domenica, agosto 05, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 15 e 16

OVVERO, Here Comes The Flood

free music

Non mi sto riferendo alla bellissima canzone di Peter Gabriel, sebbene ricordandola abbia voluto inserirla (nella versione "quiet" del 1990) per consentirne l'ascolto (che consiglio vivamente), ma alla situazione che sta vivendo Dhaka in questo periodo. Il Daily Star di oggi titola:
"Flood approaches Dhaka"
"Rivers around the city swell further"
La piena sta arrivando dal nord su tutti i fiumi che circondano Dhaka. Il Buriganga (il fiume principale che attraversa la città) è ancora 32 cm sotto il livello di allerta ma tutti gli altri fiumi intorno alla città hanno già abbondantemente superato questo limite. E l'acqua che ha già allagato i poverissimi villaggi del nord del paese allaga ora i poveri agglomerati intorno la capitale. I soli mezzi di trasporto utilizzabili sono le imbarcazioni, mentre aumentano i casi di diarrea e colera; le strutture ospedaliere si trovano a dover curare molte più persone di quanta sia la loro capacità ricettiva.
Dopotutto il Bangladesh è una terra dilaniata dagli innumerevoli corsi d'acqua che scorrono al suo interno (date un occhiata dall'alto con Google Earth); e non parliamo di ruscelli, ma di immensi fiumi come il Brahmaputra e il Gange, che poi tra l'altro si uniscono (questo avviene a sud-est di Dhaka) prima di gettare la loro immensa portata in mare in quelle che vengono chiamate le Bocche del Gange. Due cose da dire su questo scenario, apprese grazie alla mia permanenza qui:
  • nella zona in cui questi 2 grandi fiumi confluiscono si crea nell'acqua un vorticoso spettacolo di colori, dovuti all'unione di acque da un lato limpide e dall'altro limacciose;
  • la convivenza con le piene ormai per la gente, soprattutto dei villaggi a ridosso dei grandi fiumi, è una questione di sopravvivenza. Ecco che allora, ad esempio, le case dei villaggi sono principalmente costituite di bambù e lamiera, e si possono facilmente spostare e ricostruire da un'altra parte. Sembra che la tecnica sia avere la casa su una sponda del fiume; se la piena rompe l'argine sulla stessa sponda l'altra sponda risulta essere sicura; ecco che allora i poveri abitanti smontano la propria casa, guadano il fiume e la rimontano sull'altra sponda.
E' una situazione che potrebbe sembrare strana da comprendere, ma quegli stessi fiumi e quelle stesse inondazioni che sembrano la maledizione di questo popolo sono in realtà anche la loro salvezza. Come mi disse Aqiq in occasione della nostra gita in barca di 9 giorni fa, "The river gives, the river takes" ... "Il fiume da, il fiume prende". Ecco che allora le grandi piene aumentano la quantità del pescato; inondano i campi dove, una volta che le acque si saranno ritirate, si faranno dei rigogliosi raccolti; consentono di estrarre la sabbia dal fondo del fiume che verrà utilizzata per bonificare le paludi e costruirvi. Arrivati a questo punto mi sembra d'obbligo concludere con una foto inerente l'argomento. Quelo che vedete inondato, in altre stagioni, è usato come campo di calcio. Ora viene utilizzato dai bambini come piscina. Quella strana costruzione che vedete dietro la porta è un monumento funerario. Un defunto è stato cremato in quel posto e, dopo aver sparso le sue ceneri al vento, viene eretto questo particolare edificio. Più l'edificio è alto (notate ad esempio quello che si vede sullo sfondo), più la persona deceduta è importante e di alto rango.

Nessun commento: