mercoledì, agosto 22, 2007

Goodbye Dhaka ?!?

I punti di domanda (intervallati dal punto esclamativo) esprimono perplessità. Dovrei partire domani con il volo delle 21.30 locali, ma la situazione nel paese da un paio di giorni è peggiorata. L'altro ieri ci sono stati, a Dhaka, scontri tra la polizia e gli studenti universitari, che protestano contro il governo provvisorio instaurato dall'esercito dopo la caduta del governo precedente. E, in risposta, il governo dalle 20.00 di stasera ha dichiarato il coprifuoco in tutto il paese, che continuerà fino a ulteriore comunicazione. Ecco così che, domani, io e il finnico verremo portati al military cantonment non dal solito, buon Kamrul ma da una scorta militare (i vantaggi del lavorare per l'esercito...); sempre una scorta militare dovrebbe, nel pomeriggio, accompagnarmi all'aereoporto. Spero che tutto vada per il meglio (ed ecco spiegata l'interpunzione del titolo).

Intanto, oggi ho felicemente concluso la mia parte di corso, riservando gli ultimi dieci minuti ai doverosi ringraziamenti a tutta la classe e in particolar modo agli ufficiali, che a loro volta mi ringraziano con belle parole e mi consegnano un dono: la bellissima tracolla militare che hanno in dotazione e che avevo adocchiato fin dai primi giorni di corso; chissà se hanno notato il mio interesse o se il dono è stato casuale ... la contentezza è comunque tanta.

Ci siamo, il prossimo post dovrei scriverlo dall'Italia, dove al mio arrivo mi aspetterà (vero, mamma???) un desideratissimo piattone di pasta. Goodnight.

martedì, agosto 21, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 30 e 31

OVVERO, la venuta del Finnico

Siamo ormai agli sgoccioli di questa mia interessante esperienza nella terra del Bengala Libero. Ieri è giunto a Dhaka il Finnico, ossia un tecnico dell'azienda che ha fornito all'esercito Bangla i tralicci per le antenne dei ponti radio, a cui passerò il testimone e che terrà 2 giornate di lezione; a seguito un collega condurrà il corso fino alla sua conclusione (che è fissata per il 13 settembre), con esercitazioni e prove tecniche "on the field".
Il finnico, che risponde al nome Markku, è un vero nordico sotto tutti gli aspetti: a cominciare dal nome (nonchè dal cognome che, per motivi di privacy - non si sa mai - non riporto) per passare all'aspetto e quindi all'accento del suo inglese. Tutto sommato è un tipo simpatico e con cui si conversa piuttosto bene (anche se a volte, mentre parla, mi perdo intere frasi): lo introduco un po' nella realtà del paese e della città e ci scambiamo informazioni e curiosità sui nostri rispettivi paesi, sulla nostra vita etc etc... Ha una notevole esperienza lavorativa alle spalle nel campo dell'ingegneria meccanica che lo ha portato nelle più disparate parti del mondo; il Bangladesh però mancava nel suo palmares.

Piuttosto curiosa la conversazione avvenuta oggi tra il finnico e uno degli ufficiali Bangla durante il tea break. Immaginate una persona che viene da uno STATO grande più del doppio del Bangladesh, in cui abitano poco più di 5 milioni di persone e in cui il governo può permettersi il lusso di stanziare sussidi a studenti e disoccupati (essendo poi questi ultimo pressochè inesistenti), che parla del suo paese a un'altra persona che abita in una CITTA' di più di 12 milioni di abitanti, con povertà e miseria che sono dietro ad ogni angolo e poche opportunità di lavoro per i laureati. Io, che nella conversazione rappresentavo l'Italia, mi sentivo un po' collocato nel mezzo tra questi due estremi: uno stato senza nè arte nè parte (V-Day, V-Day).
Intanto oggi ho mangiato l'ultimo Chika Tika Wika del mio soggiorno, ho speso l'ultimo giorno in palestra, e domani condurrò il mio ultimo giorno di lezione (che sia anche l'ultima sudata???).
Buonanotte da Dhaka.
P.S.: l'orario di pubblicazione di tutti i post scritti a Dhaka corrisponde all'ora italiana, perchè nostalgicamente non ho cambiato l'ora del mio portatile. Aggiungete 4 ore ed otterrete l'ora effettiva

domenica, agosto 19, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 29

OVVERO, "It's a rainy day"

free music

Il sottotitolo del post non è legato ad una possibile giornata piovosa qui a Dhaka; anzi, la giornata è splendida. Dopotutto, sebbene si abbiano strascichi fino a metà settembre, la stagione delle piogge è ufficialmente finita e siamo entrati nella stagione pre-invernale; quella invernale inizierà dal 20 dicembre circa. Queste stagioni sono le migliori per godersi le bellezze naturali del Bangladesh: sole, cielo limpido, folate di vento dal nord che rinfrescano, umidità contenuta. Ovviamente, per tutta risposta, tra 3 giorni io torno in Italia....

Il primo giorno dell''ultima settimana di corso trascorre tranquillo, anzi addirittura velocemente. Tanto da non accorgermi di essere arrivato alle 13.30 e dover concludere la lezione stessa.
Dal punto di vista fisico non mi sento particolarmente pimpante, sento i muscoli un po' affaticati, forse a causa degli intensi allenamenti dei giorni precedenti. Quindi alle 18.30 decido di andare in palestra masolo per farmi una "rilassante" corsetta di 45 minuti sui "treadmills" (ahahah...). Parto in scioltezza con i primi 10 minuti di riscaldamento, poi aumento progressivamente la velocità; all'11° minuto arriva in palestra "chanel man" che si piazza sul treadmill di fianco al mio e mi complica la progressione atletica. Trattasi dell'ennesimo soprannome che ho affibiato in questa avventura, ad un corpulento uomo che quando viene a faticare in palestra emana intense e pungenti fragranze di profumo. La mia già compromessa respirazione è ulteriormente minata dalle esalazioni. Ma quando pensavo di abbandonare in anticipo l'aiuto mi viene dai diffusori della palestra: al 16° minuto parte la canzone che ho piazzato in apertura di post, che mi trasmette le energie necessarie per resistere e continuare. Fortunatamente la canzone è anche in versione "extended remix", quindi mi acompagna fino al 26° minuto. A quel punto "chanel man" si è allontanato dal treadmill e il mio corpo è talmente assuefatto alla velocità del rullo (che infatti non oso aumentare nè diminuire fino al 40° minuto) e insensibile al dolore che continuo tranquillamente. Dal 40° al 45° minuto butto il rullo a manetta e dò tutto ciò che rimane nei muscoli. Poi altri 5 minuti di defaticamento, quindi stretching e reintegrazione dei liquidi. La maglietta, come una cartina al tornasole che indica le mie energie residue, nei 50 minuti ha cambiato gradualmente colore passando dal grigio chiaro al grigio scuro. E' ora di tornare in camera per la meritata doccia. O no???

sabato, agosto 18, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 28

Ovvero, Spiderman 3

Questa mattina mi sveglio tardi. Rendendomi conto dell'ora in dieci minuti mi preparo per l'immancabile colazione. Sazio, alle 11.00 torno in stanza per sistemare un po' del casino lasciato ieri.
Alle 15.30 passa a prendermi Aqiq, questa volta non in compagnia dell'"autista innominabile" ma dell'"autista impulsivo" (il soprannome deriva dal suo particolare stile di guida); destinazione: il multisala del Bashundara City Mall; film da vedere: Spiderman 3. La proiezione inizierebbe alle 16.40 ma a Dhaka percorrere i 15/20 km ce ci separano dal centro commerciale può essere dura. Da questo punto di vista all'andata non ci va male: alle 16:00 siamo all'ingresso del cinema.
Durante il tragitto parliamo di cinema (ovviamente) e scopro così che una delle attrici più note e famose in Bangladesh è nientepopodimenoche ... Sofia Loren. Il pomeriggio trascorre (inusualmente) in maniera ordinaria, stuzzicando pop corn, sorseggiando pepsi e godendosi il film. L'unico momento di tensione capita poco prima dell'inizio del film: appena si spengono le luci in sala, sullo schermo viene proiettata una immagine in movimento della bandiera del Bangladesh, e dai diffusori parte quello che realizzo essere l'inno nazionale; arrivo a questa conclusione perchè tutti nella sala si alzano e si portano la mano al cuore. Per 10 secondi il mio cervello cambia continuamente idea sull'alzarsi o meno, lavorando alla frequenza di almeno 1,5 kHz. Decido poi di restare seduto; fortunatamente il tutto non dura più di 30 secondi.

Usciamo che sono ormai le 19.00. Già ripartire dal Bashundara City Mall è un'impresa, dato il considerevole numero di auto che si accalcano all'ingresso e si sovrappongono con l'altrettanto considerevole numero di auto che tenta di uscire dai parcheggi sotterranei. E ritornare all'hotel sarà impresa ancora più ardua. Impiegheremo 1 ora e 20 minuti. Tra l'altro, Aqiq si fa lasciare dopo un quarto di percorso e quindi rimango per il resto del tempo in preda al personalissimo stile di guida dell'"autista impulsivo".
Per farvi un'idea di cosa sia il traffico di Dhaka e di quale sia lo stile dell'autista impulsivo, godetevi la seguente registrazione audio effettuata in presa diretta, dal titolo "47 secondi nel traffico a Dhaka". I colpi di clacson a volume costante sono quelli del nostro "autista impulsivo"









Immaginate di fare 80 minuti di viaggio in queste condizioni. E infatti a metà percorso ho mal di testa e nausea: piego la testa all'indietro e cerco di rilassarmi, e proseguo per il resto del viaggio in una sorta di dormiveglia.

Concludo con qualche altra pillola dal Bangladesh:
  • il governo attuale è un governo provvisorio che deve condurre il paese alle prossime elezioni, dopo che il precedente governo è stato destituito e la maggior parte dei suoi componenti arrestato per corruzione. Questo governo non ha ovviamente progetti a lungo termine, ma è molto operativo nel breve termine. In particolare ha iniziato una battaglia senza esclusione di colpi contro l'abusivismo edilizio. Capita così che, oltre alle numerose piccole case, anche uno dei più importanti palazzi della città di Dhaka, il Rang (sede di numerosi uffici), venga considerato parzialmente abusivo; parzialmente perchè dei 22 piani, solo i primi 6 sono in regola. Ha inizio così, e questo è avvenuto circa 10 giorni fa, l'immediata operazione di smantellamento dei rimanenti 18 piani. Molte delle aziende che avevano nel Rang la propria sede o filiale hanno avuto pochissimo tempo per trovare un'alternativa e svuotare gli uffici. Il 12° piano del Rang ospitava anche la principale centrale telefonica dell'operatore mobile Grameenphone: il suo improvviso smantellamento ha così anche causato problemi per svariati giorni alle comunicazioni mobili;
  • il mistero sulla Toyota Corolla continua: continuo a vedere Corolle di tutte le forme e dimensioni; anche una fantomatica "Corolla II" dalla forma piuttosto antiquata. Per la seconda volta (vedo un'auto assolutamente simile alla mia Corolla (ha solo un fantascientifico alettone posteriore in più), e quando riesco a leggerne il modello scopro che si chiama Toyota Alley (la prima volta si chiamava Toyota Runx). Mah, questo mistero non lo svelerò mai. Magra consolazione, scopro almeno il motivo della diffusione così estesa del marchio Toyota in Bangladesh: sembra essere l'enorme disponibilità di pezzi di ricambio; pezzi di tutti i tipi (fino alla semplice vite) a prezzi bassissimi. Tale disponibilità sembra derivi da un famoso imprenditore di alcuni decenni fa che riuscì a stipulare un favoloso contratto di fornitura di auto Toyota con tutte le forze armate Bangla. Chissà a cosa è dovuta l'enorme diffusione di tuk-tuk (sono di 2 tipi, a ruota piccola (tipo la nostra Ape) e a ruota grande (tipo bicicletta)) e di Maruti-Suzuki 800 (i baby taxi blu e neri, quelli da evitare). Altri misteri che rimarranno insoluti.

venerdì, agosto 17, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 26 e 27

Ovvero, il Biryani.

