martedì, luglio 31, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 11

OVVERO, ufficiale Bangla: "Sit down and enjoy the video"

Altra giornata tranquilla qui a Dhaka. Da qualche giorno non piove, e questa è la novità, anche se in tutto il paese continua l'allarmismo per l'aumento del livello dei fiumi, che già ha causato, come ogni anno, danni incommensurabili. Tra l'altro ho letto oggi dei disastri causati dalle inondazioni anche in Cina. Quanto di tutto ciò sarà dovuto all'uomo? Molto, forse.
Il corso procede ma mooooolto lentamente; l'apparato che sto insegnando questa settimana è più complicato di quello della settimana scorsa, e le difficoltà dei soldati, nonchè degli ufficiali è palpabile. Tra l'altro mi chiedono frequentemente piccoli break, e questo non fa che rallentare ulteriormente il corso. In particolare il tea break di oggi è particolarmente lungo: mi siedo con gli ufficiali nella stanza ricreativa e, mentre mangio un paio di spiedini ultrapiccanti con carne di manzo, cetrioli, pomodorini, e una sorta di formaggio fresco, parlo del più e del meno. Intanto la tv , generalmente sintonizzata su un canale di notizie, oggi è sintonizzata su MTV India (forse approfittando dell'assenza del comandante). Mi spiegano di come l'India abbia il monopolio dell'industria dell'entertainment, con i film di Bollywood e la musica pop. Improvvisamente inizia il video di una famosa canzone proprio tratta da un film Bollywood; c'è una versione indiana di Shakira che, vestita succintamente, scuote le varie parti del corpo e canta, mentre tutto intorno a lei dei complicatissimi balletti e delle sfarzose sceneggiature si succedono. Improvvisamente l'attenzione dei militari è catturata dal video. Mi dicono che il video è costato 15 milioni di dollari, poi mi invitano a sedermi di nuovo e a "godermi" il video. Che dura circa 15 minuti!!!. Osservo l'effetto calamita mediatico con un certo interesse; almeno oggi non c'è traccia delle letali mozzarelline di bufalo dolci.

Ieri, durante il break, uno degli ufficiali, raccontandomi la situazione politica del paese, mi dice che uno dei compiti assegnati all'esercito in previsione delle prossime elezione è il censimento delle persone aventi diritto al voto, con tanto di foto e raccolta delle impronte digitali, con il duplice obiettivo di realizzare anche le carte di identità nazionali. Stamattina, in merito alla faccenda, leggo sul Daily Star che la raccolta delle foto, in particolare riguardo alle donne, è in molti casi ostacolata dal conservatismo religioso. La cosa rischia di ridurre notevolmente il corpo elettorale, quindi il governo provvisorio lancerà una campagna per combattere il fenomeno con l'aiuto dei leader religiosi del paese, ossia gli Imam delle varie moschee.
Piccole storie di un paese che cerca faticosamente di diventare moderno, tra tradizioni religiose, catastrofi naturali e problemi "moderni" arrivati troppo presto (vedasi l'alto tassi di inquinamento della capitale).

lunedì, luglio 30, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 10

OVVERO, Ufficiale Bangla: "Ti cas sè!"

La giornata scorre via abbastanza piacevolmente nonostante manchino i caldi avvenimenti dei giorni scorsi. Mi trattengo al lavoro fino alle 15 di pomeriggio, perchè mi vengono chieste delle configurazioni avanzate sugli apparati che faccio dopo l'orario tradizionale di lezione. La lezione stessa scorre abbastanza lenta, perchè gli ufficiali prendono spesso la parola per rispiegare ciò che ho detto ai soldati in lingua Bangla. Sono simpatici momenti in cui capisco solo le parole che rimangono in inglese e niente altro. Sento però una frase ricorrente (vedi sopra) e chiedo a Nutu il significato; vuol dire "It's all right". Di seguito un esempio che ho registrato furtivamente con il telefono direttamente in "aula".









Durante il tea break con gli ufficiali, questi mi chiedono varie informazioni sull'Italia. In particolare mi viene chiesto se è vero che l'Italia è il paese della mafia; mentre inizio ad abbozzare la risposta penso a cosa dire. Alla fine affermo che ormai è più un mito che una realtà, e che comunque è qualcosa di più legato alla politica che non direttamente alla gente. Concludo dicendo che anche l'atteggiamento delle persone che subivano le attività mafiose è comunque cambiato. Mentre torno in aula inizio a ragionare sulla risposta che ho dato.

Torno in albergo e, senza passare per la consueta doccia, mi mangio un American Beef Burger al Chit Chat. Poi doccia e svengo un po' sul letto. Alle 18.45 inizia una lungua sessione in palestra che si protrae fino alle 20.30. Per la serata scelgo di nuovo lo Spice & Rice per provare il piatto vietnamita (anatra all'arancia, riso al vapore, verdure varie, e a corredo le solite salse piccanti). Anch'esso merita.

domenica, luglio 29, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 9

OVVERO: Paolo, "Stamattina sto una merda"

