Mercoledì è il giorno prescelto per concludere l'operazione "RIENTRO IN ITALIA"; ci rechiamo quindi presso l'ambasciata italiana e alla fine non siamo fuori prima delle 11, a testimoniare come tutti sappiamo che anche la nostra burocrazia non è da meno a quela dominicana. Ce ne andiamo comunque con i documenti necessari per il nostro rientro in Italia. Dopo una sosta da Kasbah (un negozio di oggettistica indiana consigliato alla mia donna dalla direttrice dell'hotel San Marco - non aveva nient'altro da fare... - e per la quale sosta Jessy pressava da giorni), da dove usciamo in compagnia di una fragile statua alta una sessantina di cm rappresentante una famiglia indigena, ritorniamo al Playa Esmeralda in tempo per pranzare. Durante il tragitto, in una impagabile scena dalla tragica comicità, dimostro la evidente fragilità della statuetta acquistata: per soppesare l'articolo, accuratamente impacchettato per il prossimo viaggio in valigia, lo sollevo prendendolo da quella che scopro essere la testa dell'uomo, la più alta dell'intero gruppo, la quale cede sotto il peso della gravità e la stretta della mia mano: scende una atmosfera da tempesta di coppia tra me e Jessy, che riesco a calmare promettendo un incollaggio perfetto al nostro rientro e profetizzando di aver solamente anticipato la probabile rottura della testa nel successivo viaggio aereo.
Per il resto della giornata mi ri-immergo nella tranquillità della spiaggetta e nella limpidezza del mare; quindi una nuotata in piscina e il rientro in camera per prepararsi per la cena.
Per il resto della giornata mi ri-immergo nella tranquillità della spiaggetta e nella limpidezza del mare; quindi una nuotata in piscina e il rientro in camera per prepararsi per la cena.
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