Con un finale in crescendo (non solo nel sudore), ieri ho concluso anche la quarta settimana di corso. Altri 4 giorni di lezione e poi saluterò questi simpatici militari bengalesi.
Stamattina Aqiq e l'innominabile autista passano a prendermi alle 11 circa (con mezzora di ritardo rispetto alla pianificazione in quanto si sono imbattuti in un acquazzone di proporzioni apocalittiche a pochi chilometri dall'albergo - dove invece splendeva il sole). La prima cosa che chiedo è di andare da Aaron per shopping: è una delle mie ultime occasioni e ci sono delle cose che devo assolutamente comprare. Quando usciamo dal negozio è ormai ora di pranzo, sta diluviando ed Aqiq mi propone di mangiare Bangla. Accetto volentieri. Ci dirigiamo allora in un vicino ristorante per mangiare il vero piatto tipico di Dhaka, chiamato Biryani. Vediamo di cosa si tratta.

Il biryani è un piatto a base di riso (immancabile) e carne, più altri alimenti accessori (uova, patate...). Innanzitutto esistono 4 tipi di biryani, a seconda del tipo di carne utilizzata (pollo o carne di pecora) e a seconda del metodo di preparazione (carne e riso cotti separatamente e poi uniti, oppure cottura simultanea). Il più tipico in quanto a sapore è quello con carne di pecora e cottura simultanea, ed è ovviamente quello che prendiamo. Cuocere simultaneamente riso e tranci di carne di pecora non è assolutamente facile, a causa dei differenti tempi di cottura, ed infatti si utilizzano tecniche particolari per le quali serve tutta l'esperienza del cuoco; le tecniche infatti si tramandano di padre in figlio dai tempi della dominazione moghul, e sono in pochi quelli che possono vantarsi di saper preparare un ottimo biryani. Grazie all'intercessione di Aqiq possiamo dare uno sguardo in cucina. Il biryani viene preparato in pentole modello "cannibali", all'interno delle quali vengono depositati strati successivi di riso e carne. La cottura avviene con fuoco a legna, e il bordo superiore è provvisto di una sorta di strato di non so quale materiale che garantisce la copertura ermetica del coperchio ed evita la fuoriuscita del calore. Il biryani va servito caldo. Quando si preparano le porzioni, si affonda nella pentola in senso longitudinale, così da pescare nei vari strati di riso e carne. A parte, viene servita anche una ruota di carne di manzo fritta. Cosa dire, il biryani ha colto nel segno tanto da farmi chiedere per un piccolo bis. Esco dal locale soddisfatto e sazio.

Ci muoviamo verso sud, fuori da Dhaka, per dirigerci verso le sponde del secondo fiume della zona dopo il Buriganga. Lungo la strada che costeggia il fiume osservo le scene più desolanti che abbia visto dal mio arrivo circa un mese fa. La strada è completamente devastata dalle piogge, le buche sono crateri (il biryani tenta di riproporsi ma lo controllo) e il fango è dappertutto. Colonne di autobus e camion si spostano lentamente in entrambe le direzioni. Ai lati della strada si succedono fabbriche, principalmente di mattoni e materiali ferrosi. Bimbi seminudi giocano su mucchi di terra rossa; altri su cumuli di materiale lercioso. Uomini, donne e bambini lavorano trasportando materiali, usando picconi, martelli, scalpelli. In più il solito contorno di tuk-tuk e risciò. Quando la strada e il fiume si avvicinano, sulla sua sponda vedo interi nuclei familiari con le loro misere capanne e con i loro animali (cani, capre, mucche, scimmie).
Arriviamo a destinazione. La Mary Anderson è un battello varato nel 1933 dagli inglesi (il nome è quello della moglie del governatore del periodo). Quando questi si ritirarono, fu lasciato ai subentranti pakistani, e quindi ai bengalesi. Oggi è perennamente ancorato ed ospita un ristorante/bar. Visitiamo il battello, ci scoliamo una coca e si ritorna in auto. Piuttosto che percorrere la stessa strada disastrata strada dell'andata cambiamo sponda del fiume. Ci fermiamo sul ponte ad osservare il traffico di battelli sotto di noi e l'aria inquinata di Dhaka (vedi foto in apertura e chiusura di post - quella nella foto in chiusura non è la Mary Anderson ma una barca che trasporta al massimo carico possibile la sabbia estratta dal fiume).

Sono le cinque quando rientro in hotel. Un po' di relax e poi l'usuale sfacchinata in palestra, prima della meritata doccia e della cena.

mercoledì, agosto 15, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 24 e 25