Stamattina Paolo rimane in albergo per k.o. tecnico alla nona ripresa. I continui sbalzi di temperatura di ieri gli procurano un lieve raffreddore e, forse qualche linea di febbre. Poco male, parto da solo per affrontare la lezione odierna; tanto da mercoledì in poi sarò solo comunque.
E ora la cosa più comica del giorno: durante il tragitto che separa l'albergo dal quartiere militare, in fila ad un semaforo, vedo una macchina di fianco a me che è la copia identica della mia Toyota Corolla. Penso: "finalmente una vera Corolla". Quando ci sorpassa scopro invece che si chiama Toyota Runx.... Il mistero sulla Corolla si infittisce.
Alle 10 sono già un bagno di sudore. Dal mercoledì della settimana scorsa mi hanno piazzato dietro la schiena un ventilatore che sembra un motore di un boeing 727. Pensate che goduria con il sudore che mi ritrovo addosso. Provo a girare la ventola un po' verso il muro (visto che i miei tentativi della settimana scorsa di spegnere il coso infernale si sono rivelati inutili ... un soldatino si rialzava immediatamente e lo riaccendeva!), ma il solito soldatino dopo poco si rialza e lo riposiziona esattamente in direzione della mia schiena. Tento di ripararmi dietro al leggio per limitare i danni. Oggi, oltre al solito dessert, mi toccano delle frittelle fatte con patate e carne di fegato! Buone, in realtà.
Prima di tornare il albergo, Nutu e Aqiq mi accompagnano in una sorta di superstore dell'informatica, dove devo acquistare un adattatore usb/seriale di cui ho bisogno per il corso. Si tratta di un edificio di 4 piani con innumerevoli negozi generalmente di piccole dimensioni che vendono tutto ciò che concerne l'informatica. A partire dal piano terra i negozianti ci rimbalzano continuamente di negozio in negozio e di piano in piano; all'ultimo piano troviamo finalmente il negozio giusto. L'adattatore mi costa 2600 taka (quai 30 euri): moooolto caro, ma l'azienda me lo dovrebbe rimborsare.
Torno in albergo che sono uno straccio; una doccia mi rinsavisce un po'. Paolo sta un po' meglio e mangiamo assieme al Chit Chat. Poi mi rifugio in camera per un po' di relax, e alle 18.30 ci diamo appuntamento nella hall per andare ad un centro commerciale. Paolo, che parte tra 2 giorni, ha bisogno di una valigia addizionale.... "Se continuo così ne avrò sicuramente bisogno anche io", penso, ma la mia permanenza è ancora lunga, quindi ci penserò in seguito. Ovviamente, quando arriviamo sul posto i prezzi sono talmente convenienti che ne compro una anche io. Inoltre questo piccolo centro ha un innumerevole numero di negozi di artigianato, quelli che cercavamo da giorni, oggetti d'antiquariato di qualsiasi tipo e fattura. Comprerei di tutto ma non posso, mi limito a qualche oggetto al quale non so resistere. Torniamo in albergo che mancano una diecina di minuti alle 9. Paolo si sente un po' di febbre addosso, io sono un po' stanco, quindi vado in camera e mi faccio un tè con biscotti. E' ora di provare l'adattatore comprato oggi, speriamo funzioni.

sabato, luglio 28, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 8

OVVERO, Ame: "There's traffic in the river too"

La giornata presenta una novità impensabile dopo 7 giorni di permanenza: il sole! Fa capolino verso le 10, mentre aspettiamo Munna fuori dall'hotel. Alla lunga la cosa si rivelerà essere una fortuna sotto il punto di vista fotografico ma una sfortuna sotto quello dell'abitabilità; fa caldo e molto. Partiamo alla volta di Old Dhaka, vogliamo vedere alcune delle cose più caratteristiche della città.
Il primo obiettivo è il Dhakeshwari Temple, un tempio Indù ben nascosto agli inizi della città vecchia. Ci arriviamo attraverso strade strette e affolatissime. Munna parcheggia all'interno della zona del tempio, noi scendiamo per ammirare un altare esterno con le statue delle divinità Indù e il tempio vero e proprio, ma da fuori per evitare di toglierci le scarpe. Come in ogni tempio Indù c'è un lago che viene utilizzato per i più svariati motivi: dal bere al lavare se stessi e i propri indumenti e così via.
Torniamo in auto e, sempre attraverso strade improponibili, ci dirigiamo verso il Lalbagh Fort, una delle costruzioni più caratteristiche di Dhaka. Trattasi di un forte la cui costruzione è iniziata verso la fine del secolo 17 e mai completata, attualmente ospita una moschea, una tomba e delle mura fortificate. Facciamo un giro all'interno e scattiamo qualche foto; conosciamo due giovanissimi ingegneri neolaureati che rimangono ammaliati quando vengono a sapere che anche noi siamo ingegneri e che siamo nel loro paese per lavoro. Ci scattiamo una foto assieme.

Siamo nei pressi del fiume Buriganga, e quindi partiamo di nuovo, destinazione Sadarghat, il cuore della Old Dhaka, una zona che pullula di attività, persone e risciò, nonchè sede di un frequentatissimo porto fluviale. Munna sembra un po' preoccupato e, infatti, durante il tragitto, gli rubano una delle frecce laterali dell'auto. Anche dalle continue chiamate che ricevo da Aqiq e Nutu capisco che forse ci stiamo imbarcando in qualcosa di un po' troppo pericoloso. Il motivo principale per cotanta imprudenza è l'aver precedentemente visto Sadarghat su Google Earth; cliccate qui (se avete Google Earth installato sul vostro pc) e capirete tutto.
Arriviamo comunque vicini al porto fluviale, e il buon Munna trova un ottimo parcheggio, con l'aiuto di alcuni abitanti del luogo che si prodigano a fermare il fiume di persone e di risciò che continua a scorrere lungo la strada. Appena scendiamo dalla macchina veniamo presi in consegna da due tipici booker (al nostro ritorno Munna ci dirà che erano tre ma che ne ha trattenuto uno per non incorrere in spiacevoli incidenti). Un po' come ci era successo al Banga Bazar. Ma questa volta non ci sono affari da fare, solo un giro turistico per il terminal del porto per scattare un po' di foto. E i 2 booker si rivelano preziosi. Ci fanno fare in giro completo della zona, non si lamentano quando rifiutamo la visita a un battello e rifiutamo di farci traghettare sull'altra sponda. Verso la fine iniziano a preoccuparsi della loro mancia, ma li tranquillizzo dicendo che ci sarà una buona ricompensa una volta ritornati alla nostra macchina. Nel frattempo intorno a noi è un brulicare di persone, battelli di varie dimensioni, bambini nudi e seminudi, fumi di vario tipo, venditori di sigarette, di frutti o di altra mercanzia, storpi, gente che ci importuna e ci chiede l'elemosina, curiosi, riparatori di imbarcazioni, passeggeri che sbarcano o si imbarcano, gente che si sente male, animali vari (capre, cani, corvi). Andiamo sul terrazzo del terminal e scattiamo una cinquantina di foto, quindi ci facciamo riportare dai due broker verso il nostro autoveicolo. Alla fine diamo la lauta mancia promessa, 100 taka a testa (circa 1,30 euro - ma non pensate che sia poco).
Ripartiamo, saltando agevolmente il pranzo, con destinazione il National Museum, dove ci facciamo una scorpacciata di cultura locale non indifferente, tra flora, fauna, opere d'arte, creazioni in legno, ceramica, pietra e avorio, armi, armature, strumenti musicali e quant'altro.
Il caldo è veramente insopportabile e i jeans mi si appiccicano addosso. All'uscita dal museo l'auto di Munna ci regala un po' di refrigerio.

Partiamo di nuovo per fare qualche altro acquisto presso Aarong, ma in un altro punto vendita rispetto a quello in cui eravamo stati, e quindi Munna ci riporta in albergo; non prima però di essersi fermato ad acquistare la freccia persa, lungo una strada piena di riparatori d'auto. Ci dice che gli è costata 1000 Taka (sarà vero???) e che la deve ripagare lui perchè il veicolo è sotto la sua responsabilità. All'arrivo in hotel gli diamo la solita lauta mancia. Ci ha dedicato l'intera giornata e abbiamo speso, mancia a parte, una quarantina di euro. Buono, direi.
Per finire non può mancare un saltino in palestra, e poi ceniamo allo Spice & Rice. Stasera scelgo il piatto Indonesiano. Haron, il simpatico cameriere del ristorante, mi dice di fare attenzione alla salsa di peperoncini pestati che mi porta nel piatto. Poco dopo mi vede spalmare abbondantemente la salsa sulla carne e accorre preoccupatissimo. Mi dice che è la prima volta che vede uno straniero mangiare tranquillamente quel tipo di salsa. Mah, mi sembra, in questi giorni, di aver mangiato cose ben più piccanti.

Oggi abbiamo scattato veramente un numero impressionante di foto memorabili, aiutati dalla presenza del sole che ha accesso la moltitudine di colori di Dhaka. In attesa di realizzare un secondo slideshow, e in aggiunta alla foto in alto, inserisco un altra foto in conclusione di post.
E' mezzanotte e trenta e domani si torna a lavorare. Intanto fuori ha ripreso a piovere.

venerdì, luglio 27, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 7

OVVERO, Aqiq: "Water and water everywhere"

Alle 10 in punto, come stabilito, Aqiq ci viene a prendere. Il tempo sembra reggere: certo, non c'è il sole ma neanche la pioggia, e tra l'altro non sembra esserci neanche il caldo soffocante dei giorni precedenti.
Ci dirigiamo verso nord-est, passiamo l'aereoporto Zia e andiamo fuori città, lungo strade completamente devastate dai recenti 20 giorni consecutivi di pioggia. La destinazione è un "piccolo" affluente del Buriganga, dove ci imbarchiamo a bordo di una tipica imbarcazione locale (fatta di bambù e sospinta da un vecchissimo motore cinese rumorosissimo e dai neri e pesanti gas di scarico) per una gita lungo il fiume. La cosa ci da la possibilità di osservare direttamente la vita di tutti coloro che abitano nei pressi del fiume, che dall'acqua traggono sostentamento e a causa dell'acqua, soprattutto in questo periodo, rischiano la propria casa e i propri beni e affetti. E ci da diretta testimonianza di che cosa voglia dire la stagione delle piogge per questa nazione, questa città, questa gente.
Vediamo acqua dappertutto e non capiamo come questo possa essere, secondo le parole di Aqiq, un "piccolo" fiume. Aqiq ci dice che la maggior parte dell'acqua che vediamo è il prodotto delle inondazioni, e i cartelli pubblicitari, i tralicci dell'alta tensione e alcuni isolati alberi che spuntano dal livello dell'acqua ne sono una dimostrazione. Lungo il nostro tragitto vediamo un po' di tutto: imbarcazioni di pescatori di piccola, media, grande fattura; imbarcazioni per il trasporto, barconi-discoteca con impianti sonori di bassissima qualità e pieni di adolescenti che ballano e si divertono; gente che si arrampica sui tralicci dell'alta tensione mezzo-sommersi per tuffarsi nel fiume; intere famiglie che fanno il bagno; capre e mucche che mangiano su piccoli lembi di terra circondati dalle acque; e soprattutto gente che lavora; chi a riparare barche, chi a montare reti e a pescare, chi su piccole piattaforme utilizzate per estrarre sabbia dal fiume. Aqiq ci spiega che la strada che abbiamo percorso per arrivare all'attracco è nettamente più alta del fiume e riesce a proteggere le terre vicine dai momenti di piena del fiume stesso. Durante questi stessi periodi di piena viene estratta sabbia dal fiume e, con condutture lunghe anche alcuni chilometri, viene depositata nelle paludi vicine. La sabbia sedimenta bene e velocemente e quindi le zone che si vengono così a formare sono edificabili nel giro di poco tempo.

