20 anni per costruirsi una via di fuga dal carcere in cui è rinchiuso; 20 anni che non lo hanno assolutamente "istituzionalizzato" (un'altra frase ricorrente nel film), nè hanno intaccato il suo spirito libero e la voglia di vivere la sua vita fino in fondo.
E fa di tutto per vivere anche la protagonista di "Million Dollar Baby", ultimo film di e con Clint Eastwood vincitore anche di alcuni premi Oscar; fa di tutto per vivere dopo aver 'buttato' 30 anni della sua vita, ma finisce col chiedere di morire, con i suoi sogni e il suo corpo 'spezzati' da un crudele scherzo del destino.E non avevano certo chiesto di morire le oltre 270000 persone che hanno perso la vita proprio 60 anni fa a Nagasaki per lo sgancio della bomba atomica o a causa delle radiazioni successive (consiglio in proposito di visitare il sito "Remembering Nagasaki") o le 14 persone dell'aereo ammarato al largo di Palermo qualche giorno fa; vittime della follia di uno Stato che si sente padrone del mondo o del semplice errore o negligenza umana.
Vivere o morire, a volte è questione di attimi o di circostanze, a volte è il risultato di un lavoro che dura anni o della lucida pazzia umana; a volte è l'espressione di una volontà superiore, chiamatela provvidenza o destino o dio. Ma, tutto sommato, se è vero che "polvere sei e polvere ritornerai", come ricorda la bibbia, è anche vero che sono nato scalciando e scalcerò per tutta la vita che mi è concessa; o, come disse qualcun'altro (Groucho in uno dei primi numeri di Dylan Dog), "tra una polvere e l'altra un buon bicchiere non fa male".
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