OVVERO, un ferragosto diverso

Ed ecco così arrivare il 15 del mese. Un giorno lavorativo come tanti altri qui a Dhaka. Solita colazione, solito appuntamento con Kamrul alle 8.30 nella hall del Radisson. Solito cielo coperto e solita pioggia incostante. Solito tea break con gli ufficiali. Ma è proprio durante il tea break che incorro nella prima novità: dopo aver mangiato un paio di sandwich cerco, sottilmente, di evitare le ormai famigerate mozzarelline di bufalo caramellate e la cosa mi riesce; nessuno degli ufficiali me le offre (MTV India cattura l'attenzione, come spesso succede quando la tv nella saletta funziona) e quindi passo direttamente al favoloso tè.
Anche la lezione scorre via meno sudata del solito, nonostante avessi da tempo individuato la giornata come la più difficile del corso, ed avessi dunque preventivato un maggiore bagno di sudore; più difficile perchè si trattava di insegnare ai nostri a smontare e rimontare completamente il ponte radio. Ed in effetti i problemi si creano: uno dei 2 presunti tecnici civili, nonostante le mie raccomandazioni, con la sua delicatezza riesce a spezzare una delle viti che fissano una delle unità interne; ma mantengo la calma e riesco a togliere il pezzo di vite rimasta nella filettatura. Mi farò portare dal collega che mi sostituirà una vite di riserva e il problema dovrebbe risolversi.
Al mio ritorno al Radisson altre novità: gli addetti alla sicurezza neanche mi vedono, non c'è l'ombra di un portiere all'ingresso ad aprirmi la porta e ad augurarmi buon pomeriggio. Arrivo in camera ma trovo l'addetto alle pulizie al lavoro: salto allora la consueta doccia (ed ecco che l'aver sudato di meno mi ritorna utile) e mi dirigo direttamente al Chit Chat per il consueto pranzo: qui fortunatamente la cordialità degli (ormai) amici camerieri è la solita.
Ora, dovete sapere che il Radisson Hotel a Dhaka è situato all'interno della città militare (military cantonment), e quindi capita a volte che ci sia qualche ospite che porta con se decine di guardie armate della military police, sia all'interno dell'hotel sia tutto intorno al suo perimetro. La prima volta, scendendo alle 8 per fare colazione, all'apertura delle porte dell'ascensore mi sono ritrovato una di queste guardie davanti con il mitra spianato ... immaginate lo spavento. Ho pensato a un attentato, a un cameriere kamikaze che si fosse fatto esplodere nel ristorante, a un attacco batteriologico e altre calamità umane. Mi hanno poi spiegato il motivo e quindi la cosa non mi arreca più spavento. Fortunatamente, oltre a riempirsi di militari, l'albergo a volte si riempie di hostess della Fly Emirates o della Qatar Airlines, che allietano la vista con la loro bellezza e le loro particolari divise.
Stasera, dopo aver saltato la giornata di ieri (in quanto mi sono addormentato alle 17.30 per risvegliarmi dopo le 20) mi sono smazzato 60 minuti di corsa nella palestra dell'hotel, ed ho così compensato anche la scarsa sudata patita in mattinata (la rima è voluta eh....). A proposito di palestra, erano circa 20 giorni che mi chiedevo se anche in lingua inglese si usasse il termine "tapis roulant"; la risposta mi è giunta, inaspettata, ieri guardando in tv il geniale video degli Ok Go. Il cantante è il mio mito, sto seriamente pensando di imitare il suo look.....

lunedì, agosto 13, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 21, 22 e 23

OVVERO, Ame: "We're breaking all safety rules here"

Altri 3 giorni di questa mia lunga trasferta in Bangladesh sono passati. Ho ricevuto lamentele per non aver pubblicato le mie cronache giornalmente; non sapevo di avere (sebbene tra la cerchia di amici) tali assidui lettori. Maledetti ... firmatemi almeno la GuestMap!

Il sabato è trascorso tranquillamente tra nuotate in piscina (è la prima volta che utilizzo la piscina del Radisson), films, pennichelle, un po' di lavoro, una sana sessione in palestra e una cena thai allo Spice & Rice.

La domenica, primo giorno lavorativo della settimana, è trascorso anch'esso tranquillamente sia dal punto di vista professionale sia per il resto; il money transfer dall'Italia si è concluso felicemente, e la cosa mi ha in un certo senso risollevato da una certa preoccupazione (come dissi ad Aqiq, rischiavo di trattenermi al Radisson oltre il 23 Agosto a lavare piatti).

Oggi, la giornata lavorativa è stata tra le più massacranti dall'inizio di questa avventura. Giornata piovosa (dopotutto la stagione delle piogge finisce a metà Settembre) e, al solito, umidità ai massimi livelli. L'aula è una fornace. Tutto scorre liscio fino al tea break, ma al ritorno in aula la lezione mi viene falcidiata dai continui problemi di sovravoltaggio e sottovoltaggio dell'elettricità, che causa continui restart sugli apparati che utilizzo. Forse la più brutta lezione dall'inizio del corso, a causa anche dell'argomento noioso. D'accordo con il capo corso finiamo la lezione verso le 12:45; per fare un test di connessione multiplo che io avevo già assicurato come perfettamente funzionante (malfidati questi militari ... da questo punto di vista ogni mondo è paese).
Mi vengono portati nella minuscola aula, in cui già sono presenti 2 ponti radio e 2 centrali digitali, altri 2 ponti radio e un ulteriore centrale digitale; cerco di eseguire tutti i collegamenti tra fili penzolanti, matasse di cavi che giacciono a terra e militari che stanno in mezzo alle balle, osservano e chiedono. Non riesco a tenere sotto controllo tutte le persone che cercano di collegare gli apparati alla rete elettrica, che non risulta essere assolutamente in grado di reggerli contemporaneamente. Provano tutte le possibili prese e realizzano varie catene di ciabatte, mentre, appena fuori l'aula, un generatore al kerosene rulla a tutta callara. I ponti radio si riavviano continuamente e, nei periodi in cui rimangono operativi, masse di soldati vi smanettano nonostante le mie raccomandazioni sul porre attenzione principalmente alla potenza in trasmissione. E' a questo punto che, rivolgendomi ad Aqiq che osserva dalla porta, pronuncio con rassegnazione la frase riportata in rosso in apertura di post.
Prima di arrendermi definitivamente faccio un ultimo tentativo e riesco ad allontanare la marma. Noto che il mio ventilatore (nel senso, quello formato aereoplano che è posizionato dietro la mia schiena mentre faccio lezione), è ancora acceso. Con notevole senso del dovere, visto il già avanzato stato di sudorazione, lo spengo e propongo di utilizzare la presa che si è così liberata. Riusciamo finalmente a tenere accesi contemporaneamente tutti gli apparati; nel frattempo siamo arrivati alle 13:45 e il grosso dei soldati finalmente se ne va. Proseguo con la configurazione e mostro che tutto funziona correttamente come da me affermato. L'ufficiale rimasto lo comunica via telefono al colonnello. Da questo punto di vista l'operazione è stata un successo. Torno in albergo con evidenti chiazze di sudore sulla camicia. Piove e spero che le persone che incrocio pensino che io abbia semplicemente camminato sotto la pioggia.