Torniamo indietro e proseguiamo in macchina, circumnavigando in direzione anti-oraria la città per entrarvi da sud. Passiamo per quartieri poverissimi attraversati da strade devastate. Mercati mattutini dove la merce si può trovare solo di prima mattina, poi viene trasferita nei mercati più importanti della città. Arriviamo al Basundhara City Mall per mangiare in uno dei numerosi fast food dell'ottavo piano. Mangio pizza e crocchette di pollo. La pizza non mi sembra affatto male.
Il pomeriggio è dedicato alla visita al Liberation War Museum, nella New Dhaka, un quartiere principalmente composto di case costruite dagli inglesi durante il dominio britannico, e oggi sede principalmente di facoltà universitarie. Il Liberation War Museum è il più funereo e triste museo che abbia mai visto, ma ci permette di conoscere bene la storia di questo affascinante paese, che di seguito riassumo:
  • avevo già accennato alla dominazione inglese (che iniziò alla fine del secolo 18) e al fatto che, prima di andarsene, costoro abbiano creato delle divisioni in base alla religione: siamo alla fine degli anni 40 e, dove prima di loro c'era un unica grande nazione nonostanze le differenti religioni, dopo di loro ci saranno tante nazioni quante religioni principali. Secondo questo concetto il Bengala, essendo prevalentemente musulmano, viene annesso al Pakistan. Abbiamo così West Pakistan e East Pakistan; in mezzo l'India.
  • Da questo momento la gente del Bengala iniziò a lottare per la propria indipendenza e libertà, prima (anni 50) con il Bengali Language Movement, a difesa della propria lingua e contro la decisione del Pakistan di imporre la propria.
  • Nel 1970, un ciclone devastante piegò la già povera popolazione e l'insofferenza per il governo del Pakistan crebbe a dismisura; il governo pakistano decise allora di iniziare una campagna militare per riportare l'ordine nella religione. I metodi violenti e le migliaia di morti che i pakistani si lasciarono alle spalle diedero inizio agli esodi e ai campi di rifugiati nella vicina India. Sofferenze indicibili raccontate nel museo mediante crude testimonianze principalmente fotografiche.
  • La rivolta contro l'invasore pakistano partì da Dhaka, principalmente mediante i movimenti studenteschi, per poi diffondersi velocemente in tutto il paese. Gente comune, non soldati, si armava e combatteva contro il nemico pakistano. Il resto delle nazioni del mondo si schierarono con l'una o l'altra parte: principalmente da un lato Pakistan, USA e Cina, dall'altra Bengala, India e Russia. L'intervento dell'esercito indiano e gli aiuti ricevuti dalla Russia furono decisivi per la vittoria finale, ma quella del 1970 fu principalmente una vittoria del popolo. Così nel 1971, con la dichiarazione di indipendenza, nacque la Repubblica Popolare del Bangladesh.
  • Gli anni successivi furono difficilissimi per il paese, mentre si scoprivano i resti dei vari genocidi perpetrati dai Pakistani nei confronti della popolazione. Immaginate di entrare in una stanza e di vedere delle teche piene di teschi, omeri, frammenti di gabbia toracica e colonna vertebrale, tutti meticolosamente classificati, mentre al di sopra delle teche sono appese crude fotografie del ritrovamento dei corpi. Questo è quello che vedrete, poco prima di raggiungere l'uscita, se visiterete il Liberation War Museum di Dhaka.
Alle 16.40 siamo di nuovo in albergo; alle 18,30 appuntamento in palestra. Oggi nulla da segnalare a riguardo. Per la serata scegliamo uno dei ristoranti segnalati dalla guida non ancora provati, lo Spitfire a Gushlan, un quartiere piuttosto vicino al Radisson. Non ci sono auto Europcar e allora chiediamo un taxi. Invece del consueto taxi giallo arriva uno scassatissimo baby taxi blu (proprio dopo le raccomandazioni ricevute ieri); l'addetto dell'hotel ci dice di non preoccuparci e istruisce il tassista; a dir la verità un po' preoccupati, partiamo alla volta dello Spitfire. Una volta arrivati al quartiere il tassista, che ovviamente non parla una parola di inglese, inizia a chiedere informazioni ai risciò, e la preoccupazione cresce. E cresce ancor di più quando la polizia (notoriamente corrotta) ci ferma a un posto di blocco. Ci chiedono da dove veniamo e dove stiamo andando e che cosa ci facciamo a Dhaka; dopo aver risposto, ci lasciano andare senza neanche chiederci il fiorino (citazione cinematografica), anzi indicandoci la strada (hurray). Il fatto di lavorare per l'esercito ci ha indubbiamente aiutato. Mangiamo grill e barbeque, piuttosto gradevole. Ritorniamo lentamente all'hotel. Lentamente perchè il baby taxi è una vecchissima Suzuki Maruti che tocca la velocità massima di 30 km orari, emette rumori molesti e gratta ogni volta che l'autista cambia marcia. I tuk-tuk ci sorpassano senza difficoltà, e ad ogni buca il retro della macchina tocca l'asfalto. E immaginate noi che entriamo nel lussuoso Radisson Hotel a bordo di cotale calesse. Delirante.
Concludo con una foto panoramica dell'acqua di Dhaka, creata da 2 scatti a bordo dell'imbarcazione che abbiamo utilizzato per il nostro tour. Ingrandite per apprezzare.

giovedì, luglio 26, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 6

OVVERO, Ame: "vedo tutto annebbiato"

La novità del giorno è che non ci vengono offerte le mozzarelline di bufalo caramellate. In compenso, al loro posto, alle 10 di mattina ci tocca una brodaglia calda e una bella porzione di patatine fritte! Tutti coloro a cui raccontiamo delle nostre esperienze pomeridiane dei giorni precedenti ci dicono di stare molto attenti a girare da soli per Dhaka, perchè è facile perdersi o incappare in gente poco raccomandabile. Sembrano quasi sorpresi della nostra intraprendenza.

Dopo il consueto spuntino al Chit Chat, nonostante l'assenza della pioggia, decidiamo di rientrare nelle nostre stanze per un sonnellino pomeridiano ed un po' di attività rilassanti (tipo guardare un Bollywood Movie alla tv). Alle 18.30 scatta la mia sessione in palestra. Decido di fare prima un po' di macchine per allenare i muscoli e poi un po' di tapiroulant. Ma devo aver esagerato nello sforzo muscolare perchè immediatamente dopo aver finito un paio di macchine per le gambe ed i glutei, e ad una sola macchina dalla fine, inizio a sentire un affanno non indifferente che non riesco a calmare. Beh per farla breve ho avuto un calo di pressione ed ho dovuto smettere di esercitarmi e sedermi per riprendere un po' di lucidità. Ed infatti dopo qualche minuto la nebbia davanti agli occhi ha iniziato a distogliersi. Niente tapiroulant; torno in camera, dove mi rilasso altri 10 minuti mangiando un pacchetto di Pringles per poi buttarmi sotto la doccia.

Per la cena decidiamo di mangiare Bangli. Al solito chiediamo all'hotel un auto con autista, ma stasera ci fanno aspettare parecchio. A un certo punto dicono di averci chiamato un taxi; aspettiamo ancora un po' e proprio quando pensavamo, vista l'ora (10 di sera), di dover ripiegare sullo Spice & Rice, ecco arrivare Munna a salvarci la serata. Mangio delle polpette di gambero, una sorta di paella bengalese e un piatto di pesce tipico locale. Pietanze accompagnate da una tipica focaccia all'aglio. Spendo circa 7 euro.
Domani inizia il weekend. Per la mattina ci hanno organizzato un tour cittadino che, se il tempo lo consente, dovrebbe contenere un boat trip sul Buriganga, il fiume principale che attraversa Dhaka. Oggi concludo con una sola pillola ma inserisco uno slideshow delle foto più significative scattate in questi giorni, la più bella delle quali (secondo me) è riportata in apertura di post. Enjoy.
  • Casomai dovesse capitare a Dhaka, ricordatevi sempre di chiedere dei taxi gialli e mai di quelli neri o blu (chiamati anche baby taxi), essendo questi ultimi guidati da gente poco raccomandabile che vi potrebbe portare in zone malfamate per farvi rapinare e rapire. E ricordatevi comunque di annotarvi il numero del taxi o il nome del guidatore che appare sul cartellino esposto sul cruscotto. Un altro buon suggerimento è quello di concordare prima il prezzo per la vostra destinazione e far lasciare spento il tassametro.

