OVVERO: il primo weekend turco
la moschea Kocatepe
Per Vito è ora di tornare a casa, per me ancora no: andiamo insieme all'aeroporto e affitto la mia auto. Mi dicono di darmi una Renault Clio ma all'uscita dall'aeroporto non la trovo, poi capisco perchè: ha una forma diversa, 3 volumi invece di 2 e si chiama Symbol. Ne approfitto per una breve digressione automobilistica su Ankara: le auto più diffuse sono proprio le Renault: in particolare si incontrano di frequente Renault 9, 11, e 12. Ci sono anche molte Fiat, molte delle quali dai nomi singolari: ecco quindi la Fiat Tofas (la cara vecchia Regata), e la Fiat Albea (sembra una Marea, ma più piccola).
Torno in albergo, lascio la macchina e, approfittando della giornata di sole, mi incammino verso il centro, passando per il vicino giardino botanico. Sarà una lunga passeggiata che mi porterà verso la movimentata via chiamata Tunali Hilmi Caddesi, e quindi verso la moschea Kocatepe, la principale e più grande della città; quindi mi getto nell'impressionante flusso di gente che popola le strade intorno Atakurk Bulvari, una delle arterie principali della città: è una massa impressionante di gente che passeggia ed entra ed esce da negozi e ristoranti, e di auto che percorrono le larghe strade usando spesso e volentieri il clacson. Il traffico di Ankara è parecchio caotico e, per quanto ho potuto osservare, per nulla rispettoso del pedone. Attraversare fuori dalle strisce pedonali comporta rischi altissimi, ed anche sulle strisce e con il semaforo pedonale verde non ci si deve sentire sicuri. Per cena mi unisco a Gianluca, avvicendatosi a Vito, e ci dirigiamo verso il Mezzaluna per la cena.
La domenica si rivela un giorno grigio e piovoso. Ne approfitto per riposare e, verso mezzogiorno, prendo l'auto e mi muovo in direzione del Mausoleo di Ataturk, il padre della moderna Turchia, un tempio sulla sommità di una collina nella nuova Ankara. Dopo di che, continuando le avverse condi-meteo, mi dirigo verso il centro commerciale Armada, in periferia e mi dedico a un po' di shopping. Trovo finalmente il cavetto che cercavo da giorni (vedi il post iniziale): è ora di tornare in albergo e mettersi a scrivere.
Torno in albergo, lascio la macchina e, approfittando della giornata di sole, mi incammino verso il centro, passando per il vicino giardino botanico. Sarà una lunga passeggiata che mi porterà verso la movimentata via chiamata Tunali Hilmi Caddesi, e quindi verso la moschea Kocatepe, la principale e più grande della città; quindi mi getto nell'impressionante flusso di gente che popola le strade intorno Atakurk Bulvari, una delle arterie principali della città: è una massa impressionante di gente che passeggia ed entra ed esce da negozi e ristoranti, e di auto che percorrono le larghe strade usando spesso e volentieri il clacson. Il traffico di Ankara è parecchio caotico e, per quanto ho potuto osservare, per nulla rispettoso del pedone. Attraversare fuori dalle strisce pedonali comporta rischi altissimi, ed anche sulle strisce e con il semaforo pedonale verde non ci si deve sentire sicuri. Per cena mi unisco a Gianluca, avvicendatosi a Vito, e ci dirigiamo verso il Mezzaluna per la cena.
La domenica si rivela un giorno grigio e piovoso. Ne approfitto per riposare e, verso mezzogiorno, prendo l'auto e mi muovo in direzione del Mausoleo di Ataturk, il padre della moderna Turchia, un tempio sulla sommità di una collina nella nuova Ankara. Dopo di che, continuando le avverse condi-meteo, mi dirigo verso il centro commerciale Armada, in periferia e mi dedico a un po' di shopping. Trovo finalmente il cavetto che cercavo da giorni (vedi il post iniziale): è ora di tornare in albergo e mettersi a scrivere.
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