venerdì, agosto 10, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 21

OVVERO, caldo torrido

Alle 9.30 di mattina Nutu passa a prendermi in hotel, in compagnia dei suoi figlioli; il maggiore, di 14 anni, calmo, educato e studioso (pensate che mentre viaggiamo in auto legge un testo scolastico di fisica) e il minore, di 7 anni, vispo, chiacchierone, orecchie lievemente pronunciate e peluria evidente. Entrambi già se la cavano con l'inglese perchè frequentano delle english schools. Partiamo alla volta di Savar, una trentina di km a nord di Dhaka, destinazione il National Martyrs' Memorial, il più importante monumento nazionale, in memoria dei caduti nella guerra di liberazione attraverso la quale, nel 1971, il Bangladesh ha ottenuto l'indipendenza dal Pakistan.
In auto il piccolino mangia patatine piccanti (!) e beve limonata; ce ne è anche per me ma preferisco aspettare ore più centrali.
Al nostro arrivo due bimbe cercano e riescono ad appiopparmi due braccialetti di fiori; sgancio 5 taka. La zona è molto vasta e molto verde, con giardini ben sistemati, fontane e laghetti , e al centro svetta il monumento (vedi foto in apertura di post). Bastano 5 minuti di cammino e già sento il sudore imperlarmi la fronte e bagnarmi la camicia. La giornata da questo punto di vista sarà durissima. Alla sinistra del piramidone curvo c'è una zona con numerosi alberi piantati e una targhetta sotto ciascuno di essi. L'usanza è che i grandi rappresentanti internazionali piantino simbolicamente un albero in occasione della loro visita al paese; vedo così l'albero piantato dalla regina Elisabetta II, quello piantato da Arafat, e tante altre personalità mondiali. Mi metto alla ricerca e trovo anche la personalità italiana; il Mortadella che ha piantato un albero di Gustava Gracilima...











Ci rimettiamo in auto e ripartiamo alla volta di Dhaka, facendo una sosta intermedia in una sorta di quartiere universitario immerso nel verde. Nel frattempo sgranocchio patatine piccanti (mooolto piccanti) e bevo limonata. Portiamo Nutu e la prole a casa, e io e l'autista (non ricorderò mai il nome ma è un tipo simpaticissimo e bassissimo) proseguiamo in direzione del Radisson. Non prima di fare una sosta nella zona del Parlamento per scattare qualche foto alla maestosa costruzione (risale al periodo pakistano) e fare una passeggiata al vicino Mausoleo dedicato a Ziaur Rahman (vedi foto in chiusura di post), il secondo presidente della breve storia della Repubblica del Bangladesh e uno degli uomini più importanti e celebrati del paese. Infine ci fermiamo in un vicino megastore e compro due DVD (ovviamente in versione 'ncuppariella, ma si vedono e si sentono bene) di film recentissimi; spesa totale: 180 taka (circa 2 euri). Un altro dvd lo regalo all'innominabile autista.

giovedì, agosto 09, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 19 e 20

OVVERO, la terza settimana è andata.

Altri 2 giorni di intenso lavoro, tanto che oggi alle 17 crollo sul letto ancor prima di poter puntare la necessaria sveglia. Risultato: mi sveglio alle 20; perfetto, niente palestra per oggi.

Ieri, dopo il normale orario di lezione, faccio la conoscenza del super mega master chief della azienda di riferimento qui a Dhaka: un tipo basso e tondo, barba folta, crochet (il classico cappello musulmano) in testa e cravatta. Parliamo un po', poi mi riaccompagna in hotel facendomi fare un tour all'interno della città militare: partendo dal Signal Department (dove tengo le mie lezioni), il reparto dell'esercito che si occupa delle telecomunicazioni militari in tutto il paese, mi fa vedere la moschea riservata ai militari del dipartimento (la chiama Signal Mosque), gli alloggi dei soldati semplici e quelli degli ufficiali (a loro volta suddivisi in alloggi per sposati e alloggi per single), le sedi centrali dell'Esercito e dell'Aereonautica, il Ministero della Difesa, il palazzo dei servizi segreti, l'ospedale militare, le scuole per i figli dei militari. Tutto il quartiere ha un bell'aspetto: giardini curati, strade in buone condizioni, poco traffico, e concludo che far parte delle forze armate in questo paese e in questo momento storico è quanto di meglio si possa avere. In auto parliamo di lavoro, e mi chiede molte informazioni sulla mia azienda; devo risultargli simpatico e dire cose che condivide perchè quando mi lascia all'hotel mi dice che mi farà venire a prendere una di queste sere per una cena insieme. Ci siamo, stavolta ci rimetto qualcosa, o il culo, o il posto di lavoro!!!

Oggi invece, a 4o minuti dalla fine dell'odierna lezione, il capo corso (il suo grado è Maggiore) mi chiede di dare un occhiata a degli apparati di una vecchia fornitura. Lo seguo, lasciando con chiara preoccupazione il resto della classe a smontare e rimontare l'apparato oggetto di questa settimana di corso, e mi porta nella stanza di quello che penso sia il comandante del Signal Department (al nostro passaggio tutti si mettono sull'attenti e salutano militarmente). Conversano in lingua Bangla per buoni 20 minuti, ogni tanto il comandante mi rivolge la parola in inglese, e mi tocca prendere il secondo tè del giorno, accompagnato da dei biscotti che sembravano quelli della mia bisnonna (nel senso che sembravano avere 50 anni). Ora questa (biscotti a parte) vi potrà sembrare una cattiva notizia ma non è così: al contrario delle mozzarelline di bufalo caramellate (che anche oggi non mancano), il tè del Signal Department è tra i più buoni che io abbia mai avuto modo di bere. Ha un sapore veramente strong, e lo servono con latte. Mi dicono che viene preparato gettando direttamente nel pentolone di acqua la miscela di tè e il latte nella fase di bollitura. Quindi il tutto viene filtrato. Al mio ritorno trovo l'apparato montato, ma Aqiq, anch'egli preoccupato, mi chiede di provarlo; ovviamente l'apparato non funzionava (o almeno, non completamente) e mi servono circa 20 minuti per revisionarlo e trovare il cavo che era stato collegato non correttamente. Pensavo peggio, comunque.