mercoledì, luglio 25, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 5

OVVERO, Il fiume di Risciò

Un'altra giornata intensa ed eccitante a Dhaka! Il che vuol dire che ho perso un altro giorno di palestra al Radisson, ma non temete! Domani non mancherò. Ma finchè saremo in due a condividere questa esperienza ho deciso di vivere e conoscere la città nel profondo. Durante il mese di Agosto, rimanendo solo, mi concentrerò di più sull'attività fisica e ed i passatempi intellettuali.
Le mozzarelline di bufalo caramellate ormai non sono più una novità, quindi ritornerò a parlarne casomai ci fosse un giorno durante il quale non mi vengono offerte al tea break mattutino.
La mattinata è stata una delle più dure e insudiciate, sarà per l'umidità al 100% o per il fatto che fare pratica a 30 militari, 20 dei quali sono tanto ignoranti quanto volenterosi di sapere e incapaci di comunicare con me, è arduo.
Durante lo spuntino al Chit Chat (il bar per pasti veloci del Radisson, dove ormai il barista è nostro amico), mentre pianificavamo il pomeriggio arriva puntuale la pioggia. Uno sgrullone di medio-alta intensità che per fortuna dura poco. E' tempo di uscire: chiediamo di noleggiare una macchina e chiediamo di Munna; ci viene chiesto dove desideriamo andare e rispondiamo: New Market e Aarong, 2 posti per fare shopping nelle vicinanze di una importante strada della New Dhaka chiamata Mirpur Road. Ci viene chiesto di attendere, poi ci viene riferito che nessuna macchina è disponibile. Mmm, strano. Comunque non ci scoraggiamo e chiediamo di prendere un taxi. Al suo arrivo con il suo scalcinato veicolo, il tassista viene istruito sulle destinazioni e viene "comandato" di seguirci nelle nostre peregrinazioni commerciali. Il veicolo, sebbene fatiscente, contiene un impianto audio artigianale (aspettate di vedere la foto, non ci crederete...) di buona fattura che diffonde quella che penso sia musica pop Bangli. Il tassista ovviamente conosce solo 2 parole di inglese: "sweet", che dice quando vuole sottolineare il suo apprezzamento per un qualche prodotto, e "one minute", che utilizza quando si deve allontanare temporaneamente.
La visita al Dhaka New Market (alla fine di Mirpur Road, che quindi percorriamo per intero) è una esperienza di vita, e arrivandovi capiamo il motivo della strana assenza in hotel delle lussuose auto Europcar. A parte il consueto traffico per arrivare a destinazione (poco meno di un'ora per circa 15 km di distanza), Mirpur Road è una vera Babilonia di auto, camion, autobus, tuc-tuc, persone a piedi che si muovono tranquillamente nel traffico, vecchi, bambini, storpi, biciclette, moto, ma soprattutto.... "risciò".
Sono un po' dappertutto ma, da un certo punto in poi, alla nostra destra nell'altra careggiata (ricordatevi che nel Bangladesh si guida a sinistra), parte una corsia separata dalle altre esclusivamente dedicata a loro. Ed è qui che vediamo il fiume di risciò: ce ne sono a centinaia, tutti occupati, incolonnati e quasi fermi. I trasportati farebbero prima ad andare a piedi ma non lo fanno e il fiume di risciò procede lento. Ci fermiamo ad un semaforo ed un altro fiume di risciò scorre, questa volta veloce, nella direzione perpendicolare alla nostra. Una visione semplicemente sbalorditiva.
E un'altra meraviglia è il nostro arrivo al New Market: se Mirpur Road era Babilonia, il New Market è il centro di Babilonia. Indescrivibile. Sostiamo in un parcheggio sotterraneo all'interno del quale la temperatura è di circa 80 gradi C, e, accompagnati dal nostro tassista/guida, ci immergiamo negli infiniti colori del New Market. Forse siamo gli unici stranieri tra migliaia di migliaia di Bangli, ma non mi sento assolutamente a disagio. Saluto e ringrazio tutti coloro che mi invitano ad entrare nel loro negozio, distribuisco sorrisi soprattutto ai bambini, e faccio i miei buoni affari. La struttura è simile a quello del Banga Bazar ma l'ambiente è piuttosto diverso: c'è meno sporcizia e l'atmosfera è più distesa. Intrattengo anche qualche gradevole conversazione con i negozianti, e tutti mi sembrano gentili e disponibili.
Ce ne andiamo dal New Market piuttosto provati e appiccicaticci, ma soddisfatti. Prossima destinazione, Aarong, sempre nei pressi di Marpur Road, risalendola in direzione dell'hotel. Non sapevamo se si trattasse di un mercato o di un centro commerciale, ma solo che si trovavano manufatti artigianali a prezzi bassissimi. Il posto si rivela essere un negozio di 4 piani piuttosto raffinato ed evoluto, ogni commesso/a parla perfettamente l'inglese ed è possibile pagare con carta di credito. Visitiamo ogni piano tranne il secondo (per mancanza di tempo), ma è il terzo piano che cattura la nostra attenzione: il piano dei manufatti artigianali. Di bellissima fattura ed estremamente economici. Avrei voluto portare via di tutto ma, con il pensiero allo spazio nelle valigie, mi sono limitato ad una manciata di cose.
Sono le 8, Aarong chiude e il nostro bravo tassista ci riporta in albergo, deliziandoci con musica pop elettronica locale che mi sembra addirittura piacere. Non stavamo usando il tassametro e alla fine offriamo al tassista 1200 taka (poco più di 10 euro, ma è una cifra altissima per un tassista), lui col suo sorriso simpatico alla fine ce ne strappa 1400. Bene così.
Ennesima doccia, cena allo Spice & Rice, il ristorante etnico del Radisson, dove mangio un piatto tipico di Singapore (Laksa Chicken) e una piacevole giornata è giunta a conclusione. Domani è l'ultimo giorno della prima settimana di corso (nei paesi islamici il fine settimana è composto dal Venerdì e dal Sabato), un buon momento per tirare le prime conclusioni dal punto di vista professionale.
N.B., la foto è nuovamente presa da Internet. Fino alla fine del mese il fotografo ufficiale del viaggio, in virtù della sua reflex Nikon da 27 milioni di euro, è Paolo. Scattiamo foto principalmente dall'interno dei veicoli che ci trasportano, e la mia fotocamera sarebbe quasi inutile. Prossimamente pubblicherò qualche slideshow con le foto più significative. Concludo con le consuete pillole raccolte dalla mia osservazione o dialogando con le persone del luogo:
  • prima della conquista dei territori da parte degli inglesi, India, Pakistan, Bangladesh, Nepal e qualcos'altro erano una unica grande nazione. Quando il popolo finalmente ricacciò indietro gli inglesi, questi crearono volutamente delle divisioni tra le varie popolazioni di questi territori. Da qui provengono le varie faide tra paesi confinanti, il possesso del Bangladesh da parte del Pakistan e la lotta per l'indipendenza, la rivalità tra Bangladesh e India e quant'altro.
  • La Toyota Yaris in Bangladesh si chiama Toyota Vitz
  • Ho visto per le strade di Dhaka decine e decine di Toyota Corolla, ognuna differente dall'altra e tutte differente dalla mia. Questo è un mistero che penso rimarrà insoluto.
  • A Dhaka ci sono 2 tipi di autobus pubblici, i "local bus" (viaggiano con le porte aperte, sono letteralmente stracolmi di persone, ma incredibilmente altre persone continuano a salirvi al volo e a trovare posto) e i "sitting bus" (solo posti a sedere, all'interno dei quali, concludo, è forse obbligatorio pagare il biglietto). I bus sono comunque tutti scassatissimi, rumorosi e dai densi gas di scarico.
  • All'interno del New Market ho visto la prima donna con un giro quasi completo di carne scoperta, all'altezza della vita. Avrebbe fatto meglio a coprirsi.
  • Molte altre donne hanno invece un viso ed uno sguardo bellissimo, magnetico e fulminante. Ma il viso e, a volte, le forme accennate sotto le vesti coprenti sono tutto ciò che concedono.

