venerdì, agosto 17, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 26 e 27

Ovvero, il Biryani.

Con un finale in crescendo (non solo nel sudore), ieri ho concluso anche la quarta settimana di corso. Altri 4 giorni di lezione e poi saluterò questi simpatici militari bengalesi.
Stamattina Aqiq e l'innominabile autista passano a prendermi alle 11 circa (con mezzora di ritardo rispetto alla pianificazione in quanto si sono imbattuti in un acquazzone di proporzioni apocalittiche a pochi chilometri dall'albergo - dove invece splendeva il sole). La prima cosa che chiedo è di andare da Aaron per shopping: è una delle mie ultime occasioni e ci sono delle cose che devo assolutamente comprare. Quando usciamo dal negozio è ormai ora di pranzo, sta diluviando ed Aqiq mi propone di mangiare Bangla. Accetto volentieri. Ci dirigiamo allora in un vicino ristorante per mangiare il vero piatto tipico di Dhaka, chiamato Biryani. Vediamo di cosa si tratta.

Il biryani è un piatto a base di riso (immancabile) e carne, più altri alimenti accessori (uova, patate...). Innanzitutto esistono 4 tipi di biryani, a seconda del tipo di carne utilizzata (pollo o carne di pecora) e a seconda del metodo di preparazione (carne e riso cotti separatamente e poi uniti, oppure cottura simultanea). Il più tipico in quanto a sapore è quello con carne di pecora e cottura simultanea, ed è ovviamente quello che prendiamo. Cuocere simultaneamente riso e tranci di carne di pecora non è assolutamente facile, a causa dei differenti tempi di cottura, ed infatti si utilizzano tecniche particolari per le quali serve tutta l'esperienza del cuoco; le tecniche infatti si tramandano di padre in figlio dai tempi della dominazione moghul, e sono in pochi quelli che possono vantarsi di saper preparare un ottimo biryani. Grazie all'intercessione di Aqiq possiamo dare uno sguardo in cucina. Il biryani viene preparato in pentole modello "cannibali", all'interno delle quali vengono depositati strati successivi di riso e carne. La cottura avviene con fuoco a legna, e il bordo superiore è provvisto di una sorta di strato di non so quale materiale che garantisce la copertura ermetica del coperchio ed evita la fuoriuscita del calore. Il biryani va servito caldo. Quando si preparano le porzioni, si affonda nella pentola in senso longitudinale, così da pescare nei vari strati di riso e carne. A parte, viene servita anche una ruota di carne di manzo fritta. Cosa dire, il biryani ha colto nel segno tanto da farmi chiedere per un piccolo bis. Esco dal locale soddisfatto e sazio.

Ci muoviamo verso sud, fuori da Dhaka, per dirigerci verso le sponde del secondo fiume della zona dopo il Buriganga. Lungo la strada che costeggia il fiume osservo le scene più desolanti che abbia visto dal mio arrivo circa un mese fa. La strada è completamente devastata dalle piogge, le buche sono crateri (il biryani tenta di riproporsi ma lo controllo) e il fango è dappertutto. Colonne di autobus e camion si spostano lentamente in entrambe le direzioni. Ai lati della strada si succedono fabbriche, principalmente di mattoni e materiali ferrosi. Bimbi seminudi giocano su mucchi di terra rossa; altri su cumuli di materiale lercioso. Uomini, donne e bambini lavorano trasportando materiali, usando picconi, martelli, scalpelli. In più il solito contorno di tuk-tuk e risciò. Quando la strada e il fiume si avvicinano, sulla sua sponda vedo interi nuclei familiari con le loro misere capanne e con i loro animali (cani, capre, mucche, scimmie).
Arriviamo a destinazione. La Mary Anderson è un battello varato nel 1933 dagli inglesi (il nome è quello della moglie del governatore del periodo). Quando questi si ritirarono, fu lasciato ai subentranti pakistani, e quindi ai bengalesi. Oggi è perennamente ancorato ed ospita un ristorante/bar. Visitiamo il battello, ci scoliamo una coca e si ritorna in auto. Piuttosto che percorrere la stessa strada disastrata strada dell'andata cambiamo sponda del fiume. Ci fermiamo sul ponte ad osservare il traffico di battelli sotto di noi e l'aria inquinata di Dhaka (vedi foto in apertura e chiusura di post - quella nella foto in chiusura non è la Mary Anderson ma una barca che trasporta al massimo carico possibile la sabbia estratta dal fiume).

Sono le cinque quando rientro in hotel. Un po' di relax e poi l'usuale sfacchinata in palestra, prima della meritata doccia e della cena.

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