Nel pomeriggio Aqiq mi accompagna in una banca perchè devo organizzare un money transfer dall'Italia, e nello stesso palazzo c'è la sede della Nestlè Bangladesh, dove lavora la sorella più piccola di Aqiq. Andiamo a trovare la graziosa sorella di Aqiq, e mi viene offerta un ennesima bevanda in tazza; questa volta si tratta, ovviamente e purtroppo, di una sorta di cappuccino solubile targato Nestlè. La cosa più curiosa che noto nel palazzo riguarda gli ascensori: ce ne sono 2, ma uno serve i piani pari del palazzo e l'altro i piani dispari. Ogni ascensore è dotato di un ventilatore (acceso a velocità massima) artigianalmente attaccato in un angolo e di un "operatore". Questo paese è talmente povero che c'è chi di lavoro fa l'operatore di ascensore; tutto il giorno dentro una cabina di 2 metri per 2 a spingere bottoni e trasportare persone, il tutto per non più di qualche spicciolo di Taka.

P.S. quello che vedete nella foto qui sotto sta proprio scotennando un pollo. Ovviamente lo scatto è stato casuale e me ne sono accorto solo in seguito.

martedì, agosto 07, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 17 e 18

OVVERO, Monkey Man: "45 minutes ... and then break!!!"

Altri 2 giorni piuttosto standard sono trascorsi in quel di Dhaka; il corso è ormai entrato da un paio di giorni nella sua parte più corposa ed impegnativa. E purtroppo si sta verificando ciò che pensavo potesse succedere: la classe si sta un po' spezzando in due. Se da una parte i 9 ufficiali riescono a seguirmi, anzi, continuano a chiedermi informazioni su come realizzare configurazioni piuttosto avanzate, il resto della classe (25 tra sottufficiali e soldati semplici + 2 tecnici civili) mostra evidenti difficoltà; nel loro caso, oltre alla chiara complessità degli argomenti trattati, c'è da aggiungere la difficoltà nell'utilizzo di base di un pc e la barriera linguistica.
Eloquente è stata la scena di questa mattina: mentre preparavo il necessario per iniziare la giornata di corso, mi si avvicina il più temuto della classe, un sottufficiale al quale io e Paolo, a suo tempo, abbiamo beffardamente affibiato il soprannome di Monkey Man. Il soprannome proviene dalla particolare cadenza e pronuncia (decisamente scimmiesche) del suo inglese; temuto perchè ogni volta che mi rivolge la parola mi chiede qualcosa che non sono assolutamente in grado di capire, e quindi, dopo una manciata di tentativi ("sorry???" ... "could you repeat please???", e così via) gli sparo una risposta a caso e cerco di lasciar cadere lì la cosa. Monkey Man mi avvicina, e dopo il solito teatrino capisco quello che cerca di dirmi, enfatizzato dalla sua gestualità: "45 minutes .... and then break!!!" Povero Monkey Man.

Per il resto i pomeriggi trascorrono alla solita maniera. Generalmente ritorno in albergo più tardi delle prime 2 settimane perchè mi trattengo di più in aula; oggi ad esempio, ho pranzato con una "Olive focaccia" alle 16, dopo la consueta irrinunciabile doccia. La pennichella pomeridiana e qualche altra attività mi portano direttamente alle 19.00, ora consueta di inizio della mia sessione quotidiana di palestra. Un po' di sana attività fisica e quattro chiacchiere con gli abituali frequentatori, tra i quali un simpatico ragazzo dai lineamenti orientali ma dal fisico svedese.

E infatti lavora per la Ericsson, e scopre così che anche io vi ho lavorato per un anno e mezzo. Mi chiede come mai ho cambiato e non perdo l'occasione per descrivergli un deprimente e deludente scenario. Concludo sottolineando che, nonostante le delusioni professionali, dal punto di vista personale è stato un periodo da ricordare. Mi dice che in Ericsson Bangladesh ci sono decine e decine di opportunità (lo avevo già notato sul Daily Star con una lista di posizioni aperte che occupava mezza pagina di giornale) e mi suggerisce scherzosamente di fare qualche apply. Effettivamente qui in Bangladesh quello della telefonia mobile è un mercato in forte crescita. Ma di questo parlerò in un prossimo post.
Concludo non con una foto (non che abbia finito gli scatti memorabili, anzi...) ma con il link a un documento filmato che rimarrà nella storia alla stregua dei filmati dell'Istituto Luce. Non aggiungo ulteriori commenti. Just click.

domenica, agosto 05, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 15 e 16