martedì, luglio 24, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 4

OVVERO, Munna: "Everyday Traffic in Dhaka"

La giornata di oggi è stata piuttosto movimentata e interessante. Mi tolgo subito il dente dolente, ho saltato la sessione in palestra, ma non per assenza di volontà ... semplicemente il succedersi degli eventi non me lo ha permesso.
Il giorno inizia all'insegna della continuità: ieri sera mi ero addormentato al suono della pioggia battente, stamattina mi sveglio al suono della pioggia battente; anche oggi il corso è stato un bagno di sudore; anche oggi ho mangiato mozzarelline di bufalo caramellate.
Dopo la consueta doccia ed uno spuntino veloce, alle 16 nonostante la pioggia incessante decidiamo di affittare un'auto con driver e di partire alla volta del Banga Bazaar, nella vecchia Dhaka, che ci era stato descritto come il più economico dei mercati di Dhaka. Dopo un ora di traffico sconvolgente (con la solita farcitura di tuk-tuk e risciò nonostante il tempo inclemente, finalmente arriviamo a destinazione. La scena che si presenta ai nostri occhi è esattamente quella della foto qui sopra (presa dalla rete) con in più la pioggia. Al nostro ingresso al Banga veniamo subito presi in affidamento da un tipo del luogo, un uomo sdentato che, utilizzando un orrendo ma stranamente comprensibile inglese e nonostante i nostri rifiuti, decide di farci da guida nell'immensa Babele di mercanti che popolano il luogo, di tenerci al sicuro dai loro richiami e dagli interventi delle decine di bambini che chiedono qualche spiccio per e di farci fare degli ottimi affari. Dopo qualche minuto capiamo che il tipo cerca di fare affari per lui: stranamente ad ogni negoziante a cui chiediamo il prezzo di un particolare tessuto lui si intromette dicendo qualcosa in lingua Bangla e magicamente il prezzo diventa di 1500 taka (circa 18 euro). A nulla valgono i nostri inviti a smettere di farci da guida, a nulla valgono i tentativi di fare affari con i mercanti evitando il suo intervento. Dopo una ventina di minuti usciamo dal Banga Bazaar alla ricerca del nostro autista. Munna, questo il nome dell'autista (il suo nickname in realtà, perchè qui si usa un po' come in Brasile), ci dice che il tipo era il boss locale, un drogato che tiene sotto scacco tutti i mercanti e cerca di fregare con i suoi modi tutti i turisti che capitano al Banga Bazaar. Chiediamo a Munna di portarci in un'altra parte a fare un po' di shopping, e capitiamo in un quartiere completamente diverso, tranne ovviamente che per il traffico, i tuk-tuk, i rickshaw e i mendicanti (storpi e bambini) ai semafori. E' il quartiere Banani, dove ci fermiamo in un negozio dove non c'è caos, la merce ha il cartellino attaccato, i commessi non ti stressano ma sono al tuo servizio, e i prezzi sono comunque economicissimi. Riempio 2 buste di roba varia (parenti, preparatevi a ricevere i miei doni al ritorno) con circa 30 euro.
Sono ormai le 20, e ci facciamo accompagnare da Munna al ristorante coreano dove volevamo mangiare ieri. Si tratta del ristorante Arirang a Gulshan, un altro quartiere tranquillo di Dhaka. Mangiamo un paio di antipasti a base di vegetali, una ZUPPA DI PINNA DI PESCE SQUALO (non chiedetemi cosa ci fosse dentro), un piatto di carne di manzo cucinata al tavolo (ogni tavolo ha un fornello al centro) e un piatto di gamberetti al peperoncino rosso. Tutto estremamente spicy e gustoso. Beviamo birra (data la religione, è difficile trovare alcolici nei ristoranti). Spendiamo circa 12 euro a testa.
Alle 22.20 siamo in albergo. Sei ore di auto con autista (la maggior parte delle quali passate nel pazzesco traffico di Dhaka) e 54 km percorsi ci costano circa 25 euro totali. Lasciamo una lauta mancia a Munna, se l'è meritata. Ora sono le 23:49 ed è ora di andare a dormire. Non so se fuori piove, non voglio saperlo; il weather forecast che ogni sera ci viene lasciato in camera prevede tempeste ed una umidità del 100%. Domattina mi aspetta un altro bagno di sudore. Concludo con una serie di veloci informazioni sul mondo Bangla di cui sono venuto a conoscenza parlando con diverse persone:
  • Il Bangladesh ha ottenuto l'indipendenza dal Pakistan (che cosa volesse il Pakistan, che è da tutta altra parte, dal Bengala mi sfugge) negli anni 70. Sono stati appoggiati dall'India ma ci tengono a sottolineare che hanno sconfitto i pakistani grazie soprattutto al loro forte desiderio di libertà.
  • In Bangladesh vivono 140 milioni di persone (una densità altissima) e il territorio è continuamente funestato da calamità naturali. Per il governo è difficile dare supporto all'intera popolazione (parere di un ufficiale dell'esercito Bangla)
  • Il governo del Bangladesh riceve continuamente aiuti dalle altre nazioni del mondo ma non utilizza questi fondi per aiutare il popolo. Per il governo il popolo sta benone (parere di Munna).
  • La polizia Bangla è completamente corrotta, nelle strade principali i rickshaw non potrebbero transitare, ma basta allungare qualche spicciolo di taka al poliziotto di turno e il transito è consentito.
  • Le spiagge di Cox's Bazar, all'estremo sud-est del paese, sono le più lunghe del mondo.
  • Il calcio è estremamente popolare in Bangladesh, quasi tutti simpatizzano almeno per una squadra nazionale del mondo, principalemte Brasile, Argentina e Italia. Spesso i supporter del Brasile e dell'Argentina si azzuffano per le strade.
  • Durante l'ultimo mondiale di calcio numerose bandiere italiane sono state issate altissime sulle case di Dhaka.
  • Un impiegato della Europcar (i.e. Munna), lavora più di 16 ore al giorno (dalle 6:30 a mezzanotte) per uno stipendio base mensile di circa 4.600 taka ( 50 euro); straordinari pagati una miseria dopo l'undicesima ora.

lunedì, luglio 23, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 3

Stamattina ho fatto fatica ad alzarmi. La sveglia ha suonato alle 7.25 ma mi sono alzato alle 7.50. Apro la tenda ed osservo qualcosa di diverso: il sole!. Ho comunque poco tempo per meravigliarmi, faccio colazione in fretta e furia perchè ci vengono a prendere alle 8.30, ed ecco iniziare il secondo giorno di lezione. Che finisce tranquillo e in un bagno di sufore come quello di ieri. Finisce alle 13.45, con un quarto d'ora di ritardo, perche durante l'ultima ora faccio fare una esercitazione pratica e veniamo invasi da orde di soldati volenterosi di imparare e poco brillanti nel farsi comprendere. Anche oggi non sfuggiamo al fatidico rito della colazione con gli ufficiali: oggi ci propinano una sorta di zuppa di ceci extra piccanti con del riso soffiato, comunque gradevole, e dell'ottimo the con latte. Quando già pensavamo di poter rientrare in quella sorta di stanzone che viene utilizzato come aula, ecco spuntare le letali mozzarelline di bufala (o sarà latte di BUFALO????) dolci. Pazienza, ho ormai capito che sarà una costante della mia permanenza a Dhaka.
Rientro in albergo, ovvia doccia (altro elemento che si propina come costante durante tutta la mia permanenza), spuntino veloce al bar dell'hotel e quindi, approfittando della bella giornata, decidiamo di uscire. Destinazione, il Basundhara City Mall, il centro commerciale più grande e lussuoso della città. Il nostro autista mi porta per la prima volta nel cuore della città. E il traffico si amplifica: migliaia di auto, tuk-tuk e rickshaws, che occupano ogni spazio a disposizione, cambiano continuamente corsia, si sfiorano ed usano continuamente clacson e fari abbaglianti. L'aria è quasi irrespirabile, sembra che la si possa tagliare con un coltello, e ad ogni semaforo orde di storpi e bambini che cercano di venderti ogni tipo di cosa (dai popcorn a sacchetti di limoni a copie pirata dell'ultimo libro di Harry Potter) assalgono la nostra auto. Finalmente arriviamo al centro commerciale: 8 piani di negozi e una hall immensa e sfarzosa. Tre sono le cose che noto:
  • i negozi sono tutti piccolissimi e raggruppati per categoria (al primo piano cellulari e tecnologia, al secondi abbigliamento e così via...), e all'interno di ognuno di essi ci sono dai 3 ai 4 commessi che ti invitano ad entrare e ad acquistare la loro merce.
  • molti ragazzi si tengono per mano: inizialmente pensavo di essere capitato in mezzo a un popolo di froci ma poi mi hanno spiegato che è una usanza diffusa, una maniera di mostrarsi affetto reciproco per combattere i dispiaceri dell'infanzia difficile che molti di loro hanno passato.
  • all'interno del centro commerciale si trovano persone del ceto medio-alto borghese della città, e devo dire che ho visto pochissime donne completamente coperte da vesti o burka. Anzi molte di loro vestono in maniera particolare (colori sgarcianti ed utilizzo di veli), ma elegante. E molte donne sono di una bellezza terrificante e mi osservano (a volte sembra con sorpresa, a volte con curiosità, a volte con sguardi sensuali). Ho notato tutto ciò tramite sguardi veloci e furtivi per non mettere a rischio i miei attributi più intimi.
Fatti un paio di acquisti (la maggior parte dei prodotti la si trova a prezzi più economici che in Italia, ma su alcuni prodotti il risparmio è quasi imbarazzante), torniamo in hotel e, dopo un cambio d'abito veloce, ci buttiamo in palestra per il nostro secondo giorno di esercizio fisico. Tra una doccia e un po' di riposo si fanno le 10 di sera: è ormai tardi per provare un altro ristorante della città, andiamo quindi al lussuoso ristorante all'ottavo ed ultimo piano del Radisson hotel, dove spendo circa 40 euro per un antipasto, un piatto composto e un dolce. Tutto estremamente squisito ma troppo costoso per le mie tasche. In più il cameriere mi posiziona il tovagliolo sulle gambe, cambia centinaia di volte le posate, non lascia la bottiglietta d'acqua sul tavolo ma provvede a riempirmi il bicchiere quando necessario, e ci chiede continuamente se il cibo è di nostro gradimento. Troppa cura per i miei gusti.
Alla fine della serata ha ripreso a piovere con forte intensità (maledetti monsoni). Adesso è, l'1:15 di notte e continua a piovere con la stessa implacabile intensità.
A proposito, domani sono invitato, come uno dei più apprezzati ospiti dell'hotel, ad un cocktail party dal General Manager del Radisson. Mah, misteri degli alberghi a 5 stelle!!!

domenica, luglio 22, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 2

La sveglia ha suonato alle 7 (ora locale) ma, ancora stordito dal lungo viaggio iniziato 2 giorni fa e terminato ieri, non sono riuscito ad alzarmi prima delle 7.35. Una rasatura veloce, una spruzzatina di Autan e di filato a fare una squisita colazione. Alle 8.30 ci vengono a prendere per portarci in una installazione militare, attraverso strade asfaltate intensamente trafficate di auto fatiscenti e strade dissestase e fangose intensamente trafficate di rickshaw, spinti avanti dai loro proprietari attraverso faticosissime pedalate. Ancora piove, e con intensità maggiore rispetto a ieri, e continuerà per tutto il giorno. Al mio arrivo nel posto di lavoro mi aspetta una aula ovviamente fatiscente e per di più torrida, che si tenta inutilmente di rinfrescare attraverso alcuni ventilatori, e più di 30 militari ordinatamente seduti ai loro posti. Ovvio che abbia provato un po' di soggezione, ancor di più quando ho scoperto che era presente un cameraman per riprendere l'intero corso...
La lezione scivola via tranquilla fino alle 13.30, gli unici momenti di apprensione sono quando qualcuno dei discenti mi rivolge qualche domanda nel loro generalmente poco comprensibile inglese. Per non parlare del tea break, quando veniamo invitati nella saletta dei generali e degli alti ufficiali e ci vengono offerti delle palle di carne di pollo panata e, come dessert, delle mozzarelline di bufala caramellate (o almeno questo mi sembrava dal loro sapore). Il bicchiere d'acqua l'ho cautelativamente evitato, mentre ho gradito il black coffee, molto migliore di quello dell'albergo.
Alle 14 siamo di nuovo in albergo. Obbligatoria una doccia per togliere la sgradevole sensazione di appiccicaticcio sulla pelle, e quindi pranzo al ristorante dell'hotel. Pasto delizioso come la colazione della mattina. Dopo una sancrosanta pennichella pomeridiana ed escludendo, causa avverse condi-meteo, una visita alla città, ci buttiamo in palestra per un'ora e mezza di sano sforzo fisico. Per la cena decidiamo di uscire per andare a mangiare in un ristorante thailandese consigliatoci dal personale dell'albergo. Un taxi ci viene a prendere, ci aspetta fuori al ristorante e ci riporta in albergo. Alla fine prova a fare la cresta sul prezzo pattuito ma rimedia solo una piccola mancia. Curiosità, all'arrivo al locale un tipo in tenuta simil-militare ci apre la portiera, ci saluta in maniera simil-militare e ci indica l'ingresso del ristorante. All'uscita storia simile. Concludiamo la serata sorseggiando una birra nel club dell'hotel, con tre minute e svestite indocinesi che cantano ogni tipo di successo internazionale mentre un bambino mette su le basi.

P.S., la foto l'ho scattata io ma alla prima pagina del Daily Star, la testata nazionale più importante del paese, la cui copia mi viene lasciata giornalmente in camera.

sabato, luglio 21, 2007

Greetings from Dhaka


Ebbene si, vi scrivo proprio da questa strana e caotica città di questo strano e lontano paese che è il Bangladesh. Dalla mia stanza d'albergo del mio lussuoso hotel (da dove ho scattato la foto panoramica che vedete qui sopra), dopo ore su ore di viaggio (da Roma a Bangkok per poi proseguire per Dhaka), stanco per i voli e stravolto dai cambiamenti di fuso orario. Ovviamente non sono qui per piacere personale (sono pochi quelli che sceglierebbero il Bangladesh come meta per le loro vacanze e io non sarei sicuramente tra loro) ma per lavoro. 33 lunghi giorni di permanenza nella capitale del Bengala Libero di cui cercherò di lasciare testimonianza su questo blog, tramite gli scatti fotografici e le esperienze personali.
Ciò che è apparso ai miei occhi, quando l'aereo ha oltrepassato l'ultimo strato di nuvole durante la fase di atterraggio, è stata una distesa di acqua limacciosa dalla quale emergevano pochi isolotti di terra più o meno abitati; una strada che tagliava a metà questo grande specchio d'acqua; quindi un po' di strade fangose sulle quali, sotto la pioggia, si muovevano faticosamente alcuni rickshaw. Quindi l'aereoporto, la fila alla polizia di frontiera, il ritiro del bagaglio (di cui temevo lo smarrimento), il cambio di un po' di euri nella moneta locale. All'esterno, una folla enorme, principalmente composta di bambini, assiepata lungo le inferriate, ma ho fortunatamente evitato il bagno di folla. Quindi una corsa verso l'hotel attraverso una trafficatissima strada piena di tuk tuk e veicoli fatiscenti. Ora sono le 23.05 locali e vado a dormire. Goodnight from Dhaka.

lunedì, luglio 02, 2007

Smagneto

Nel palmares dei miei record personali ultimamente ho aggiunto un item preoccupante.
Tre carte di credito smagnetizzate in poco più di un mese.
Va bene la prima ... "può capitare", ho pensato.
Quando ho smagnetizzato la seconda carta, richiesta da poco meno di un mese, ho iniziato a preoccuparmi.
Ma quando mi sono fatto prestare da Jessy la sua carta e, la sera dello stesso giorno, ho ricevuto lo stesso messaggio - "carta illegibile, rivolgersi alla propria banca" -, ho capito che qualcosa dentro di me era cambiato. Che ero in grado di sprigionare una forza smagnetizzante in grado di bloccare anche il più forte dei supereroi. E con la consapevolezza di questa nuova forza ho iniziato a ad essere affascinato dal male! Non avvicinatevi a me se state telefonando col vostro apparecchio mobile: vi cadrà la linea (e a meno che non siate utenti Wind la cosa vi preoccuperebbe). Non statemi vicini se possedete carte magnetiche: ne intercetto di qualsiasi tipo, dalla carta punti del supermercato alla tessera della videoteca alla vostra American Express. E le smagnetizzerò solo per il piacere di farlo. Evitatemi. Sono il nuovo antieroe. Sono l'alter ego di uno dei personaggi dei Fantastici 4. Sono SMAGNETO!
Io ho preso le mie precauzioni (sono così cattivo che colpirei anche me stesso) - mi sono rotto di richiedere in continuazione nuove emissioni della mia carta di credito (fastidiosi effetti collaterali del mio essere cattivo). E allora l'ho avvolta in una comune bustina elettrostatica. Un po' fastidiosa quando devo utilizzare la carta, ma niente più costi di riemissione.