OVVERO, Here Comes The Flood

free music

Non mi sto riferendo alla bellissima canzone di Peter Gabriel, sebbene ricordandola abbia voluto inserirla (nella versione "quiet" del 1990) per consentirne l'ascolto (che consiglio vivamente), ma alla situazione che sta vivendo Dhaka in questo periodo. Il Daily Star di oggi titola:
"Flood approaches Dhaka"
"Rivers around the city swell further"
La piena sta arrivando dal nord su tutti i fiumi che circondano Dhaka. Il Buriganga (il fiume principale che attraversa la città) è ancora 32 cm sotto il livello di allerta ma tutti gli altri fiumi intorno alla città hanno già abbondantemente superato questo limite. E l'acqua che ha già allagato i poverissimi villaggi del nord del paese allaga ora i poveri agglomerati intorno la capitale. I soli mezzi di trasporto utilizzabili sono le imbarcazioni, mentre aumentano i casi di diarrea e colera; le strutture ospedaliere si trovano a dover curare molte più persone di quanta sia la loro capacità ricettiva.
Dopotutto il Bangladesh è una terra dilaniata dagli innumerevoli corsi d'acqua che scorrono al suo interno (date un occhiata dall'alto con Google Earth); e non parliamo di ruscelli, ma di immensi fiumi come il Brahmaputra e il Gange, che poi tra l'altro si uniscono (questo avviene a sud-est di Dhaka) prima di gettare la loro immensa portata in mare in quelle che vengono chiamate le Bocche del Gange. Due cose da dire su questo scenario, apprese grazie alla mia permanenza qui:
  • nella zona in cui questi 2 grandi fiumi confluiscono si crea nell'acqua un vorticoso spettacolo di colori, dovuti all'unione di acque da un lato limpide e dall'altro limacciose;
  • la convivenza con le piene ormai per la gente, soprattutto dei villaggi a ridosso dei grandi fiumi, è una questione di sopravvivenza. Ecco che allora, ad esempio, le case dei villaggi sono principalmente costituite di bambù e lamiera, e si possono facilmente spostare e ricostruire da un'altra parte. Sembra che la tecnica sia avere la casa su una sponda del fiume; se la piena rompe l'argine sulla stessa sponda l'altra sponda risulta essere sicura; ecco che allora i poveri abitanti smontano la propria casa, guadano il fiume e la rimontano sull'altra sponda.
E' una situazione che potrebbe sembrare strana da comprendere, ma quegli stessi fiumi e quelle stesse inondazioni che sembrano la maledizione di questo popolo sono in realtà anche la loro salvezza. Come mi disse Aqiq in occasione della nostra gita in barca di 9 giorni fa, "The river gives, the river takes" ... "Il fiume da, il fiume prende". Ecco che allora le grandi piene aumentano la quantità del pescato; inondano i campi dove, una volta che le acque si saranno ritirate, si faranno dei rigogliosi raccolti; consentono di estrarre la sabbia dal fondo del fiume che verrà utilizzata per bonificare le paludi e costruirvi. Arrivati a questo punto mi sembra d'obbligo concludere con una foto inerente l'argomento. Quelo che vedete inondato, in altre stagioni, è usato come campo di calcio. Ora viene utilizzato dai bambini come piscina. Quella strana costruzione che vedete dietro la porta è un monumento funerario. Un defunto è stato cremato in quel posto e, dopo aver sparso le sue ceneri al vento, viene eretto questo particolare edificio. Più l'edificio è alto (notate ad esempio quello che si vede sullo sfondo), più la persona deceduta è importante e di alto rango.

venerdì, agosto 03, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorno 14

OVVERO, gita a Panam City

Il buon Aqiq passa a prendermi al Radisson verso le 10:45; approfittando della bella giornata (ebbene si, il sole!), usciamo da Dhaka in direzione sud-est per dirigerci verso un villaggio nelle immediate vicinanze della capitale, sede anche di un sito archeologico risalente al secolo 14, durante la dominazione Moghul. Durante il tragitto Aqiq si ferma in uno dei numerosi mercati ittico-orto-frutticoli nei dintorni di Dhaka e compra una scorta di frutti locali: sarà il nostro pranzo.
Arriviamo al villaggio attraverso strade prima dissestate poi strette e circondate di specchi d'acqua. Una zona è interamente dedicata ai visitatori (ce ne sono molti che vengono dalla capitale), e contiene una fedele ricostruzione dei villaggi più remoti del paese, una piccola moschea e un piccolo museo, più un assortimento di negozi di artigianato che vendono bellissimi manufatti a prezzi bassissimi (e anche oggi, alla fine, spenderò i miei 160 taka in souvenir). Iniziamo la nostra passeggiata tra vegetazione lussureggiante, ponti di legno e bambu e specchi d'acqua, mentre Aqiq mi spiega ogni minimo particolare e dettaglio che ci circonda. Il sole valorizza i colori e scatto delle belle foto.
Ci fermiamo ad ascoltare una sorta di menestrello (BAUL è il nome locale) che canta e suona uno strumento a tre corde (DOTARA). Lo registro furtivamente con il telefonino. Ascoltatelo e vi sembrerà di sentire Giovanni (di Aldo, Giovanni e Giacomo) nella sua imitazione del sardo Nico. Noto che il Baul ha anche una certa somiglianza con Nico e mi scappa un sorriso.








Più avanti ci fermiamo ad osservare due tessitori (TATI), uno dei due è un bambino, che preparano uno dei bellissimi tessuti locali. Scopro che generalmente su un tessuto non lavorano più di 2-3 persone e per completarlo impiegano circa 15 giorni.

Il sole brucia e a metà del nostro tragitto ci fermiamo e compriamo due noci di cocco (il loro nome in lingua locale è DAAB): prima ne beviamo il latte interno (PANI) per mezzo di un foro direttamente nella parte superiore del frutto (più igienico che usare il bicchiere che mi veniva offerto dal venditore), poi ne mangiamo la polpa (LEOA); questa è più sottile e morbida di quella che usualmente mangio in Italia, e molto gustosa.
Fin dal nostro ingresso una graziosa bambina ci affianca e ci accompagnerà per tutto il tragitto, col suo vestitino verde e i piedini scalzi. Approfitta dei momenti di distrazione di Aqiq per chiedermi qualche taka. Alla fine le darò qualche spicciolo e metà polpa di cocco: sembra più contenta del cocco che non delle monete.
Ci dirigiamo verso l'uscita, e prendiamo un risciò per muoverci in direzione della vera Panam City (il sito archeologico). Il pover'uomo pedala faticosamente trasportando Aqiq ma soprattutto i miei 90 chili, ma non si ferma mai, nonostante ponti, buche, autobus e tuk-tuk, strade allagate. Facciamo un giro all'interno delle vie di Panam City (vedasi la foto che chiude il post, scattata direttamente dal risciò), tra vecchi edifici che si cerca di conservare nonostante le inondazioni e case abitate da gente veramente povera. Molte delle donne sono totalmente coperte dai loro veli (anche gli occhi), i bambini si divertono dentro gli innumerevoli specchi d'acqua (PUKUR è il loro nome) e gli uomini sono o affaccendati in qualche attività, o passeggiano o semplicemente siedono come ad aspettare qualcosa o qualcuno. Mi sovviene una affermazione del buon Munna di qualche giorno fa:
"Bangla people wait. They don't know what they are waiting for but they wait"
Molte delle costruzioni più vecchie non si possono visitare a causa delle inondazioni, e quindi il risciò ci riporta al punto di partenza, non prima di avere un incidente di percorso con una capra, in particolare con il filo che la tiene legata all'albero.

E' il momento di mangiare i frutti locali: mangio per prima degli spicchi di PEARA, una sorta di mela dalla scorza parecchio dura e con molti semini all'interno, che va generalmente mangiata con un po' di sale che ne esalta il gusto; poi è il momento del GAAB, un frutto dalla buccia rossa e dalla consistenza completamente differente rispetto al precedente: la polpa sembra quella di una banana. Quindi è il turno del JAMBURA, una sorta di pompelmo grande come un supertele sgonfio. Sebbene la consistenza degli spicchi e della polpa interna (l'unica che si mangia) sia di gran lunga superiore, il sapore è proprio simile a quello di un pompelmo.

Concludo in bellezza con il frutto nazionale. Il suo nome in lingua bengali è KATTAL, e lo vedete trasportato nella foto di fianco, ritaglio di uno scatto fatto a Sadarghat. E' una sorta di palla che può pesare fino a 40 chili dalla scorza durissima. La sorpresa è che, una volta aperta, la palla contiene una miriade di boccioli (che sono i soli frutti da mangiare) di color crema nascosti tra una selva di filamenti appiccicosi anche essi color crema. Per evitare di rimanere con le mani appiccicose, chi si occupa di aprire il frutto si spalma le mani con olio di cocco. Semplicemente fantastico.

Finito il pranzo, ripartiamo alla volta di Dhaka e del Radisson, e un felice sentimento di sazietà mi spinge verso la sonnolenza, mentre tutto intorno a noi c'è la solita confusione delle strade di Dhaka e dintorni. Ringrazio sinceramente Aqiq per la bella giornata e mi rifugio in camera per una sentitissima doccia.

E' stata una giornata veramente entusiasmante e interessante, e spero di aver ricordato tutte le cose essenziali che ho visto, sentito, conosciuto, gustato. Ma sono sicuro, anzi già mi sovviene cosa, di aver dimenticato qualcosa. Poco male, ne parlerò nei prossimi giorni.

giovedì, agosto 02, 2007

Cronache dal Bangladesh - giorni 12 e 13

OVVERO, Chikka Tikka Wikka

Un'altra settimana lavorativa è finita qui a Dhaka, tra tempo variabile e umidità che persiste sui livelli massimi. Le mie giornate, dopo gli eccessi dei primi 10 giorni, hanno assunto un andamento più calmo e regolare: lavoro fino alle 14, prima doccia e pranzo veloce al Chit Chat, pennichella pomeridiana, lavoro al pc, 2 ore di palestra, seconda doccia e cena (che spesso si risolve in un tè direttamente in camera), relax fino a notte inoltrata.

Il pranzo al Chit Chat è generalmente costituito da un semplice panino con contorno di patatine fritte e verdure fresche, una coca e un single espresso (ma l'unico vero espresso che ho finora bevuto è quello dello Spice & Rice). A volte, se ho più fame del solito (come oggi), prendo un American Beef Burger o ancora meglio il mio piatto preferito, il Chicken Tikka Wrap (da me ribattezzato Chikka Tikka Wikka): due rotoli ripieni di carne di pollo, verdure e spezie varie, patatine fritte, un bicchierino con pezzetti di pomodoro e cipolla, e una meravigliosa salsa verde-slime dal nome Mint Raita. Talmente buona che ho chiesto la ricetta al cameriere, con il malcelato intento di poterla rifare una volta tornato a casa: si tratta di menta, una spezia che non ho mai sentito e che quindi dovrebbe essere tipica del luogo (ma magari basilico o prezzemolo vanno bene...), yogurt e peperoncino. La sua bontà penso sia data principalmente dalla sua cremosità e dal contrasto tra l'effetto fresh della menta e quello hot del peperoncino.

Per quanto riguarda l'acqua da bere, già prima di arrivare mi era stato detto di assicurarmi che la bottiglia fosse sigillata e fosse di una qualche marca nota; generalmente potete trovare la Evian o la Perrier (gassatissima). Ho per questo sempre accuratamente evitato di bere l'acqua che mi viene offerta durante il tea break. Una ottima scelta, come consigliatomi anche dal buon Aqiq, è l'acqua MUM, locale ma che sembra provenire da sorgenti di alta montagna non contaminate. Al ristorante koreano ho bevuto l'acqua SAMURAI (nella foto in primo piano sulla destra), e mi sono spaventato nel leggere sull'etichetta come il nome derivi da un metodo brevettato che utilizza filtri con miliardi di milardi di buchi di spessore infinitesimale in grado di trattenere ogni sorta di impurità come piombo, arsenico e quant'altro. E se uno tra i miliardi di buchi si fosse leggermente ingrandito??? Mah, fino ad ora nessuna conseguenza.
La lattina di Heineken che vedete nella foto è un'altra rarità: difficile da trovare nei locali (generalmente ti dicono che non ce l'hanno, ma se insisti e sei simpatico al cameriere magicamente esce fuori) e venduta a costi esorbitanti (dai 5 ai 7 euri). Si trovano solo due marche, Heineken e Foster's.

La bontà del Chikka Tikka Wikka con la sua Mint Raita non si discute, ma ho notato diverse detonazioni interne durante i 45 minuti di corsa odierna che mi hanno impedito di esercitarmi al meglio. Temevo di iniziare ad espellere la salsa verde dai pori epidermici ed ho quindi diminuito la velocità del nastro. Non si sa mai.

La foto finale è uno scatto di una via di Dhaka preso dall'auto in corsa nei giorni scorsi: notate (anche se ci vorrebbe la foto a piena risoluzione) che l'auto amaranto sullo sfondo è una Toyota Corolla, e che anche l'altra auto è marca Toyota. Diciamo che viaggiando per Dhaka ho capito perchè la Toyota ha superato la General Motors ed è l'auto più venduta al mondo.